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Alla ricerca del tatuato perfetto

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A volte la mente gioca brutti scherzi. E anche l’algoritmo fa il suo. Una vecchia pubblicità circolava ormai 10 anni fa, nella ruggente estate del 2012. Arrigo Sacchi, all’interno di un laboratorio, provava a creare il calciatore perfetto per promuovere quella che era l’offerta calcistica dell’allora Mediaset Premium. Un centrocampista formato dal talento dei tre migliori centrocampisti della Serie A dell’epoca. Uno spot secolare, qualcosa che divenne virale e che diede una certa notorietà al brand.

Chi legge si chiederà: che senso ha questo preambolo? Ebbene, un lavoro simile si potrebbe fare anche per quanto riguarda il mondo della pallacanestro ma, più nello specifico, per quanto riguarda l’NBA. Se interessasse il talento. Le intenzioni qui sono però tutt’altre. Perché nel mondo americano si parla di swag, di ostentazione, dell’arte dell’apparire che talvolta si trasforma in arte visiva vera e propria. Specie se si parla del contenitore che accoglie tutti e tre gli elementi sopracitati: i tatuaggi. In questo articolo proveremo a creare il cestista perfetto, ma solo per quanto riguarda la parte estetica e “artistica”, la body art nel vero e proprio senso della parola. Sarà all’altezza delle aspettative?

 

VISO

Swag: 3/5
Family friendly: 3/5
Inerente alla pallacanestro: 0/5

Il primo grande step è ciò che più viene messo giornalmente in risalto. La prima cosa che vediamo allo specchio e la prima cosa che notiamo in un’altra persona. Un volto tatuato è ormai qualcosa di totalmente sdoganato dalla pubblica opinione, e può essere anche riconosciuto come trend crescente tra giovani e meno giovani. Quei tatuaggi mettono in risalto una storia passata, un amore recente o semplicemente possono rappresentare un ulteriore “timbro” nel passaporto da tatuato. E quando si parla di Willie Cauley-Stein, gli elementi li troviamo proprio tutti.

Il lungo ora ai Dallas Mavericks nasconde tre P sotto la tempia sinistra con la fascetta. Ma porta orgogliosamente due lacrime sotto l’occhio sinistro (che spesso significano l’aver compiuto un omicidio, ma non è questo il caso chiaramente), due X all’altezza del sopracciglio e delle scritte abbastanza incomprensibili all’altezza dello zigomo. Ogni tatuaggio potrebbe contenere una storia, tale da creare una narrativa fatta di intrecci vari, di campi e controcampi e, magari, di lieti o meno lieti finali. Oppure semplicemente potrebbero essere stati figli del mood del momento. Si sa poco di WCS, ma si sa ancora meno dei suoi tatuaggi. Rimarranno un mistero su cui noi, tutti testimoni, potremmo tessere una trama.

 

PETTO

Swag: 1/5
Family friendly: 3/5
Inerente alla pallacanestro: 5/5

Poco sotto il viso troviamo un altro punto nevralgico su cui decidere di fare un bel tatuaggio. Sul petto sono infatti molto spesso ritratte immagini o simboli che stanno astrattamente vicini al cuore. Qualcosa a cui la persona tiene così tanto da tenerla stretta a sé, sott’occhio ogni giorno dal momento in cui è apposto l’inchiostro. Qualcosa di simili è accaduto a LaMelo Ball, che aveva sempre indossato la maglia numero 1 ed era talmente attaccato a questo numero da volerselo marchiare a fuoco nei secoli dei secoli. Se volessimo interpretare questo bellissimo pezzo d’arte, potremmo dargli due significati: la scelta di volersi tatuare qualcosa a cui il più giovane dei fratelli Ball è affezionato, o anche il voler ostentare la propria manifesta superiorità nei confronti degli altri. Essere il vero e unico numero uno, per intenderci.

È ironico pensare che il ragazzo, draftato due anni fa dai Charlotte Hornets, indossi attualmente la maglia #2. Purtroppo il tatuaggio non fece cambiare idea ai Malik Monk, allora proprietario del numero. Tuttavia, nonostante la partenza del compagno e la possibilità di ottenere il tanto ambito numero, il 2 è rimasto nelle spalle di LaMelo. Perché, alla fine, numeri uno si nasce.

 

BRACCIA

Swag: 5/5
Family friendly: 2/5
Inerente alla pallacanestro: 3/5

Scenes from NBA media days

Visto l’argomento, non possiamo non inserire il G.O.A.T. dei tatuaggi nella NBA passata, presente e futura. Chris Birdman” Andersen è il chiaro esempio di tela umana. Un uomo che potrebbe raccontare tanto della sua lunga carriera in NBA, ma di più di ciò che ha impresso sulla pelle. La sua apertura alare, unita a uno stile tutto particolare, è certamente qualcosa di iconico e per certi versi unico al mondo.

