George Mason University: La storia di Cenerentola

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Fairfax è una piccola cittadina nel nord della Virginia, a sola mezz’ora di macchina da Washington; centro residenziale immerso nel verde e ritenuto come uno dei luoghi migliori dove poter vivere negli interi Stati Uniti. A Fairfax ha sede il campus della George Mason University, università pubblica fondata nel 1957 che conta più di 30.000 studenti, dato che la rende la più grande università dello stato della Virginia. A differenza di molte altre università americane sicuramente George Mason da un minore spazio alle attività sportive, offre poche borse di studio per meriti sportivi e ha punteggi d’ingresso molto alti; tutto ciò comporta che se siete un giocatore di basket o di football appena uscito dalla high school, difficilmente sarete pronti a fare carte false per andare a giocare in quel di Fairfax. Ciò non significa che lo sport venga considerato come poco importante dagli studenti e dalla comunità locale, anzi, proprio perché molto spesso alcuni dei membri delle squadre sono studenti normalissimi, che non hanno ricevuto alcuna borsa di studio, ma che pagano la retta e seguono quotidianamente i corsi come tutte le altre matricole, il senso d’identificazione nei Patriots è molto forte (il nome Patriots, patrioti, è legato alla figura a cui l’università è intitolata, George Mason, patriota considerato fra i “padri fondatori” degli States).

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Tony Skinn

Ed è così che, in questo contesto, i George Mason Patriots si stanno preparando per la stagione NCAA 2005-06, che disputeranno all’interno della CAA, la Colonial Athletic Association, assieme ad università ben poco blasonate come Hofstra, Northeastern ed Old Dominion a tal punto che il livello della conference è cosi basso che per gli incontri di stagione regolare non è prevista nessuna diretta televisiva. La squadra è composta soprattutto da sophomore e junior ma ruota attorno ai tre giocatori all’ultimo anno: la coppia play-guardia Lamar Butler-Tony Skinn ed il centro Jay Lewis, a completare il quintetto la guardia-ala Folarin Campbell ed il 4 Will Thomas. La prima cosa che salta all’occhio nel guardare i cinque giocatori di George Mason è l’evidente differenza fisica con gli avversari: Lewis è alto 2 metri esatti ed è il centro della squadra e anche gli altri membri del quintetto sembrano “sotto-dimensionati” per il loro ruolo, sono in molti a pensarla così ed infatti gli “analysts” ad inizio stagione non danno gran peso ai Patriots mettendoli al terzo/quarto posto nella CAA; non è dello stesso parere il signore seduto sulla panchina di George Mason, Jim Larranaga, figlio di emigrati cubani cresciuto nel Bronx e con un passato da giocatore a Providence, siede sulla panchina di George Mason dal ’97 dopo essere stato assistente a Davidson e a Virginia e capo-allenatore a Bowling Green, non proprio uno dei college più famosi d’America. Larranaga, famoso per le discussioni non molto pacate che spesso ha con gli arbitri, è convinto invece che la squadra può vincere la conference e tornare al torneo NCAA per la quarta volta nella sua storia (le apparizioni precedenti risalgono al 1989,1999 e 2001 e corrispondono ad altrettante eliminazioni immediate).

