Jaime Smith

Esclusiva BU, Jaime Smith: “Amo Cantù ma è stato un sacrificio economico! Vorrei giocare di nuovo a Sassari”

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Jaime Smith è uno dei – pochi – americani che negli anni ha lasciato un segno affettivo nel basket italiano. I suoi rapporti con Cantù e Sassari non sono banali.

Il ragazzo nativo di Birmingham nell’estate del 2020 decise di rinunciare a importanti contratti per tornare nella sua amata Cantù. Purtroppo per Jaime Smith le cose non sono andate come avrebbe sperato, perché la seconda avventura brianzola è finita con la rottura del legamento crociato anteriore e la retrocessione in Serie A2 dell’Acqua S.Bernardo.

Insieme a Jaime Smith abbiamo ripercorso le sue esperienze in Italia, il suo stato fisico e quello che il futuro gli riserva.

 

Innanzitutto come stai? Come sta andando la tua riabilitazione? Immaginiamo che tu non stia vivendo mesi facili…

“Sto alla grande. La riabilitazione sta andando bene. Il recupero da una rottura di un legamento crociato anteriore non è un processo facile, quindi ci sono stati sicuramente dei momenti difficili, ma sto facendo buoni progressi e sono davvero entusiasta di poter tornare in campo”.

 

Ti sei lesionato il legamento crociato anteriore nella gara contro la Fortitudo Bologna, vero spareggio salvezza per Cantù, che poi è retrocessa in Serie A2. Avevi capito che si trattava di qualcosa di grave? Se sì, come mai hai deciso di continuare a giocare nonostante tu stessi zoppicando?

“Non mi ero reso conto che stavamo parlando di un crociato. Sapevo che era molto doloroso e qualcosa che non avevo mai sentito prima nella mia carriera da giocatore. E sì, era una situazione di vita o di morte per il nostro club, un club a cui tengo molto, quindi volevo almeno provare a tornare in campo per vedere se potessi aiutare la nostra squadra”.

 

Purtroppo alla fine Cantù non è riuscita a mantenere la Serie A e quest’anno gioca in Serie A2. Quanto ti ha fatto male non riuscire a salvare una città che ami molto e dove eri tornato perché la consideri come una tua seconda casa?

“La prima cosa che ci tengo a dire è che non ero d’accordo con la decisione di far scendere qualsiasi squadra in A2 durante la scorsa stagione, data la situazione del Covid. C’erano troppe variabili durante la stagione che hanno influenzato l’esito delle partite”. Ma comunque, sì, ero molto deluso e non potevo immaginare che sarebbe successo al mio ritorno a Cantù. Cantù sarà sempre un posto speciale per me. È stata la città che mi ha accolto in Italia e mi ha mostrato alcuni dei momenti più belli della mia vita”.

Molte persone non si rendono conto del sacrificio finanziario e di carriera che ho fatto per tornare a Cantù. Tutti mi hanno chiesto, in tutta Europa, anche molti fan di Cantù, ‘Perché sei tornato?’ e la risposta è stata ‘perché amo Cantù’. Ho instaurato così tanti ottimi rapporti con la gente di Cantù, e i loro tifosi sono tra i migliori al mondo. Era un posto in cui mi ero ripromesso di tornare a giocare di nuovo prima che la mia carriera fosse finita. Quindi sono rimasto molto deluso da come è andata la stagione, anche se ritengo che il Covid sia stato un fattore importante”.

 

In Italia hai giocato anche a Sassari, una volta e mezza. Quanto ami il nostro Paese e cosa ricordi delle tue esperienze in Sardegna? Torneresti a giocare per la Dinamo prima o poi?

“Tutti quelli che mi conoscono sanno che l’Italia è il mio Paese preferito. Sono stato presentato all’Italia in giovane età mentre visitavo mio fratello Joe Smith e da quel momento in poi me ne sono innamorato. Dopo la prima volta che ci sono stato, giocare in Italia è diventato il mio sogno.

In Sardegna è stato tutto fantastico. È un ottimo posto per giocare a basket. È stata la mia stagione di maggior successo da professionista. Ovviamente le 22 partite di fila vinte sono un qualcosa che non potrò mai dimenticare. Il brusio e l’energia dell’isola e il modo in cui si sono radunati attorno al nostro team sono state una delle cose più speciali che mi siano mai capitate. Mi piacerebbe sicuramente tornare a giocare a Sassari”.

 

Facciamo un passo indietro nella tua carriera. Il tuo non è stato un percorso semplice perché sei stato ovunque in Europa prima di consacrarti a Cantù. Hai mai pensato di smettere di giocare a basket, tornare negli Stati Uniti e cercarti un altro lavoro?

“Ho decisamente preso la strada lunga per arrivare dove sono ora. Ma no, non ho mai pensato di smettere. Principalmente perché vedevo un contratto migliore ogni stagione e mi stavo facendo strada ogni anno. Ho giocato in Division II in NCAA. È difficile diventare un professionista in generale, ma c’è una percentuale molto piccola di giocatori di Division II che giocano a livello professionistico. Molte persone non sanno che il mio primo lavoro dopo il college è stato in Argentina. Lì sono stato tagliato dopo un mese e poi sono andato in Europa dove ho costantemente costruito la mia carriera dal basso verso l’alto. Ed è molto gratificante aver intrapreso questo lungo viaggio senza smettere e raggiungere il mio sogno”.

 

Com’è per te ogni anno ricominciare da zero? Nuovo posto, nuove abitudini, nuovo tutto. Non ti fai problemi a cambiare sempre ogni cosa oppure preferiresti trovare la stabilità in uno Stato, come per esempio hanno fatto David Moss o Maarty Leunen che sono stati tantissimi anni in Italia?

“All’inizio della mia carriera mi piaceva iniziare in un posto nuovo ogni anno e vivere in Paesi diversi, conoscere culture differenti. Ma a questo punto del mio percorso, non sarei contrario a passare molti anni in Italia. Mi sento più a mio agio in Italia. Conosco il campionato. Conosco il Paese. Amo la cultura. E ho ottimi rapporti con persone di tutta Italia.

Quindi perché no?”.

Pensi di tornare a giocare in questa stagione oppure preferisci prenderti un anno sabbatico per poi essere al 100% nell’estate del 2022?

“La mia idea è di tornare a giocare questa stagione. Forse negli ultimi mesi della stagione”.

 

Segui un po’ il nostro campionato? Pensi che la Virtus Bologna riuscirà a rubare di nuovo lo Scudetto all’Olimpia Milano oppure l’Armani vincerà, quest’anno?

“Sì, seguo ancora da vicino il campionato. Difficile dire chi vincerà. Sono sicuro che sarà una grande serie se si incontreranno di nuovo”.

 

Se potessi dare un consiglio al Jaime Smith 20enne che frequentava l’Università dell’Alabama, cosa gli diresti? Gli consiglieresti comunque di diventare un cestistica professionista?

“Direi al me stesso 20enne di divertirsi e godersi il gioco. Non prenderlo troppo sul serio. E gli direi sicuramente di andare in Europa. Non cambierei nulla. La mia esperienza in Europa è stata impagabile ed è una parte così significativa e preziosa della mia vita”.

 

Ringraziamo Jaime Smith per la disponibilità dimostrata nei nostri confronti e gli faccio un grosso augurio di pronta guarigione, con la speranza di vederlo presto di nuovo in Italia.

 

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