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Esclusiva BU, David Okeke: “Nessun rimpianto per la mia carriera, spero che in Italia le regole cambino”

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Qualche anno fa, David Okeke sembrava essere destinato a diventare uno dei punti fermi dell’Italbasket del futuro. Il lungo classe 1998 era poi stato purtroppo fermato da un problema cardiaco, proprio quando la sua carriera stava decollando. Al termine di un calvario durato oltre due anni, nella scorsa stagione Okeke era tornato in campo in Georgia, dove le regole per questo tipo di problemi fisici sono meno stringenti. In questa invece sta giocando in Islanda, con il Keflavik che nella sua storia ha vinto 9 titoli nazionali.

La squadra di David Okeke ha chiuso la stagione regolare al quinto posto, ma è stata eliminata al primo turno di Playoff per 3-2 dal Tindastoll. L’azzurro ha giocato 9 partite a oltre 28′ di media, producendo 19.6 punti e 11.2 rimbalzi a gara (miglior marcatore del roster). Lo abbiamo intervistato, soprattutto sugli ultimi quattro anni della sua carriera e del processo che lo ha portato a tornare a calcare i parquet.

David, partiamo proprio dalle tue parole. Nel post in cui annunciavi il tuo ritorno dopo più di due anni di stop a causa dei problemi di salute scrivevi “Non mollate mai nella vita… sarà tutto semplicemente un brutto ricordo”. Con queste due stagioni sul parquet, prima in Georgia e poi in Islanda, possiamo dire ufficialmente che è finalmente tutto solo un brutto ricordo?

Assolutamente! Nella vita abbiamo tutti difficoltà ed è questo che ci cambia, ci rende migliori, maturi, forti e consapevoli che da un momento all’altro anche le cose più care ti possono venir tolte. Mi ha reso una persona nuova.

David Okeke

I problemi cardiaci sono arrivati proprio nel tuo momento migliore. Avevi firmato un contratto quinquennale con Torino, il primo anno con coach Vitucci era stato più che altro di assestamento in una realtà completamente nuova, ma nella seconda stagione con Luca Banchi avevi trovato la giusta quadra conquistandoti minuti importanti sia in campionato che in EuroCup. Come ti senti quando ripensi a quel periodo? Hai qualche rimpianto?

No, assolutamente nessun rimpianto perché, come ho detto prima, la vita ci mette di fronte a ostacoli. Ci sono due modi in cui può andare: o ne esci distrutto, oppure migliore. Io ne sono uscito in positivo. Se non avessi avuto questo problema non sarei la persona che sono ora, devo ringraziare in primis anche la mia ragazza, amici, famiglia… Abbiamo tutti bisogno di qualcuno. Riguardo quel periodo ho solo ricordi meravigliosi. Ho costruito giorno per giorno, lavorando duro e ascoltando.

Poco prima dello stop era arrivata anche la convocazione di coach Sacchetti in nazionale maggiore. La tua esperienza in azzurro, però, è segnata in modo indelebile da quell’argento ai Mondiali Under-19 del 2017 in Egitto. Cosa ricordi di quell’incredibile avventura? Molti di quei ragazzi oggi sono protagonisti in Serie A (Pajola, Visconti, Caruso, Mezzanotte…), sei ancora in contatto con qualcuno di loro?

Anche sulla Nazionale ho ricordi fantastici che ancora oggi ripesandoci ho i brividi, davvero! Potermi confrontare con i migliori giocatori del mondo non ha fatto altro che aggiungere consapevolezza del livello in cui mi trovavo. Uno dei tanti sogni che è diventato realtà. Mai avremmo pensato di poterci giocare la finale partendo da sfavoriti, ma il fatto che fossimo un gruppo unito ci ha permesso di raggiungere questo traguardo. Ogni tanto mi capita di sentire Tommaso Oxilia, che abbraccio forte.

