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I 10 giocatori NBA più ricchi della storia

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In qualsiasi parte del mondo, qualsiasi bambino che inizi a giocare a pallacanestro ha come sogno quello di arrivare a giocare nella NBA. Inutile negarlo: possono esserci estimatori del basket europeo rispetto a quello americano, tifosi che preferiscono un livello di gioco più o meno fisico, spettatori rimasti legati alla pallacanestro “di una volta” e critici verso quella odierna, ma ogni appassionato di questo sport, almeno una volta nella sua vita, ha sognato di arrivare a giocare nella NBA o di emulare le gesta di qualche suo grande campione.
La NBA suscita emozioni. È un simbolo, un traguardo da raggiungere o un mondo da cui rimanere ammaliati.

Nella realtà dei fatti però, al di là di qualsiasi legittimo aspetto emotivo, la National Basketball Association è soprattutto una gigantesca macchina da soldi. Adam Silver e colleghi si trovano a gestire un’organizzazione estremamente complessa che tra diritti televisivi, merchandising, sponsorizzazioni, biglietteria e altri settori smuove cifre nell’ordine dei miliardi di dollari.

Una grossa fetta degli aspetti economici legati alla NBA è rappresentata però dai giocatori. Con il salary cap (tetto massimo di spesa annua che ogni franchigia NBA può destinare al pagamento degli stipendi dei membri del suo roster) che attualmente si attesta a 122 milioni USD, ed un salary floor (limite minimo, obbligatorio) che corrisponde al suo 90%, il calcolo è presto fatto: la cifra totale che annualmente le trenta squadre partecipanti alla lega destinano al pagamento degli stipendi è superiore ai 3 miliardi di dollari.

Tra i circa 500 giocatori che ogni anno scendono sui parquet statunitensi però, la distribuzione di questo budget non è ovviamente equa. Meriti sportivi, appeal di immagine e scelte strategiche di ogni franchigia fanno sì che si passi da contratti al limite salariale garantito dai regolamenti della lega agli accordi faraonici delle superstar che fanno invidia ai vari Cristiano Ronaldo, Lewis Hamilton e gli altri paperoni del mondo dello sport. È così che, per la stagione 2021/2022, si va dal milione abbondante garantito dal minimo salariale ai 45,780,966$ guadagnati da Stephen Curry grazie al suo contratto stellare da 215 milioni di USD in 4 anni.

A partire dagli anni Ottanta/Novanta e dall’espansione a livello globale della NBA, le superstar della lega riescono ad incrementare ulteriormente i propri guadagni grazie a molti fattori extra-campo. Contratti pluriennali con i più grandi marchi di qualsiasi settore commerciale sono all’ordine del giorno e, difatti, in cima alla classifica dei giocatori NBA più ricchi della storia c’è proprio colui che è stato il motore principale di quella golden age della lega: Michael Jeffrey Jordan. Si pensi che, del suo patrimonio di circa 1.5 miliardi di USD, Jordan ne ha guadagnati giocando “solo” 94 milioni (in 13 stagioni).

Con il passare del tempo, l’evolversi della lega e l’ingigantirsi del giro d’affari attorno alla National Basketball Association, anche le cifre destinate al pagamento degli stipendi dei giocatori sono notevolmente cambiate. È sotto gli occhi di tutti che un giocatore del calibro di MJ oggi guadagnerebbe cifre ben diverse da quelle ottenute a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta.
Paragonare giocatori diversi, cifre diverse e contesti diversi, però, sarebbe profondamente sbagliato oltre che estremamente complicato.

Quello che ci limiteremo a fare qui di seguito, dunque, è stilare una TOP 10 dei giocatori NBA più pagati di sempre in termini di “stipendio”, escludendo sponsorizzazioni ed altre fonti di guadagno. Anche a livello temporale, ci limiteremo a prendere in considerazione le cifre ottenute fino alla stagione in corso, senza contare i pagamenti previsti per i prossimi anni dai contratti pluriennali già firmati da alcuni giocatori.