La panchina dei Patriots
La panchina dei Patriots

La stagione ha inizio con due sconfitte contro Wake Forest e Creighton, in cui i limiti di fisico e le rotazioni troppe corte vengono subito a galla. Nonostante questo i Patriots proseguono con vittorie convincenti contro avversari del loro livello ma vengono puntualmente sconfitti quando trovano avversari di conference più importanti (Mississippi State) e si presentano ad inizio Gennaio, per le gare di conference, con un mediocre record di 7-4. Quando cominciano i match della CAA la stagione sembra svoltare e in 40 giorni George Mason vince 13 partite su 14, l’attenzione verso la squadra di coach Larranaga comincia a salire: a stupire è il loro gioco velocissimo favorito da un quintetto praticamente di soli piccoli; i giocatori del quintetto giocano una media di più di 30 minuti a partita, a loro si aggiungono dalla panchina Gabe Norwood e Sammy Hernandez, rotazione cortissima a sette giocatori, anche perché gli altri cinque membri della squadra sono normali studenti, che non hanno ricevuto nessuna borsa di studio per il basket e che quindi entrano solo a risultato già acquisito (ma che in caso di un loro canestro fanno impazzire i 10.000 del Patriot Center). A questo punto, il 16 Febbraio, la squadra gioca un match di extra-conference a Wichita, contro Wichita State e per la prima volta in stagione i Patriots hanno l’occasione di andare in diretta nazionale su ESPN e a sorpresa arriva un’insperata vittoria: 70-67 grazie ad una tripla di Tony Skinn a tempo praticamente scaduto; la notizia più bella arriva due giorni dopo, George Mason viene, per la prima volta nella storia inserita nel ranking, al n.25. La gioia però dura poco e i Patriots cadono subito in casa di Hofstra e la settimana successiva escono dal ranking e si presentano al torneo della CAA con un record di 22-6 che però gli consente, grazie ad un 15-3 nelle gare di conference, di essere primi in regular season ed avere, in teoria, un calendario agevole fino alla finale del torneo della conference.

Jim Larranaga
Jim Larranaga

Nei quarti di finale contro Georgia State (che ha un record opposto a quello dei Patriots, 3-15!) arriva una vittoria solo ai supplementari e in semifinale una pesante sconfitta 58-49 ancora contro Hofstra senza aver mai dato l’impressione di poter davvero recuperare. Le certezze costruite durante la stagione, che avevano portato la squadra anche all’interno del ranking, sembrano svanite e con due brutte sconfitte nelle ultime tre partite (che fissano il record sul 23-7) qualcuno comincia a mettere addirittura in dubbio la partecipazione al torneo, visto che persa la possibilità di vincere la CAA, bisogna sperare in un invito da partire del comitato di selezione dell’NCAA. Nonostante le difficoltà finali George Mason viene invitata al torneo e riceve il seed n.11, facendo storcere il naso a molti giornalisti americani che sui giornali e nelle tv criticano la squadra di coach Larranaga definendola inadeguata; le parole dell’allenatore non si fanno attendere “Se siamo arrivati qua non siamo certi inadeguati. Vedrete chi siamo”.

Folarin Campbell e Will Thomas festeggiano l'upset contro Michigan State.
Folarin Campbell e Will Thomas festeggiano l’upset contro Michigan State.

Il 17 Marzo nell’arena dell’università di Dayton l’avversario da affrontare si chiama Michigan State, seed n.6, ma che l’anno prima ha disputato le Final Four; la squadra di Tom Izzo è destinata ad una passeggiata secondo i media, ad “aiutarla” ancor di più ci pensa la squalifica di un turno nei confronti di Tony Skinn, colpevole di uno spintone nei confronti di un giocatore di Hofstra nella semifinale del torneo di conference. Gli Spartans dovrebbero quindi avere vita facile ma si accorgono immediatamente che non è così e chiudono l’intervallo sotto di tre ma sembrano rimettere le cose a posto tornando in vantaggio a sei minuti dalla fine, a questo punto però si scatenano Folarin Campbell, autore 10 punti negli ultimi cinque minuti (saranno 21 alla fine) e Will Thomas, che cattura praticamente tutto (chiuderà con 18 punti e 14 rimbalzi) che portano i Patriots ad un pazzesco upset per 75-65, che è anche la prima vittoria dell’università nel torneo NCAA.
Non c’è neanche il tempo di festeggiare che due giorni dopo bisogna affrontare North Carolina, n.3 del tabellone, che difficilmente, dopo aver visto la “fine” degli Spartans, si sarebbe fatta trovare impreparata; negli spogliatoi coach Larranaga chude il classico discorso pre-gara affermando che “loro pensano di essere Superman, ma guardate il colore delle vostre magliette, verde, come la kryptonite, avete tutto per vincere questa partita”. Le parole non sembrano avere l’effetto sperato e dopo soli cinque minuti i Tar Heels sono già 16-2, tutti cominciano a pensare che i ragazzi in giallo-verde abbiano dato tutto due sere prima e siano destinati ad una batosta di enormi proporzioni, ma i Patriots si svegliano, serrano le maglie in difesa e grazie ad alcuni errori di North Carolina restano in partita portandosi all’intervallo sotto di sette, 27-20. Nella ripresa la squadra parte a razzo ed in tre minuti si porta in vantaggio sul 32-30, la partita è dura e fisica, ma nonostante siano più piccoli i Patriots non si fanno intimidire riuscendo a non soccombere a rimbalzo, mentre a risolvere molti problemi in attacco ci pensa Lamar Butler, 18 punti per lui, con molti tiri sulla sirena dei 35 secondi;  nell’ultimo minuto non servono i falli di North Carolina, i giocatori non sbagliano un colpo dalla lunetta e vanno a vincere 65-60.

