Cantù

Cantù, ora servono i fatti. Di parole se ne sono dette abbastanza.

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Sono stati giorni di grande baccano sotto al campanile di San Paolo. O meglio, sui social, perché ormai in piazza a Cantù non ci va più nessuno, nemmeno il venerdì o sabato sera, nonostante la nuova viabilità.

L’Acqua S.Bernardo sta vivendo una stagione a dir poco altalenante, fortemente aiutata da un Girone Verde di un livello molto più basso (Trapani a parte) rispetto al Girone Rosso, come dimostrato anche dalla Coppa Italia, dove i siciliani sono stati strapazzati dalla Fortitudo Bologna e i canturini sono stati battuti da coloro che hanno alzato il trofeo, ovvero Forlì.

In questa stagione ci sono stati diversi KO ai limiti dell’accettabile per Cantù. Citiamo per esempio quello di Vigevano, naturalmente l’ultimo a Cividale, ma anche quello in casa con Rimini non è da meno, o peggio quello con l’Urania, sempre a Desio. Insomma, 9 sconfitte sono un numero troppo alto rispetto al valore delle avversarie affrontate e del roster a disposizione di coach Devis Cagnardi, che resterà comunque a Cantù fino a fine stagione, nonostante la società abbia pensato a delle alternative nei giorni scorsi.

Qui di seguito 4 strumenti che devono suonare all’unisono per provare a riportare immediatamente Cantù in Serie A, che è la categoria in cui merita senza dubbio alcuno di giocare.

Canturinità

Questo è un termine sacro per chi conosce, ama e tifa la Pallacanestro Cantù. Per chi non è canturino o non è cresciuto nella community – per essere un termine social – canturina, non può capire cos’è realmente la canturinità. Ecco, in questa squadra e società ce n’è tanta, ma nelle ultime settimane si è un po’ smarrita. In campo scendono 2 giocatori del settore giovanile di Cantù, anche se hanno minutaggi limitati, la società è compostata praticamente da solo canturini e anche in panchina, come vice, c’è Mattia Costacurta, anche lui un “prodotto” del PGC. L’Acqua S.Bernardo deve ripartire da qui se vuole tornare a essere la squadre che ha saputo vincere a Trapani, ha battuto 2 volte Torino e 2 volte Rieti.

Difesa

Già, perché le parole stanno a zero quando si entra in campo. Qualora Cantù questa sera dovesse segnare un’ottantina di punti contro Piacenza (bottino più che raggiungibile), avrebbe più o meno gli stessi punti segnati dagli Shark, nonostante le 7 vittorie in meno. E allora è evidente che il problema non è davanti, nonostante il gioco non sia mai stato spumeggiante, ma dietro. Le amnesia difensive dei brianzoli sono costate parecchie sconfitte quest’anno e non possono più permettersele, se vogliono chiudere al secondo posto in classifica in regular season e cercare di compiere l’impresa – per come stanno le cose oggi – ai playoff. Perché ai playoff è la difesa che ti fa fare il salto di categoria.

Cagnardi

Da sabato a oggi, coach Devis Cagnardi è stato al centro di mille polemiche. Ma in fondo lui sarebbe stato solo il capro espiatorio di una situazione complicata, solo in parte, da lui. Perché chiaramente il coach ha delle responsabilità se una squadra come l’Acqua S.Bernardo ha perso ben 9 gare. Ma come sempre, non può essere l’unico responsabile/colpevole, scegliete voi il termine che preferite, tanto la solfa non cambia. Ora però il coach bresciano deve dimostrare che stiamo parlando di uno che allena tra i professionisti (Serie A o Serie A2) dal 2010, quindi non è il ragazzino alla prima esperienza come alcuni hanno voluto farlo passare in questi giorni. Ha allenato anche da head coach in Serie A, seppur per poco, a Reggio Emilia. Deve prendere in mano la situazione ed essere il comandante di questa nave in rotta verso i playoff perché poi, statene certi, gli Eagles gli andranno dietro con cori, sciarpe e striscioni. E lì saranno problemi per tutti…

Moraschini

Vogliamo chiudere questo articolo citando uno degli acquisti più importanti che siano mai stati fatti nel mercato degli italiani di Serie A2. L’ex Milano e Venezia è arrivato per riportare immediatamente Cantù in Serie A e al momento, diciamocela in totale onestà, non sta soddisfando le aspettative. 11.7 punti, 2.7 rimbalzi e 1.7 assist sono numeri normali per un italiano di medio-alto livello in Serie A2. Non sono cifre orribili, ci mancherebbe, ma Moraschini è un italiano fuori categoria per la Serie A2. Non diciamo che dovrebbe avere numeri da americano (18-20 a gara) ma poco meno. Ricordiamo che l’anno scorso giocava in EuroCup e un paio di stagioni fa in EuroLega. Sono veramente pochi i giocatori che possono vantare questo palmares in A2. E siamo convinti che anche Riccardo, che è un ragazzo molto intelligente, lo sa. Per questo crediamo che lui, insieme a Cagnardi e al suo amico-capitano Filippo Baldi Rossi, aiuteranno la squadra a uscire da questo impasse, a partire già da stasera contro Piacenza al PalaFitline di Desio.

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