Derrick Rose ricorda i Knicks: “Phil Jackson mi piaceva, ma ancora il Triangolo dopo tutto questo tempo?”

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Derrick Rose ai New York Knicks è rimasto un solo anno, deludente in generale ma per lui positivo se guardiamo i meri numeri, che furono di 18.0 punti e 4.4 assist di media. A fine stagione, da free agent, decise poi di firmare per i Cleveland Cavaliers.

Rose ha appena scritto un libro dal titolo “I’ll Show You” con l’aiuto di un giornalista dei Bulls, Sam Smith, in uscita la prossima settimana. Il New York Post ha dato qualche anticipazione di questo libro attraverso alcuni estratti, uno dei quali riguardante proprio i Knicks. In questo passaggio, l’attuale playmaker dei Detroit Pistons non si risparmia critiche per Phil Jackson e Steve Mills, il primo presidente di New York quando vi giocava lui, il secondo suo successore.

Dal mio punto di vista, mi piaceva Phil. Ma dai, amico, insisti ancora con l’attacco Triangolo? Stava forzando ancora la squadra ad usarla. Io sono un penetratore, una point guard che taglia nel traffico. Il Triangolo va bene, ma non per le persone che avevamo in squadra. ‘Melo non poteva giocare in quel modo, non voleva. Ad inizio stagione, Phil non forzò nulla. Ma man mano che passava il tempo, si incentrò tutto su quello e giocammo con la Triangolo praticamente tutta la stagione. Per la squadra che avevamo, penso che in fondo in fondo coach Hornacek avrebbe voluto giocare con uno stile più veloce. Ma nella sua posizione, un nuovo coach che doveva ascoltare il front office, era difficile dire qualcosa.

New York avrebbe potuto confermarmi, io lo avrei fatto. Il mio addio non è c’entrato nulla con quello che provavo per loro, stavo bene a New York. Ma non mi hanno rinnovato, non mi hanno nemmeno parlato. Nessuna comunicazione. Ho pensato: “Vi ho appena dato 18 punti a serata, nella posizione di point guard. E voi draftate un’altra point guard [Frank Ntilikina, ndr]?”. Steve Mills mi diceva tutte queste cose da neri, ad esempio che eravamo fratelli. Dice queste m*****e e mi fa pensare che vogliano trattenermi. Su, sii te stesso. Amavo New York, perdevamo tante partite ma sentivo di stare giocando bene. Pensavo potessimo costruire qualcosa, o almeno provarci. Si sono liberati di me, ma io volevo decisamente restare.

Francesco Manzi

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