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Esclusiva BU, Nicolas Mazzarino: “Tornare a Cantù? Mai dire mai”

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Nicolas Mazzarino, storico capitano della Pallacanestro Cantù, con un passato anche alla Viola Reggio Calabria, ha parlato in esclusiva a BasketUniverso. L’uruguaiano ha vinto in Brianza la Supercoppa Italiana del 2012, l’ultimo trofeo messo in bacheca dal club biancoblu.

Insieme a “Il Cardinale” abbiamo toccato diversi punti: siamo partiti dalla sua condizione attuale, da giocatore appena ritirato, per poi tornare indietro alle sue esperienze italiane tra Cantù e Reggio Calabria, e infine abbiamo parlato anche un pochino di un futuro che lo potrebbe riportare in Brianza.

Partiamo con la domanda più facile del mondo: come stai? Cosa stai facendo in questo momento della tua vita ora che hai ufficialmente appeso le scarpette al chiodo?

“Io sto bene, ho smesso di giocare a giugno 2021 e dopo tre mesi, ad agosto, ho iniziato a fare il vice allenatore il Biguá con la quale abbiamo vinto il campionato, quindi è andata super bene. Non ho avuto tanto tempo per pensare da quando ho smesso di giocare, però sono davvero felice!”.

Mazzarino con la maglia del Malvin (pordeciralgo.com.uy)

A 45 anni il 90% dei giocatori di basket si è ritirato da almeno 6-7 anni. Cosa ti ha spinto a giocare fino a questa “veneranda” età?

“Non lo ho mai pensato all’età, io ho sempre giocato con il cuore, mi è sempre piaciuto tanto allenarmi, essere competitivo. Sono sincero, ho smesso a 45 anni perché l’ultimo anno ho avuto qualche problemino fisico, tipo qualche strappo muscolare, e perciò ho deciso da dire basta. Ma la voglia era ancora tanta. Se fosse stato per la mia testa avrei continuato a giocare, però il corpo ha detto basta, ero arrivato al capolinea a 45 anni suonati”.

Tu fai parte di quella lunga lista di giocatori sudamericani che a fine anni Novanta/inizio anni Duemila sono arrivati in Italia, specialmente alla Viola Reggio Calabria. Cosa ti ha convinto a lasciare il tuo amato Uruguay per venire in Italia in una città che probabilmente neanche conoscevi, a parte – immaginiamo – l’aspetto economico?

“Diciamo che è stata una scelta naturale, volevo essere al più alto livello possibile e quando si è presentata la possibilità di venire in Italia l’ho presa al volo, senza pensarci troppo. Sapevo che era una scelta difficile, volevo provare, non sapevo qual era il livello della Lega, sapevo che era molto più alto che in Uruguay, ma non esattamente quanto. Perciò non è stata una decisione solo economica, è stata una scelta fatta con la prospettiva di migliorare, per giocare contro avversari sempre più forti e più bravi. Alla fine ci sono sono rimasto 11 anni, sono felicissimo perché si tratta di un sogno diventato realtà”.

Il tuo nome però è legato a doppio filo a quello di Cantù, di cui sei stato anche capitano per diversi anni. Onestamente è difficile farti una domanda specifica, perché potremmo fartene mille. Allora proviamo a fare un gioco. Ti indichiamo tre momenti e tu ci dici una parola per ognuno e ci spieghi perché hai deciso di associare quel termine a quell’evento: finale Scudetto al Pianella con Siena, esordio in EuroLega e vittoria della Supercoppa Italiana.

“Sono tre eventi molto speciali. ‘Sogno’, questa è la parola che userei per definire quei 3 momenti. Un sogno incredibile diventato realtà!”.

Tu sei un simbolo di Cantù. In molti riconoscono in te la “canturinità”. Arrivi da uno Stato piccolo prettamente calciocentrico, l’Uruguay, ma con il lavoro e la dedizione ti sei guadagnato la possibilità di giocare in Serie A e in EuroLega. Cosa vuol dire per te essere un simbolo di una delle squadre di pallacanestro più gloriose al mondo?

“Non so se sono un simbolo della Pallacanestro Cantù ma, se così fosse, si tratterebbe di qualcosa di grandioso e che mai avrei immaginato. Arrivo da un Paese piccolo come l’Uruguay, per me l’importante è sempre stato dare tutto. Penso che la mia voglia di lavorare e la mia onestà siano state particolarmente apprezzate in Brianza e io sono felicissimo che sia accaduto tutto questo”.

Nicolas Mazzarino (ovaciondigital..com.uy)

Stai seguendo un po’ Cantù? Hai saputo della retrocessione e della finale playoff persa in gara-5 con Scafati? Qualora fossi aggiornato, cosa ne pensi delle ultime vicende canturine?

“Ho seguito un po’ Cantù questi ultimi anni da quando sono retrocessi e adesso ho visto la serie contro Scafati. Stanno cercando di risalire in Serie A, speriamo che quest’anno ci riescano. Ho letto sui social che hanno firmato Meo Sacchetti come allenatore, quindi sicuramente cercheranno di tornare dove meritano”.

La domanda che si fanno tutti a Cantù è: tornerà mai “il Cardinale”? Non come tifoso naturalmente, ma proprio come allenatore o dirigente. A proposito, preferisci la panchina o la scrivania?

“Purtroppo non sono mai riuscito a tornare tra stagioni in Uruguay, Covid e ora che mi sono messo a fare il vice allenatore. Non ho proprio avuto tempo per tornare a Cantù, ma lo farò presto perché lì ho tanti amici. Non so se tornerò come semplice turista oppure come dirigente o allenatore… Può essere, è una possibilità. Di certo non subito, però in un futuro non si sa mai…”.

Se potessi cambiare qualcosa della tua lunga carriera, lo faresti? Se sì, cosa? C’è un momento che vorresti modificare perché ti sei reso conto che avresti potuto fare qualcosa meglio o diversamente?

“Non cercherei di cambiare nulla. Sono molto tranquillo perché ho fatto tutto quello che avrei potuto fare. Se non ho fatto di meglio è perché non ce l’avrei mai fatta, non ho rimorsi o altro. Ho vissuto per 11 anni in due bellissimi posti in Italia e perciò mi posso dire più che soddisfatto”.

 

Ringraziamo Nicolas Mazzarino per la disponibilità e gli auguriamo il meglio per la sua carriera, sperando un giorno di rivederlo in Italia o come coach o come dirigente.

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Immagine in evidenza: El Pays Nicolas Mazzarino

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