Lamar Butler sulla copertina di Sports Illustrated.
Lamar Butler sulla copertina di Sports Illustrated.

A questo punto la squadra è sulla bocca di tutti e sono ovviamente loro la Cinderella, la cenerentola del torneo; nella settimana che precede le Sweet 16 l’attenzione verso la squadra cresce a dismisura, tutti vogliono vedere i Patriots (anche perché durante l’anno causa “embargo” della tv ed una sola diretta non gli aveva visti praticamente nessuno), al punto che coach Larranaga è costretto a chiudere gli allenamenti alla stampa affermando che era impossibile concentrarsi con tutta quella gente intorno; i giornalisti faranno comunque in tempo a vedere una scena fra l’allenatore e Lamar Butler, con il secondo finito, a sua insaputa, sulla copertina di Sports Illustrated, e che nel momento in cui il coach mostra a lui la celebre rivista scoppia in lacrime per l’emozione.
Le partite di finale del regional si disputano a Washington, trenta minuti dal campus, e la capitale viene invasa da una marea gialloverde; l’avversario nelle Sweet 16 è Wichita State, n.7, già battuto in stagione ma che a sorpresa nel turno precedente ha eliminato Tennessee. Il primo tempo disputato dai Patriots è semplicemente perfetto: difesa asfissiante che costringe gli avversari a palle perse e tiri forzati, contropiedi veloci e tiri ben costruiti che chiudono la prima frazione sul 35-19, quasi troppo poco lo scarto per quel che s’è visto in campo. La ripresa scorre veloce senza troppi problemi, Wichita State riesce a ridurre lo scarto in doppia cifra con un parziale negli ultimi due minuti che chiude il match sul 63-55, che non rende però l’idea della differenza fra le due squadre. Ora la squadra si trova in un posto impensabile solo 10 giorni prima: la finale del Regional, ad una vittoria dalla Final Four di Indianapolis; l’avversario si chiama Connecticut, ha vinto la Big East e da inizio stagione è una delle più serie candidate alla Final Four, trascinata dal talento di Rudy Gay, tanto che gli Huskies a fianco del loro nome hanno il numero 1 del tabellone. A riscaldare il clima nel pre-partita ci pensa ancora una volta coach Larranaga che carica i suoi dicendo che i loro avversari non sanno neanche in che conference gioca George Mason; la partita comincia sul filo dell’equilibrio e con una tenacia incredibile i Patriots restano attaccati a UConn che riesce però a piazzare un parziale di 15-2 negli ultimi cinque minuti del tempo chiudendo in vantaggio 43-34 la prima frazione. La squadra di Larranaga non molla mai e prima con un pazzesco canestro in controtempo di Skinn (che perde il controllo della palla ma riesce a cambiar mano mentre sta cadendo) e poi con due triple di Campbell pareggia sul 49 pari e passa anche in vantaggio con un’altra tripla, questa volta di Butler (che deve dire grazie ad un rimbalzo offensivo di Thomas). I cinque membri del quintetto giocano una partita meravigliosa per intensità, sia in attacco che in difesa ed una tripla di Skinn a cinque minuti dal termine da ai Patriots il più 4 (67-63). I Patriots entrano nell’ultimo minuto sempre in vantaggio di 4 ma un gioco da tre punti di Marcus Williams porta gli Huskies sul meno uno, per il 71-70; nonostante questo a 20 secondi dal termine grazie ai liberi di Lewis e Butler si è sempre sul più 4 Patriots. Marcus Williams segna però subito un jumper per il meno due e Tony Skinn subisce fallo con ancora 6 secondi sul cronometro: libero sbagliato e rimbalzo di Rudy Gay che fa un passaggio lungo verso Denham Brown, l’ala di UConn attacca il canestro, evita la stoppata di Folarin Campbell ed appoggia al vetro sulla sirena: 2 punti e supplementare. Qualsiasi squadra uscirebbe distrutta da una situazione come questa ma i Patriots non sono una squadra qualsiasi ed i soliti cinque si portano in vantaggio 82-78 a 2 minuti dalla sirena, grazie soprattutto a due bellissimi ganci di Thomas; i gialloverdi entrano nell’ultimo minuto in vantaggio di cinque, entrambe le squadre sbagliano ma una tripla di Williams a 10 secondi dal termine da UConn il meno 2 (86-84), ancora una volta George Mason sbaglia i liberi e gli Huskies hanno la palla per vincere ma la tripla di Brown finisce sul ferro: finisce 86-84 con i Patriots che volano ad Indianapolis.