 

10) BLAKE GRIFFIN $255,764,829

griffin

Al decimo posto subito un outsider, uno di quelli “che non ti aspetti” perché negli ultimi anni Blake Griffin è uscito un po’ dai radar di quelle che vengono considerate superstar della NBA. Non bisogna dimenticarsi, però, che la prima scelta del Draft 2009 è stato a lungo un protagonista della lega, soprattutto per via del suo atletismo dirompente. Le prestazioni migliori, che gli sono valse il titolo di Rookie dell’Anno nel 2011 e sei partecipazioni al All Star Game, Griffin le ha offerte sicuramente in quei Los Angeles Clippers in cui è riuscito a trovare la giusta continuità. Dopo gli anni da rookie, il primo vero contratto Griffin lo firma nel 2013 e si aggiudica circa 90 milioni in 4 anni. La sua crescita in campo, unita all’evoluzione della sua immagine (impossibile dimenticare lo Slam Dunk Contest vinto portando sul parquet Baron Davis, un’automobile e un coro gospel) e delle condizioni finanziarie della NBA, nel 2017 Griffin firma il “contratto della vita”, un quinquennale da più di 170 milioni di USD guadagnati nonostante la trade che lo ha portato a lasciare la California per trasferirsi a Detroit. Chiusa la parentesi Pistons, il nativo di Oklahoma City si accasa al minimo salariale ai Brooklyn Nets di Durant, Irving e Harden, con la speranza di arrivare finalmente a giocarsi l’anello.

 

9) CARMELO ANTHONY $262,523,093

Uno dei talenti più discussi dell’intera NBA, capace di vincere tre ori olimpici con Team USA, partecipare 10 volte al NBA All Star Game ed essere il top scorer della lega nel 2013, ma anche di molte stagioni sottotono con pioggia di critiche da parte dell’opinione pubblica. L’incostanza di ‘Melo trova conferme anche a livello contrattuale, con le cifre che vanno in crescendo nei suoi anni migliori e poi si abbassano drasticamente con l’inizio delle difficoltà sul parquet. Selezionato come 3° scelta nel glorioso Draft 2003, Anthony fa le fortune dei Denver Nuggets che nel 2009 raggiungono le finali di Conference per la prima volta dopo più di vent’anni. Dopo aver guadagnato circa 75mln in otto anni in Colorado, ‘Melo fa il vero salto di qualità con il contratto che gli offrono i New York Knicks, un quinquennale al massimo salariale da 124,064,681$.
I sei anni nella Grande Mela coincidono con l’ultimo periodo all’apice per Anthony, che da lì in avanti inizia a cambiare varie franchigie NBA senza mai riuscire ad esprimere al massimo il suo potenziale. Un anno ad OKC ancora ad ottime cifre (26 milioni per la singola stagione), poi uno a Houston, due a Portland ed infine l’approdo alla corte di Lebron a Los Angeles, sponda Lakers, sempre però con contratti intorno al minimo salariale.

 

8) JAMES HARDEN $268,660,574

NBA James Harden

Terza scelta del Draft 2009 dietro al già citato Blake Griffin e alla meteora tanzaniana Hasheem Thabeet, il “Barba” è sicuramente una delle icone della lega a livello mondiale. Entrato nella NBA nell’ottimo contesto della OKC di Durant e Westbrook, si trova subito a suo agio e diventa un pilastro della squadra. Il ruolo di terzo violino lo porta però presto a cercare fortuna altrove, e allora dopo appena tre anni ai Thunder si trasferisce a Houston con i Rockets che puntano forte su di lui offrendogli quasi 80 milioni in 5 anni. Al termine di quell’accordo, Harden rinnova ancora con la franchigia texana che premia la sua stella con una rinegoziazione che lo porterà a raggiungere 118 milioni totali entro il 2020. Il vero contratto faraonico per Il Barba arriva solo più tardi, quando Houston decide di affiancargli Westbrook per provare l’assalto al titolo: ad Harden, uomo-franchigia, spettano 171 milioni in 4 anni che lo portano ad essere uno dei giocatori più pagati della lega. Le divergenze con la dirigenza, l’età che avanza ed il mancato “decollo” definitivo del progetto Rockets convincono Harden a lasciare il Texas per trasferirsi a Brooklyn nel tentativo di riuscire a conquistare il tanto desiderato anello. Nonostante l’attuale contratto sia ancora lontano dall’esaurirsi, sul piatto di Harden sembra però già esserci pronta un’offerta dei Nets che sarebbero disposti ad offrirgli un’estensione quadriennale a 227 milioni totali che porterebbe il Barba ad essere il primo giocatore della storia a sfondare il muro dei 60 milioni annui.

