Gerald Green: “Non c’è un giorno in cui non pensi al dito che ho perso”

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In un’intervista al Sun Sentinel il neo-giocatore dei Miami Heat Gerald Green ha parlato di un argomento fortemente personale che lo tocca da vicino: il dito che perse da giovane appendendosi al ferro mentre indossava l’anello della madre. Fino ad ora il giocatore era sempre rimasto molto riservato sulla questione.

Il giocatore ricordando l’episodio ci si riferisce come ad una scena tratta da “Terminator 2”:

Non si vedeva altro che il bianco dell’osso.

Il dito era ormai inutilizzabile e l’amputazione fu l’unica soluzione. Questo però ha creato molti problemi al giocatore, persino in un giorno felice come quello in cui venne draftato:

Se si va ripescare il video in cui sto con David Stern, quando vado a stringergli si può notare come io tenga la mia mano destra in tasca e come lui mi dica “Togli la mano dalla tasca“. Mi sono sempre vergognato di questa cosa. Ma penso che stia migliorando con l’età. Mi piacerebbe essere un esempio per le altre persone.

Anche nella quotidianità la cosa fu un grosso problema:

Penso che la cosa che mi fece più male furono le conseguenze del perdere il dito: l’essere preso in giro, l’aver paura di parlare della cosa perché mi distruggeva o il nascondere costantemente la mano nella tasca. Queste sono le cose che ho dovuto passare. E da bambino soprattutto. I bambini si divertono a prendere in giro perché tu hai questo o quel problema. Però tutto questo mi ha permesso di essere chi sono oggi. Non c’è però un giorno in cui non pensi a come sarebbe avere ancora il dito. 

 

 

 

Mattia Moretti

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