virtus bologna

Come cambia la Virtus Bologna con Hackett e Shengelia

Home Rubriche Rubriche Italia

E alla fine la doppietta è servita. Dopo Daniel Hackett, la Virtus Bologna è riuscita a mettere le mani anche su Tornik’e Shengelia. In meno di una settimana la Segafredo ha piazzato due colpi di primissimo livello, andando a pescare due dei migliori giocatori di Eurolega.

Ma c’era davvero bisogno di questi due giocatori a Bologna? Perché la Virtus ha chiuso questi due acquisti? 

Per prima cosa, bisogna chiedersi come mai siano arrivati sotto le Due Torri, proprio adesso, due giocatori del calibro di Hackett e Shengelia. L’ormai nota situazione in Ucraina ha portato all’esodo dei tesserati delle squadre russe, con la point guard azzurra che è stata tra i primi ad abbandonare Mosca con la propria famiglia. Stesso percorso che ha intrapreso il georgiano, tra l’altro criticato pesantemente in patria per aver scelto due estati fa la squadra dell’esercito russo. Russia con la quale la Georgia non ha di certo un rapporto pacifico, come ci ricorda il non lontano conflitto del 2008.

Una volta usciti da Mosca e potendo discutere i propri contratti, perché proprio la Virtus? Semplice, il mercato in Eurolega è chiuso dal 22 febbraio e la scelta dei giocatori in questione poteva essere di rimanere fermi fino a giugno, unirsi ai top team del piano di sopra solo per il campionato oppure (come successo) mantenere la forma e la condizione abbracciando al contempo un progetto ambizioso in EuroCup.  Una volta delineate le condizioni perfette al momento opportuno, la disponibilità economica della Segafredo ha fatto il resto, con offerte importanti e che nulla hanno da invidiare agli stipendi di giocatori di primissimo piano in Europa.

 

Come cambia la Virtus Bologna?

Senza andare a fare un confronto con la vincente scorsa stagione, le Vu Nere di settembre contavano su Udoh e Abass, due giocatori con un’intelligenza sopra la media, doti fisiche eccezionali e soprattutto caratteristiche difensive uniche. Dopo averli persi entrambi per tutta la stagione nelle prime due uscite ufficiali, il mercato ha portato in sostituzione Sampson e Cordinier, che hanno però caratteristiche molto diverse rispetto ai due infortunati. Se la differenza tra Cordinier e Abass è meno marcata, sicuramente tra Udoh e Sampson c’è un abisso.

E qui si apre il primo punto debole della Virtus Bologna 2021/2022. Sotto canestro, orfani di Gamble e Hunter, i bianconeri hanno sofferto ripetutamente sia a livello di produzione offensiva, sia come copertura e difesa del ferro. Sampson non ha mai reso come da aspettative e, costretto a giocare da 5, non è riuscito mai ad inserirsi nei giochi bolognesi. Qualche lampo da highlights, tanta individualità e voglia di combattere all’inizio, via via scemata fino a diventare il problema che è stato negli ultimi due mesi.

La prima casella del puzzle, ovvero Shengelia, trova quindi collocazione. Il georgiano andrà a sostituire proprio il nigeriano, se non dal punto di vista del ruolo, quantomeno in quota stranieri. Un Tessitori in crescita si dividerà i minuti con quel Jaiteh esploso nell’ultimo mese, affidando qualche minuto da “5” tattico sia allo stesso Shengelia che ad Alibegovic. In questo caso, l’ex-Baskonia e CSKA potrà giocare nella posizione a lui più congeniale, ovvero il “4”, smezzando i minuti nel ruolo con l’altro grande protagonista di questa prima metà di stagione bianconera: Kevin Hervey. Il lungo texano è una delle note più liete fin qui e, se da un lato potrebbe vedere ridotto il suo dominio incontrastato nel ruolo, dall’altro potrebbe continuare a migliorare e crescere ulteriormente, magari provando anche lui affianco a Shengelia un’insolita protezione del pitturato come centro.

Per il resto, se per le rotazioni delle ali piccole poco cambia, con Weems e Cordinier a spartirsi il minutaggio e Belinelli a volte schierato da “3”, le evoluzioni si avranno sicuramente nel reparto esterni. L’ingresso di Hackett porterà a qualche cambiamento necessario, in primis togliendo del tutto (o quasi) Ruzzier dai 12. Il play triestino non ha demeritato per impegno e sicuramente tornerà utile sia in settimana che in campionato, visti i tanti impegni, ma quando l’asticella si è alzata ha sempre sofferto più del dovuto. Dal canto suo, il regista romagnolo porterà in dote grandi qualità di playmaking e creazione di gioco, andando a prendere il posto che era di Markovic lo scorso anno. Lo slot di “1” sarà prevalentemente suo e di Pajola, chiamati a portare palla nell’altra metà campo e ad essere i principali mastini sui piccoli avversari.

Così facendo si tornerà a liberare spazio ed energie a Teodosic, mortifero da guardia e quando riceve il pallone per creare già nell’area avversaria, senza dover correre lui in prima persona da un lato all’altro del campo. Potrà rientrare in un ruolo di guardia anche Nico Mannion. Il giovanissimo azzurro ha dimostrato di essere ancora acerbo per certi aspetti del gioco, ma di essere ben definito per caratteristiche. Una combo guard che fatica a giocare con i compagni in maniera tradizionale, ma che ha bisogno di tenere tanto la palla in mano e giocare in velocità. La partita di domenica ne è la controprova lampante: i suoi 10 assist sono quasi tutti arrivati in transizione, con rapidi contropiedi guidati palla in mano e scarichi dettati dal poter sempre battere il proprio uomo sul primo passo.

Giocando così Mannion può diventare un’arma tattica micidiale, dando il cambio di ritmo e gestendo al meglio gli spazi che si possono creare in alcune situazioni particolari. Ma verrà al tempo stesso sollevato dall’incarico di dover portar palla o creare da schemi 5vs5: il match contro Napoli infatti in tal senso è poco indicativo, con i partenopei arrendevoli e non bravi a chiudere il campo al contropiede primario. Tutti i match europei di questa stagione però, a partire dall’ultimo incontro giovedì scorso contro Bursaspor, parlano chiaro: quando il livello sale, le scorribande sono più difficili e la maggiore fisicità porta a dover giocare contro difese schierate. Non il pezzo forte dell’ex-Golden State.

 

Ora bisogna vincere

Un roster che non ha nulla da invidiare ad alcuni team di Eurolega e che ora ha tutte le carte in regola per fare bene. Lo scorso anno Djordjevic disse, poco prima dell’acquisto di Belinelli: “Se mi comprano questo, sono obbligato a vincere”. Allo stesso modo quest’anno è tutto nelle mani del coach Sergio Scariolo. Dimostrare che l’appannamento vissuto fin qui dalla sua Bologna è stato solo causato dall’adattamento e dalle tante sfortune fisiche che hanno colpito la sua squadra. Con questi ultimi due acquisti, la proprietà della Virtus Bologna ha fugato ogni dubbio su possibili vuoti nel gruppo squadra.

Ora tocca al coach bresciano trovare la quadra e dare un’identità a questo insieme di figurine e professionisti impeccabili, per raddrizzare definitivamente la barca e dare l’assalto ai due grandi obiettivi stagionali: EuroCup e Scudetto.

 

Foto: Virtus Bologna

Luca Marchesini

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.