 

7) SHAQUILLE O’NEAL $286,344,668 (ritirato)

shaq

Big Diesel, Big Aristotle, Last Center Left, Most Dominant Ever, o più semplicemente Shaq. Shaquille Rashaun O’Neal è stato ed è uno dei personaggi più iconici della National Basketball Association: tanto estroverso fuori dal campo nelle vesti di attore/rapper/opinionista TV, quanto dominante sul parquet, dov’era talmente dirompente da costringere gli avversari a coniare una tattica apposta per riuscire a fermarlo, l’Hack-a-Shaq. Per capire la portata del “fenomeno Shaq” basta notare che è uno degli unici due membri di questa speciale classifica ad appartenere ad una NBA lontana, più distante dagli attuali livelli di affari della lega e dalle cifre miliardarie. Nei suoi diciannove anni di carriera, O’Neal è riuscito a guadagnare (per ora) cifre più alte di superstar del calibro di James Harden e Carmelo Anthony, sebbene la partita sia ancora aperta e in molti abbiano ancora la chance, se non la certezza, di superarlo entro poche stagioni. Gli anni d’oro di Big Diesel sono stati sicuramente quelli passati in California, sponda Lakers, nonostante il rapporto di amore-odio con l’altra stella Kobe Bryant. Le otto stagioni a Los Angeles sono fruttate a Shaq la bellezza di più di 160 milioni di dollari, a cui se ne aggiungono altri 80 divisi quasi equamente tra i due anni a Miami e i due a Phoenix, altri 20 nella stagione di Cleveland e i 18 delle prime ad Orlando. Senza fare ulteriori conti, si può essere però abbastanza decisi nell’affermare che il patrimonio di Shaq abbia continuato a crescere anche dopo il suo ritiro dalla pallacanestro, grazie alla sua grande abilità nel reinventarsi e continuare a rimanere al centro della scena.

 

6) RUSSELL WESTBROOK 288,581,670

westbrook

Per Mr. Tripla Doppia, nonché MVP 2017 e 9x All Star, il meglio deve ancora venire. La stagione in cui Westbrook guadagnerà di più nella sua vita sarà infatti quella 2022-23. Selezionato dai Seattle Supersonics nel 2008, il suo primo approccio alla NBA coincide con il trasloco della franchigia ad Oklahoma. Westbrook si inserisce bene fin da subito nel contesto dei Thunder e dopo una prima buona stagione da rookie, diventa uno dei big three della squadra insieme a Durant e Harden. OKC premia la sua stella con un rinnovo da 78,5 milioni in 5 anni e la scelta si rivela corretta, perché Russell dà un contributo fondamentale alla cavalcata che nel 2012 porta i Thunder a vincere la Western Conference e ad arrendersi nelle NBA Finals solo agli Heat di Lebron. Dopo gli addii di Harden, al termine di quella stagione, e di Durant nel 2016, OKC punta tutto sul #0 che firma un’estensione contrattuale di tre anni ad 85,5 milioni di dollari. Gli anni da uomo-franchigia consentono a Westbrook di infrangere il record di triple doppie in una singola stagione, ma neanche l’arrivo di Paul George permette ai Thunder di risollevarsi. Complici gli adeguamenti del salary cap, la stella californiana strappa ad Oklahoma un ultimo contratto faraonico da $206,794,070 in 5 anni prima di essere scambiato prima ai Rockets, poi a Washington ed infine ai Lakers. È proprio quest’ultimo accordo che gli permetterà, nella prossima stagione, di arrivare a guadagnare più di 47 milioni in un anno, il suo stipendio massimo in carriera.

