Esclusiva BU: Rosario Cecaro (fondatore Dinamo) :”Abbiamo iniziato con un pallone di cuoio e da gonfiare. Questo è un sogno”

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(intervista a cura di Fabrizio Pinna)

Dinamo
Un’immagine storica della Dinamo, prima di una partita contro la Libertas Oristano. Rosario Cecaro (il primo a destra) e Roberto Centi (numero 7), sono due dei fondatori della Dinamo Sassari. (facebook.com, Roberto Centi)

La Dinamo Sassari, nella giornata di venerdì 26 giugno, ha conquistato il suo primo scudetto sconfiggendo nella decisiva gara -7 una mai doma Grissin Bon Reggio Emilia, che guidata da un solido gruppo di italiani ha messo in seria difficoltà la compagine di Meo Sacchetti.
La Dinamo è stata fondata 55 anni fa (23 aprile 1960 ndr) da un gruppo di studenti del Liceo Classico D.A. Azuni e tra questi c’era anche Rosario Cecaro, pugliese di nascita, ma sassarese d’adozione e BasketUniverso lo ha intervistato in esclusiva per conoscere meglio la storia di questa squadra che ha fatto innamorare della palla a spicchi un’intera regione.

L'ingresso della scuola di San Giuseppe
L’ingresso della scuola di San Giuseppe

Flaminio Mancaleoni, qualche anno fa, scrisse un libro intitolato “Da San Giuseppe al paradiso”. Ora questo paradiso è diventato qualcosa di più dopo la vittoria dello scudetto da parte della Dinamo?

Direi che il vero paradiso è questo. Quando è nata la Dinamo si pensava a sopravvivere, a trovare un campetto dove giocare e divertirsi, non pensavamo di poter arrivare a questo. Forse lo sognavamo un po’, perché da ragazzi si sogna sempre. Allora era davvero un sogno. Fino a poco tempo fa, per quanto mi riguarda, era davvero impensabile.

In quella sera del 23 Aprile del 1960 cosa passava per la vostra testa quando avete deciso di fondare quella che poi sarebbe diventata la miglior squadra della storia della Sardegna del basket?

Non abbiamo pensato moltissimo, per la verità. Abbiamo pensato soltanto che visto che stavamo bene insieme, era il caso di organizzare un po’ questo stare insieme. Pensavamo soltanto più o meno all’oggi, non pensavamo a fondare qualcosa che potesse avere un grande avvenire. Il nostro obiettivo era quello di stare bene insieme e riuscire a sopravvivere, tutto qua. Allora a Sassari non c’era molto da fare: si andava al cinema qualche pomeriggio e a ballare nei fine settimana. Abbiamo pensato di aggiungere qualche cosa che riempisse le nostre giornate, tolto lo studio e le passeggiate in Piazza d’Italia. Ecco, tutto qua. Poi, a mano a mano che è passato il tempo, le cose sono invece andate avanti e inconsapevolmente era nato qualche cosa che abbiamo visto crescere ogni giorno di più.

dinamo 1965-66
Una formazione della Dinamo 195-66 al Meridda (dinamo1960.blogspot.com)

Al campetto di San Giuseppe dove facevate le vostre prime partite, si racconta che il custode vi mandasse via durante la partite, può raccontare una storia particolare sulle prime partite della storia della Dinamo?

Chiamiamole partite, ma la verità è che andavamo lì, tiravamo fuori un pallone – in cuoio e da gonfiare tra l’altro- e cominciavamo a giochicchiare provando ad imitare cose che avevamo visto qua e là. In realtà non erano vere partite, ma quattro palleggi tra amici. Le vere partite sono cominciate dopo. Forse è stato un bene che il custode ci abbia mandato via, perché ci siamo incaponiti e siamo passati dal campetto di San Giuseppe prima alla palestra ex-Gil- è la palestra alle spalle dell’ex Cinema Astra- e poi ad una palestra in cui si poteva soltanto allenare, grazie ad un’autorizzazione che il nostro Presidente Giovanni Pilo ebbe dalle autorità scolastiche (un lusso, al tempo, perché coperta). Le partite invece si giocavano al Meridda, un campo poco distante alle spalle dell’Istituto d’arte, nei pressi della palestra Gil. Il campo era regolamentare ma scoperto, con il fondo in cemento e bagni praticamente inesistenti: c’era una vasca per lavare i panni in cui ci si dava una sciacquata. Io per fortuna in quel campo non ci ho mai giocato, ho soltanto assistito gli altri che giocavano. Dico per fortuna perché quando si cadeva ci si sbucciava le ginocchia e ci si rovinava.

