BU Rewind: gli ultimi 10 Rookie of the Year, classificati

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Il secondo appuntamento della rubrica BU Rewind è dedicato al Rookie of the Year, ovvero il premio di miglior matricola della stagione. Come in occasione della classifica degli MVP, anche per il ROY consideriamo solo la singola regular season.

 

10) Malcom Brogdon 2016-17, Milwaukee Bucks

Statistiche individuali: 10.2p, 2.8r, 4.2a, 45.7% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 6° posto nella Eastern Conference, 42-40.

Nella stagione 2016-17, gli infortuni prematuri di Ben Simmons e Brandon Ingram lasciarono un vuoto che nessun rookie riuscì a colmare. Per il premio di miglior matricola ci fu una sorta di imbarazzo della scelta, ma al ribasso: escluso Embiid, che giocò solamente 31 partite, gli altri giocatori in corsa erano Dario Saric (12.8p), Michael Brogdon (10.2p) e Buddy Hield (10.6p). Alla fine la spuntò proprio The President, ma è chiaro che, in circostanze normali, la pur solida stagione di Brogdon non gli sarebbe valsa il premio.

 

9) Michael Carter-Williams 2013-14, Philadelphia 76ers

Statistiche individuali: 16.7p, 6.2r, 6.3a, 40.5% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 14° posto nella Eastern Conference, 19-63.

La stagione da rookie di Michael Carter-Williams iniziò col botto, con una quadrupla doppia sfumata per poco all’esordio assoluto. Tuttavia, il momento d’oro di dell’ex-Syracuse non durò in eterno, e il progressivo indebolimento di un roster votato al tanking finì per mettere in risalto i difetti di Carter-Williams. Anche in questo caso, la concorrenza di Carter-Williams non fu delle più agguerrite. L’unico in grado di minacciare il playmaker dei Sixers fu Victor Oladipo, che però iniziò a carburare solo dopo l’All Star Game.

 

8) Andrew Wiggins 2014-15, Minnesota Timberwolves

Statistiche individuali: 16.9p, 4.6r, 2.1a, 43.7% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 15° posto nella Western Conference, 16-66.

Quella del 2014-15 fu un’altra classe draft bollata come una delle migliori del nuovo millennio. Delle prime tre scelte, però, di nuovo a causa di infortuni, solo Andrew Wiggins giocò l’intera stagione, non lasciando molta scelta per il premio di rookie of the year. Nonostante i pessimi risultati di squadra, imputabili però anche al roster sotto la norma dei Wolves, la stagione di Wiggins fu senza dubbio positiva, tanto che alcuni sostengono che da allora il canadese non sia migliorato particolarmente.

 

7) Kyrie Irving 2011-12, Cleveland Cavaliers

Statistiche individuali: 18.5p, 3.7r, 5.4a, 46.9% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 13° posto nella Eastern Conference, 21-45.

Kyrie Irving esordì nella stagione del lockout e sbaragliò la concorrenza per il ROY senza nemmeno il bisogno di giocare tutte le partite. Il funambolico stile di gioco di Irving ebbe il merito di riaccendere gli animi dei tifosi di Cleveland ancora traumatizzati dall’addio di LeBron. Dopo l’entusiasmo iniziale, non tardarono ad arrivare le prime critiche a Irving, le cui giocate non si traducevano in vittorie di squadra e la cui posizione in campo era ancora tutta da decifrare. Per questi due motivi, l’esordio dell’ex-Duke gli vale soltanto il settimo posto di questa speciale classifica.

 

6) Karl-Anthony Towns 2015-16, Minnesota Timberwolves

Statistiche individuali: 18.3p, 10.5r, 2.0a, 54.2% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 13° posto nella Western Conference, 29-53.

La prima stagione di Karl Anthony Towns fu decisamente incoraggiante e la corsa per il premio di rookie of the year fu tutta una questione di centimetri, con Kirstaps Porzingis e Nikola Jokic che terminarono sul podio nelle votazioni. Proprio il lettone fu l’avversario più ostico di Towns, complice anche un palcoscenico più prestigioso quale il Madison Square Garden. Rispetto al suo diretto avversario, il numero 24 dei Wolves fu decisamente più continuo. Purtroppo, però, la convivenza con Wiggins non funzionò come ci si aspettava e i Timberwolves finirono presto fuori dalla corsa playoff.