 

5) KEVIN DURANT $306,172,746

kevin durant

Dopo una prima stagione a vestire i colori, ormai vintage, dei Seattle Supersonics, KD indossa per ben otto stagioni quelli degli Oklahoma City Thunder che sanciranno la sua definitiva consacrazione a superstar della lega. Nonostante una prima stagione deludente a livello di squadra, Easy Money Sniper viene eletto Rookie of the Year e conquista la scena, affermandosi come uno dei principali talenti offensivi della NBA. Ad OKC, Durant esprime tutto il suo valore ed ottiene numerosi riconoscimenti individuali, tra cui quello di MVP della regular season, oltre che contratti per più di 100 milioni di USD. Lo sforzo però non è sufficiente e i Thunder si arrendono prima ai Mavericks in finale di Conference nel 2011, poi agli Heat nelle NBA Finals 2012 e poi nuovamente nella finale ad Ovest contro i Golden State Warriors nel 2016. È proprio la sconfitta contro Steph Curry e compagni a mettere fine all’era Durant ad OKC, perché nell’estate successiva il nativo di Washington decide di unirsi ai GSW, “barattando” uno stipendio più basso (si fa per dire) a quello che avrebbe potuto ottenere altrove in cambio di una squadra di stelle con cui vincerà due titoli NBA. Chiusa l’esperienza nella baia, ed accumulati ben 80 milioni in soli tre anni, Durant sposa il progetto Brooklyn Nets con i quali da free agent firma un quadriennale da più di 160 milioni di dollari ancora in corso. Anche per lui, come per il suo compagno di squadra Harden, si parla già di rinnovo a cifre ancor più elevate per i prossimi anni, e dunque di possibilità di scalare diverse posizioni nella nostra speciale classifica.

 

4) KOBE BRYANT 323,312,307 (ritirato)

kobe bryant

Sulla carriera di Bryant ogni parola sarebbe superflua: 5 volte campione NBA, una volta MVP della stagione, due volte MVP delle finali, due volte miglior marcatore della stagione, 18 apparizioni all’All Star Game e 11 presenze nel NBA First Team, oltre ad una sfilza di record con cui si potrebbe riempire un libro intero ed una “mamba mentality” lasciata in eredità alle future generazioni di cestisti. Al di fuori del parquet invece, ed in particolar modo in ambito salariale, molte parole sono state spese, soprattutto negli ultimi anni di carriera del Mamba. Venti stagioni con i colori giallo-viola cuciti addosso, con la franchigia di Los Angeles che ha ricompensato la sua stella con oltre 323 milioni di dollari totali. Mentre i contratti stipulati ad inizio anni duemila, quando i Lakers dominavano in lungo ed in largo per la NBA e il duo Kobe-Shaq era a dir poco inarrestabile, sono stati tacitamente “approvati” da tutti, molte discussioni hanno suscitato invece gli ultimi anni di carriera di Bryant. Con un fisico sempre più deteriorato ed una squadra da rifondare, i tifosi si sono divisi per anni tra chi sosteneva che Bryant dovesse diminuire le proprie pretese per permettere ai Lakers di attrarre nuovi campioni e ripartire meglio e chi invece sosteneva che fosse giusto garantire a Kobe cifre degne di una superstar del suo calibro. Sta di fatto che, non lasciandosi influenzare dai commenti dei non addetti ai lavori, anche negli ultimi anni di carriera Bryant si è assicurato tra i 20 e i 30 milioni annui che gli hanno permesso di attestarsi, almeno per il momento, ai piedi del podio.

 