I giocatori di George Mason festeggiano la vittoria del Regional.
I giocatori di George Mason festeggiano la vittoria del Regional.

I giocatori sono increduli, salgono sul tavolo dei commentatori e lanciano le loro maglie ai tifosi, Jim Larranaga corre per il campo mostrando la retina come un trofeo, le tantissime persone arrivati da Fairfax sono in estasi per la prima Final Four nella storia del college.  A riassumere cos’è stata la partita ci pensa il leader di UConn, Rudy Gay, che dichiara: “Hanno giocato duro e con un sacco di cuore. Queste sono le uniche cose che contano in partite come questa”. Ora qualcuno vede addirittura George Mason, per l’entusiasmo che s’è creato intorno alla squadra, come la possibile favorita ma il 1 Aprile all’ RCA Dome di Indianapolis l’avversario è di quelli duri: Florida, la squadra che più ha impressionato durante il torneo, guidata da Joakim Noah, Al Horford e Corey Brewer. I Patriots restano attaccati nel primo tempo (31-26) ma nel secondo, per la prima volta in stagione, la profondità della panchina dei Gators pesa profondamente e George Mason è costretta a cedere, 73-58, nonostante i ragazzi in gialloverde non abbiano mollato fino all’ultimo. Florida s’è dimostrata squadra perfetta, forse la più forte squadra vista nel college basket negli ultimi 10 anni, tanto che vincerà quel titolo e anche quello dell’anno successivo, troppo forte anche per Cenerentola che ha visto scoccare la mezzanotte e a dovuto abbandonare il grande ballo, non prima però di aver incantato ed entusiasmato una nazione intera.

I bobble-head celebrativi dei cinque membri del quintetto.
I bobble-head celebrativi dei cinque membri del quintetto.

Dopo quella corsa verso le Final Four i giocatori di George Mason si sono separati ed hanno cominciato a girare il mondo, parecchi di loro li abbiamo visti anche in Italia: Tony Skinn in Legadue a Pistoia, Folarin Campbell a Rieti, Casale, Sant’Antimo e Brindisi, dove lo scorso anno s’è trovato di fronte Will Thomas, che giocava per Avellino e ora è in Spagna, all’Unicaja; il sesto uomo Gabe Norwood è finito nelle Filippine (dove il basket è sport nazionale) ed ha anche preso il passaporto di quella nazione. Tutti i membri della squadra si ritrovano ogni anno, intorno al mese di Luglio, per celebrare questa stagione ed essere ogni volta acclamati dai tifosi e per ricordare, come ha detto Lamar Butler che “quello che coach Larranaga ci ha insegnato è che se in questo sport credi veramente di poter fare una cosa allora puoi anche farla accadere”.

Redazione BasketUniverso

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