Tuttavia risulta impossibile analizzare l’evoluzione dei suoi tatuaggi nel tempo ed è difficile distinguere i singoli disegni nell’immenso mare di inchiostro del lungo barbuto. In questa foto dell’epoca, si riconoscono dei dadi, una corona sul braccio sinistro, delle scritte che ricalcano i manifesti della band rock a cavallo dagli 70 e 80, e due ali sul tricipite. E quelle ali sono la ragione principale per cui è giusto selezionare le sue braccia e non quelle degli altri colleghi. Perché ti chiamano “Birdman” e non si sa se sia nato prima il soprannome o quei tatuaggi che ti identificano come uomo-uccello. Probabilmente un incontro di questo tipo è stato frutto del destino, era già tutto scritto e l’inchiostro è stato solo il filo di Arianna che ha unito le due cose.
Andersen risulterebbe presente in qualsiasi di queste categorie, lui che potrebbe tranquillamente essere definito il tatuato perfetto.

 

SCHIENA

Swag: 1/5
Family friendly: 4/5
Inerente alla pallacanestro: 1/5

Partiamo dall’assunto che i tatuaggi sono arte. E chi li pratica non fa che dipingere su un individuo un’opera prima, con la grande difficoltà di non poter recuperare o cancellare qualche errore o macchia durante il lavoro. Se prendessimo in considerazione il corpo umano, non ci sono dubbi nel definire la schiena come la parte che più si avvicina ad una tela. Su di essa potremmo potenzialmente ritrarre le migliori opere d’arte della storia, cercare di crearne di nuove o semplicemente potremmo dividere in zone di interesse e farne una sorta di “museo mobile”. Tutto è possibile con una schiena.

Ora prendiamo in considerazione Marquis Daniels, ex giocatore di Dallas, Indiana, Boston e Milwaukee. Hai tante possibilità e decidi di tatuarti lo stato della Florida, luogo dove sei nato e cresciuto. Perché? Va bene, questione di appartenenza, di orgoglio… ma perché tatuarsi una gigantesca cartografia della Florida sulla schiena? Le ricerche svolte a riguardo non hanno portato i risultati sperati e il mistero rimane fitto. Perché segnare nella mappa solo Tallahassee e Jacksonville (no, non è nato in nessuna delle due)? Perché esiste una canzone della band “The Sports Band of Indianapolis, Indiana” che si chiama “Marquis Daniels ha una mappa della Florida sulla schiena” ed è acquistabile su Amazon ma non è presente su Spotify?

L’uomo è un essere imperfetto. E anche nella ricerca della perfezione è giusto aggiungere del mistero, che riporta tutti con i piedi per terra. E inoltre la geografia è una materia importantissima.

 

GAMBE

Swag: 4/5
Family friendly: 5/5
Inerente alla pallacanestro: 6/5

(inkednba – facebook)

Scendendo sempre più giù troviamo l’ultima area tatuabile, forse una delle più popolari generalmente. Nello sport si tende spesso a coprire le gambe con calzettoni, scaldamuscoli e quant’altro. Eppure, sotto tanto tessuto, a volte si può scoprire un pianeta intero di disegni e colori. Nel caso di Cameron Payne, il pianeta è quello incredibile dei Looney Tunes e il soggetto è parte del cast di Space Jam. Forse la scelta di cuore più emozionante che una persona potrebbe mai fare nella sua vita.

Payne, nato due anni prima dell’uscita del film d’animazione del 1996, porta sulle sue gambe uno dei simboli degli anni ’90 e lo fa con orgoglio, dall’alto dei dettagli che si intravedono. Un lavoro lungo, di mesi e mesi, ma che poi si è rivelato essere un’opera d’arte. Chissà se un giorno questo tributo gli varrà il ruolo da protagonista in Space Jam 3. O se magari sarà uno dei giocatori a cui i Monstar ruberanno il talento. Di certo nessuno potrà mai rubargli lo swag.

 

MANI [Bonus track]

Swag: 4/5
Family friendly: 2/5
Inerente alla pallacanestro: 3/5

Quello di D’Angelo Russell è forse tra i tatuaggi meglio dettagliati. Fa pendant con il “N:OW” tatuato nel braccio. Non poteva non mancare una mano del genere, specie se è la sua. Un vero e proprio pezzo pregiato.

Mario Puggioni
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