3) CHRIS PAUL 299,909,419

NBA Chris Paul player option

Uno dei playmaker più iconici della NBA degli anni Duemila. Nonostante la quinta scelta al NBA Draft 2005, Paul riceve subito la consacrazione come ROY affermandosi come uno dei migliori registi della lega. I New Orleans Hornets capiscono di avere tra le mani una giovane promessa e, terminato il contratto da rookie, gli offrono un aumento da 63 milioni in 4 anni. Paul continua a macinare prestazioni di ottimo livello tanto da convincere i Lakers a studiare una trade per portarlo a Los Angeles, sacrificando addirittura una pedina fondamentale come Pau Gasol, ma lo scambio non andrà mai in porto e allora Paul, dopo un altro anno a New Orleans, si trasferisce sì in California ma sponda Clippers. Nella Lob City di Paul, Griffin e DeAndre Jordan, il playmaker si conferma come uno dei più forti nel suo ruolo e strappa un aumento di stipendio che gli regala la “tripla cifra”, in termini di milioni ovviamente. Il contratto più importante della sua vita però lo firma a Houston, dopo una stagione in cui la squadra vola (prima in regular season) ma lui deve rinunciare a scendere in campo proprio nel momento clou, le finali di Conference in cui i Rockets saranno costretti ad arrendersi a Golden State anche in virtù della sua assenza. L’estensione contrattuale da 160mln in 4 anni lo convince a fermarsi un altro anno in Texas, prima che la dirigenza decida di spedirlo ad OKC in cambio di Westbrook. Paul non si arrende ai frequenti cambi di casacca e nel 2020 riparte da Phoenix, dove un anno dopo firma quello che con tutta probabilità sarà l’ultimo contratto monstre della sua carriera e che gli permetterà di arrivare alla soglia dei quarant’anni con uno stipendio da 30 milioni a stagione.

 

2) KEVIN GARNETT 334,304,240 (ritirato)

garnett

Ecco la sorpresa che nessuno si aspetta: al secondo posto della nostra Top 10 c’è Kevin Garnett. L’altro outsider dopo Shaquille O’Neal è proprio “The Big Ticket”, che ha accumulato un ingaggio totale da 334,304,240$ sicuramente frutto anche della sua longevità sul parquet. Le sue ventuno stagioni in NBA sono valse a KG diversi contratti degni di nota, oltre che un titolo NBA con i Boston Celtics, un titolo di MVP della stagione con i Timberwolves e 15 convocazioni al All Star Game. Dopo i primi anni da rookie, il primo contratto che Minnesota offre alla sua stella è subito da capogiro, se consideriamo le cifre e il contesto storico, e lascia senza parole l’intero mondo NBA che inizia a domandarsi come i T’Wolves possano gestire gli altri giocatori con un ingaggio così pesante come quello di KG: 126 milioni in 6 anni, cifre mai viste all’epoca. La scelta si rivela vincente sicuramente a livello individuale, perché The Big Ticket continua il suo percorso di crescita e si afferma come una superstar della lega, ma più discutibile a livello di squadra, con la franchigia di Minneapolis che ottiene come massimo risultato la finale di Conference nel 2004 e alcune altre partecipazioni ai playoff piuttosto deludenti. Nel 2007, con i Wolves in netto declino e dopo un nuovo contratto milionario, Garnett viene scambiato e approda ai Boston Celtics di Ray Allen, Paul Pierce e coach Rivers con i quali farà fortune. Anche in Massachusetts The Big Ticket si aggiudica contratti che in totale gli permettono di accumulare più di 100 milioni, arrotondati poi grazie alle ultime stagioni tra Brooklyn ed il ritorno in Minnesota.

Per colui che già prima della fine del XX secolo ha dato il via all’era dei contratti da centinaia di milioni di dollari, il secondo posto nella nostra Top 10 è sicuramente legittimo ma destinato a durare poco. Diversi sono i giocatori ancora in attività che, con gli accordi pluriennali già siglati, sono pronti a superarlo nel giro di poche stagioni.

 

1) LEBRON JAMES 387,384,119

lebron james

Sul trono della nostra classifica non poteva che esserci lui: il Re. Ormai da quindici anni dominatore della scena NBA, The Chosen One si è guadagnato sul campo il primo posto nella classifica dei paperoni cestistici giustificando gli introiti sul conto in banca con prestazioni di assoluto livello che gli hanno permesso di vincere titoli, infrangere innumerevoli record e ridare vita al dibattito sul giocatore più forte di sempre scomodando paragoni con talenti del calibro di Jordan e Bryant.