Emanuele Rotondo (dinamo1960.blogspot.com)
Emanuele Rotondo (dinamo1960.blogspot.com)

Sono passati tantissimi giocatori tra stranieri e italiani alla Dinamo. C’è qualcuno che le è rimasto particolarmente nel cuore in tutta la storia della Dinamo?

Fra gli italiani io posso citare Giuseppe Pilo. Ottimo giocatore, primo prodotto del vivaio Dinamo e convocato anche in allenamento dalla nazionale Juniores nei primi anni ’60. Poi andando avanti nel tempo devo ricordare Silvio Angius, non nato alla Dinamo ma alla Torres, che giocò anche nel Brill Cagliari e poi tornò a Sassari e fu uno dei pilastri della Dinamo che stava crescendo. Sempre tra i prodotti del vivaio della Dinamo bisogna ricordare Emanuele Rotondo, che credo sia conosciuto e amato da tutti, e che fu allenato da Adriano Mazzanti, uno dei primi e più produttivi giocatori della Dinamo. Poi, per quanto mi riguarda, credo che un posto debba averlo Travis Diener, a prescindere dai risultati, perché ci ha fatto vedere delle cose fantastiche come nel basket che io sognavo da piccolo e che vedevo giocare qualche volta in televisione nella NBA. Il basket ai massimi livelli ce l’ha fatto vedere lui. E poi ovviamente, i campioni di oggi, che ci hanno regalato  un sogno incredibile. In questo momento li amo tutti.

sardara sassariLa Dinamo ha più volte rischiato di scomparire, soprattutto a causa di problemi economici. Ha mai pensato che quel sogno stesse svanendo, soprattutto nel 2010? 

Ho avuto molta paura che la Dinamo potesse scomparire, ma allo stesso tempo molta fiducia. La Dinamo ha passato veramente tanti brutti momenti, come durante la prima promozione dalla serie regionale alla serie nazionale e con le quattro lire con cui fino a quel momento avevamo mandato avanti la squadra non potevamo pensare di continuare, però in quel momento arrivarono degli imprenditori in grado di far proseguire il sogno. Ogni volta che la Dinamo si è trovato in difficoltà e sul punto di scomparire, a Sassari c’è sempre stato qualcuno pronto a dare una mano e farsi carico di portarla avanti. La Dinamo non è nata sulla base di calcoli, ma sulla base di passioni. Questa è una società nata in questa città e finché a Sassari e nell’Isola si troveranno queste risorse io non avrò paura di vedere la Dinamo scomparire. E’ una cosa troppo importante per Sassari e ora, grazie a Stefano Sardara, anche per la Sardegna intera.

Drake Diener è stato uno degli storici giocatori della Dinamo.
Drake Diener è stato uno degli storici giocatori della Dinamo.

L’ultima domanda: dopo l’ultimo tiro di Drake Diener, che paradossalmente è stato un giocatore bianco-blu, che ha regalato lo scudetto alla Dinamo, qual è stata la sua reazione dopo il rimbalzo di Logan? 

Non lo so bene, certamente ho avuto una serie di sentimenti accelerati quando ho visto Drake tirare: “Drake, ti ho tanto voluto bene, non farci questo”. In un primo momento, quanto è cominciata la serie con Reggio, ho pensato: “C’è Drake con loro, se dovessero vincere sarà meno dura, in fondo abbiamo voluto tanto bene a Drake”, ma alla fine volevo questa vittoria e non c’era Drake che tenesse.

Tutta la redazione ringrazia il Signor Cecaro per la gentile disponibilità.

 

Mattia Moretti

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