 

5) Tyreke Evans 2009-10, Sacramento Kings

Statistiche individuali: 20.1p, 5.3r, 5.8a, 45.8% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 14° posto nella Western Conference, 25-57.

La capacità di Evans di giocare sia da play che da ala lo resero sin da subito un enigma per le difese avversarie, che finirono spesso per soccombere alle sue veloci penetrazioni a canestro. Evans diventò il go-to-guy di una Sacramento che, purtroppo, non ottenne molti risultati e terminò la stagione al penultimo posto della Western Conference. Il fatto che Evans non sia più riuscito a raggiungere i picchi toccati nella sua stagione d’esordio non fa che confermarne la bontà.

 

4) Damian Lillard 2012-13, Portland Trail Blazers

Statistiche individuali: 19.0p, 3.1r, 5.4a, 42.9% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 11° posto nella Western Conference, 33-49.

Pochi giocatori possono vantare la stessa personalità di Dame, che già alla sua prima stagione mise in discussione il ruolo di leader della squadra, fino ad allora saldamente nelle mani di LaMarcus Aldridge, fresco della sua prima stagione da All-Star. Proprio la difficile coesistenza di due galli nello stesso pollaio non giovò alle sorti di Portland, che chiuse quella stagione fuori dai playoff e con un record negativo. Non riuscire a creare una buona chimica con Aldridge fu l’unica pecca dell’esordio di Lillard e il motivo per cui la sua prima stagione da professionista si colloca solo ai margini del podio di questa classifica.

 

3) Ben Simmons 2017-18, Philadelphia 76ers

Statistiche individuali: 15.8p, 8.1r, 8.2a, 54.5% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 3° posto nella Eastern Conference, 52-30.

Prima ancora di essere draftato, Ben Simmons fu etichettato come l’ennesimo “nuovo LeBron”. A differenza di molti prima di lui, il paragone non spaventò affatto l’esterno australiano, che sfiorò la tripla-doppia di media. Quell’anno il giovane nucleo dei Sixers raggiunse i playoff con ampio anticipo, chiudendo la stagione con una striscia di sedici vittorie consecutive, record di franchigia. Senza entrare nel dibattito sulla correttezza di considerare una matricola Simmons, che era sceso in campo con la maglia dei Sixers durante la Summer League prima di infortunarsi, noi premiamo la sua strepitosa prima stagione assegnandogli il gradino più basso del podio anche in virtù degli ottimi risultati di squadra.

 

2) Luka Doncic 2018-19, Dallas Mavericks

Statistiche individuali: 21.2p, 7.8r, 6.0a, 42.7% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 14° posto nella Western Conference, 33-49.

Quando arrivò in NBA, in pochi si sarebbero aspettati che Doncic avrebbe replicato le prestazioni dominanti in Eurolega anche oltreoceano. Wonderboy non si fece problemi a raccogliere l’eredità di Dirk, diventando quasi il nuovo simbolo dei Mavericks grazie a delle prestazioni fenomenali e uno stile di gioco inconfondibile. A livello di squadra, Doncic ebbe anche il merito di far giocare i Mavericks oltre i propri limiti per quasi metà stagione, prima delle trade che scombussolarono il roster. Per sottolineare ancora di più l’impatto di Doncic sull’intera NBA e per giustificare la nostra scelta di assegnargli il secondo posto, basti pensare che 72 partite furono sufficienti per spingere alcuni addetti ai lavori a chiedersi: siamo di fronte all’Europeo più forte di sempre?

 

1) Blake Griffin 2010-11, Los Angeles Clippers

Statistiche individuali: 22.5p, 12.1r, 3.8a, 50.6% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 13° posto nella Western Conference, 32-50.

Alzi la mano chi aveva mai sentito parlare dei Los Angeles Clippers prima del 2010. Se i Clippers oggi hanno la possibilità di attirare giocatori del calibro di Kawhi Leonard e Paul George in free-agency, molto è dovuto all’impatto che Blake Griffin ha avuto sulla franchigia, trasformandola da barzelletta della lega a società da prendere sul serio. Quell’anno Griffin fu un vero e proprio fenomeno: rubò la scena ad altre stelle più affermate monopolizzando gli highlights con le sue schiacciate, fu uno dei pochissimi giocatori ad essere convocati all’All Star Game da matricola, vinse lo Slam Dunk Contest, fu dichiarato rookie of the year all’unanimità e oggi, in retrospettiva, si aggiudica il primo posto nella nostra classifica.

Niccolò Armandola

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