Ad inizio 2018, dopo il match di EuroCup contro San Pietroburgo, è arrivato lo stop da parte dei medici. Un problema cardiaco che ti ha tenuto fuori dai giochi per più di due anni e che ha inevitabilmente condizionato la tua carriera. Come sei riuscito ad affrontare tutte le difficoltà? È stato più complicato l’aspetto fisico, con i due interventi e la necessità di tenersi in allenamento per un eventuale rientro in campo in una data non definita, oppure quello mentale?

È stato difficile sia a livello mentale che fisico. Ma c’era qualcosa dentro di me che diceva “David, vai avanti!”. È difficile da spiegare a parole, ma quando vuoi una cosa davvero la ottieni sempre. Non credo si possa dire che abbia condizionato la mia carriera, perché sono ancora qua a giocare questo meraviglioso sport.

Finalmente, dopo più di due anni, hai avuto il via libera da parte dei medici per tornare sul parquet. Le regole italiane, però, non ti hanno permesso di farlo nel nostro Paese e ti hanno costretto ad emigrare altrove, verso campionati con norme meno stringenti. Come hai vissuto questo ennesimo ostacolo?

In positivo. Nessun ostacolo, direi. Spero che le cose in Italia possano cambiare su questo argomento, perché atleti come ad esempio Christian Eriksen, calciatore, hanno dimostrato che nonostante questa condizione cardiaca è rientrato in campo in splendida forma e senza alcun problema.

David Okeke con la maglia del Keflavik, nel campionato islandese

Prima la Georgia con il BC Rustavi, ora l’Islanda con il Keflavik. Due campionati sicuramente molto affascinanti ma altrettanto poco noti al grande pubblico. Raccontaci qualcosa di particolare per farceli conoscere. Come ti sei trovato? È stato facile ambientarsi?

È stato facile ambientarsi con squadra e società, mi sono sin da subito trovato bene. Ma è stato altrettanto difficile doversi abituare al clima e alle tante ore di buio islandese. Il campionato islandese rispetto a quello georgiano è di un livello un po’ più alto, senza nulla togliere ovviamente al secondo. Qui in Islanda, negli ultimi anni, si è puntato a far crescere il campionato ispirandosi ai grandi campionati europei.

Per concludere l’intervista come l’avevamo cominciata, torniamo alle parole del tuo post: “Sapersi circondare di persone che credono in te e abbracciarli forte… la tua famiglia”. Quanto è importante per te sapere di avere il loro appoggio, anche se a migliaia di chilometri di distanza?

Saper di avere l’appoggio della mia ragazza e della mia famiglia, nonostante i chilometri, mi ha aiutato a rimanere concentrato e a lavorare sodo, credendoci sempre di più.

Restando in tema famiglia, un’ultima curiosità. Tuo fratello Leonardo, classe 2003, è uno dei prospetti più interessanti della pallacanestro giovanile italiana. Nella scorsa stagione ha dominato la Under 19 Eccellenza e la C Gold piemontese conducendo College Borgomanero alla promozione in Serie B. In estate Tortona ha messo gli occhi su di lui, prelevandolo da Borgomanero e girandolo in prestito alla JB Monferrato per farsi le ossa in Serie A2, dove sta viaggiando a 9.4 punti e 7.7 rimbalzi di media. Come vedi il suo futuro? Quali consigli ti senti di dargli e quali pensi possano essere i suoi obiettivi?

Mio fratello Leo nell’ultimo periodo è cresciuto molto e sono molto fiero di come sta conducendo questo inizio carriera, il suo futuro non può che essere radioso. Ci sentiamo spesso al telefono appunto perché sono il suo consigliere di fiducia. I consigli che mi vengono ora sono: umiltà, lavoro duro, ascolto e credere sempre in sé stesso.

Ringraziamo David Okeke per la disponibilità e gli auguriamo il meglio per la sua carriera, sperando un giorno di rivederlo sui parquet italiani.

Francesco Manzi

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