Nicola Alberani, Sports Director dello Strasbourg IG, ci ha cortesemente rilasciato un’intervista in cui abbiamo trattato diversi argomenti.
Siamo partiti dal campo, in particolar modo dalla stagione con Strasburgo, poi siamo passati al rapporto Italia-Francia e abbiamo chiuso con il “what if” Simone Fontecchio, accostato un paio di anni fa alla squadra francese, e alcune idee per il futuro.
Partiamo con una domanda difficile: quanto amaro in bocca avete ancora per quel Quarto di Finale contro il Monaco? Dopo gara-1 pensavate di poter fare l’impresa eliminandoli?
“Sicuramente non è stata una serie facile da digerire per noi, perché abbiamo avuto tanti episodi sfavorevoli in momenti decisivi. Razionalizzando direi che, quando nel finale di gara-1 abbiamo perso il nostro miglior giocatore (Kam Taylor n.d.r.) per il resto dei playoff, abbiamo capito che non sarebbe stata proprio la nostra annata”.
In generale come reputi la stagione? Siete arrivati settimi in regular season e ai Quarti di Finale di Champions League. Ti aspettavi qualcosa in più o ti ritieni tutto sommato soddisfatto?
“Mi reputo soddisfatto perché abbiamo cominciato la stagione senza il 4 e il 5 titolari, regalando due vittorie alla nostra portata e perdendo altre due partite con tiri da metà campo di tabellone. Sono certo che la squadra valesse i primi 4 posti e l’abbiamo dimostrato per lunghi tratti, pur perdendo i nostri due giocatori più importanti per infortunio (Roberson ed Eddie n.d.r.). In tutto questo, confermarsi ancora tra le prime 8 di BCL penso sia stato un traguardo notevole!“.
Possiamo sapere il giocatore che ha maggiormente superato le tue aspettative e che credi sia pronto per fare il grande salto verso l’EuroLega o l’NBA?
“Direi che Matt Mitchell sia stata la sorpresa per noi quest’ anno e penso che lo possa essere anche nella stagione 2022-2023, a meno che non riesca a trovare una sistemazione in NBA in questi ultimi giorni di luglio. Già oggi vale sicuramente l’EuroLega“.
Hai spesso parlato delle differenze tra la Francia e l’Italia, soprattutto a livello “legale”. Secondo te in Italia riusciremo mai a diventare una Lega professionistica nel vero senso del termine, ovvero con pagamenti puntuali, strutture di un certo livello e organizzazioni di un certo tipo? Vedi qualche spiraglio con Milano e Bologna da traino del carro oppure sono “solo” due bellissime eccezioni?
“Non credo sia possibile riprodurre il modello francese dalle nostre parti perché ci sarebbe una rivoluzione tra i club e si correrebbe il rischio di fare una Serie A a 8-10 club al massimo. Diciamo che lo sport riflette l’economia del Paese e la Francia è strutturalmente più ricca e precisa dell’Italia”.
Spesso scandagli il mercato italiano per portare in Francia qualche americano, come Marcus Keene oppure in passato Ike Udanoh e DeAndre Lansdowne. Questo vuol dire che il livello del nostro campionato è medio-alto? Pensi che siamo bravi a scoprire “talenti” dal sottobosco della G-League?
“Penso che l’Italia e la Germania siano i due campionati più interessanti da scoutizzare. Gli italiani sono più creativi e i tedeschi sono più attenti con le risorse. Non limiterei il discorso alla sola G-League, i dirigenti italiani sono bravi e coraggiosi a pescare veramente ovunque“.
Ormai sei in Francia da due anni e mezzo. In un futuro prossimo ti piacerebbe trasferirti in un altro Paese? Se sì, dove ti piacerebbe andare?
“Onestamente mi piacerebbe poter continuare questa avventura a Strasburgo il più a lungo possibile perché ho trovato una città bellissima e delle persone davvero appassionate che mi danno sempre più responsabilità nella gestione del club. L’Alsazia unisce la precisione e la pulizia tedesche allo charme francese quindi è un mix che mi piacerebbe poter continuare a sfruttare ancora per un po’“.
Raccontaci qualcosa di Strasburgo che non hai mai detto nelle interviste. Per esempio, sei rimasto deluso quando l’Alba Berlino ti ha “soffiato” dalle mani Simone Fontecchio, considerando il percorso che ha fatto e il suo ormai sicuro approdo in NBA?
“Sarebbe bello per me poter portare un italiano qui e sicuramente sono certo che Fontecchio si sarebbe trovato benissimo. Noi ci proponemmo come alternativa qualora la trattativa con Berlino non si fosse concretizzata, ma penso che alla fine sia andata bene a entrambi. Fontecchio è ormai un giocatore top di EuroLega pronto per il salto in NBA e noi con Bonzie Colson non sentimmo troppo la sua mancanza”.
Cosa ne pensi di Gabriele Procida e Matteo Spagnolo? Il primo ha firmato un triennale in Germania, sul secondo non te la senti di fare un tentativo e portarlo a Strasburgo?
“Penso che siano due giocatori molto diversi fra loro ma sostanzialmente due predestinati. Per me è difficile approcciare giocatori di quel tipo perché, al di là dell’hype che porta avere giovani in rampa di lancio, è sempre complicato per qualunque ragazzo muovere i primi passi nel mondo pro e spesso le loro squadre ne pagano le conseguenze.Personalmente ho sempre lavorato in club che dovevano ottimizzare le risorse per fare il miglior risultato possibile e questa cosa spesso mal si coniuga con lo sviluppo di ragazzi così giovani. Se guardiamo infatti alle classifiche finali delle squadre di Procida, Spagnolo, Dieng e Besson, vediamo come il risultato sportivo non sempre sia facile da ottenere. Purtroppo tanti aspetti del gioco si maturano con l’esperienza e non è qualcosa legato a questi ragazzi, basti anche vedere l’allora esperienza in Lituania di un giocatore che oggi fa 20 punti a gara in NBA come LaMelo Ball. La classifica finale del Prienai non fu felicissima neanche in quel caso”.
Facci il nome di un giocatore europeo molto giovane (14-15 anni, non più grande) da tenere sott’occhio e che secondo te diventerà il “nuovo Luka Doncic” o comunque un giocatore generazionale in NBA. Se fosse italiano sarebbe davvero bellissimo, anche se la vediamo dura…
“Diciamo che è complicato in generale che venga fuori a breve un altro Doncic. Un giocatore di cui mi piacerà seguire i progressi è sicuramente Declan Duru perché mi sembra sia speciale. In Italia mi piace Dame Sarr. Ma sicuramente è molto difficile per questi ragazzi mantenere le progressioni di crescita che tutti si aspettano e bisognerà dar loro il tempo che serve”.
Ringraziamo Nicola Alberani per la disponibilità e gli auguriamo il meglio per la sua carriera, sperando un giorno di rivederlo dietro una scrivania italiana.
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