Dopo il primo contratto da rookie, LeBron firma subito un’estensione con i Cleveland Cavaliers da 60 milioni in 4 anni. Il vero punto di svolta nella carriera di James arriva però con la famosa decision nel 2010, quando King James si trasferisce a Miami che gli consente di mettersi in tasca un triennale da 100 milioni e la possibilità di dare l’assalto al titolo insieme a Wade e Bosh. Conclusasi la prolifera parentesi in Florida, James decide di non esercitare l’opzione per restare agli Heat e di tornare a Cleveland per provare a vincere anche a casa sua. Altro contratto da tre anni a circa 100 milioni e altra serie di successi per il Re, che insieme ad Irving porta il tanto desiderato titolo in Ohio. Dopo l’addio di Irving e la conclusione del contratto, James annuncia la propria volontà di lasciare nuovamente Cleveland e di trasferirsi a Los Angeles sponda Lakers dove lo aspettano un contratto faraonico quadriennale da 154 milioni di USD ed un altro titolo NBA. Nella stagione 2022-23 il Prescelto, all’età di 37 anni, guadagnerà ancora 44 milioni annui: vedremo se nella stagione successiva, quando sarà free agent, ci sarà spazio per un’altra firma dorata che gli permetterà di consolidare ancora di più il titolo di giocatore NBA più pagato di sempre oppure no.

 

Come abbiamo visto, il mondo degli stipendi NBA è un universo difficile in cui addentrarsi, soprattutto perché in continua evoluzione con rinnovi, estensioni, contratti pluriennali ed altre variabili.

L’unica certezza è che la classifica che abbiamo appena stilato è destinata a cambiare in fretta. Con i contratti già in essere, escludendo rinnovi previsti o ipotizzati, giocatori come Giannis Antetokounmpo (attualmente il giocatore con il contratto più remunerativo di tutti, un quinquennale da 228 milioni di dollari), Paul George, Joel Embiid e Jimmy Butler sono destinati a fare il proprio ingresso in Top 10, mentre le due stelle Kevin Durant e Stephen Curry sono già pronte a sottrarre lo scettro al Re e a darsi battaglia per il trono, senza escludere altri outsiders (vedere James Harden). La superstar dei GSW ha già in programma la conquista del titolo di giocatore più pagato a livello annuale con l’attuale contratto che, per la stagione 2025-26 gli garantisce ben 59,6 milioni di dollari, mentre Easy Money Sniper arriverà a sfiorare quota 500 milioni di ingaggi totali grazie agli oltre 200’000’000 previsti per i prossimi quattro anni.

La NBA, però, è nota per regalare storie ed aneddoti che vanno anche al di fuori del rettangolo di gioco. La più eclatante, rimanendo nell’ambito trattato in questo articolo, è quella che riguarda Junior Bridgeman. Sconosciuto al grande pubblico, Bridgeman è attualmente con tutta probabilità uno dei giocatori NBA più ricchi della storia. Nelle sue 12 stagioni NBA, passate prevalentemente ai Milwaukee Bucks con una parentesi biennale ai Clippers, il giocatore piuttosto modesto è riuscito ad accumulare poco più di due milioni di dollari, con uno stipendio che al suo ultimo nella lega si aggirava attorno ai 350’000 dollari annui. Le sue fortune, però, Bridgeman le ha sviluppate fuori dai parquet della NBA: anche grazie ai guadagni nella lega, il nativo dell’Indiana ha avviato il proprio business arrivando in breve tempo ad essere proprietario di centinaia di ristoranti delle catene Wendy’s e Chili’s, imbottigliatore ufficiale della The Coca-Cola Company nonché Presidente e CEO della Bridgeman Foods Inc. Attualmente, il patrimonio di Bridgeman si attesta intorno ai 600 milioni di dollari: niente male per un giocatore di pallacanestro.

Former NBA player Junior Bridgeman strikes rich in restaurant business - Sports Illustrated

Come abbiamo detto, la NBA è un mondo complesso e alcune volte anche molto difficile in cui addentrarsi: è per questo che spesso alcune scelte dei club risultano incomprensibili agli occhi degli spettatori. Il vero problema però è quando queste scelte appaiono scellerate anche agli stessi addetti ai lavori. Se i 126 milioni in 6 anni offerti a Kevin Garnett nel 1998 potevano sembrare spropositati per i livelli salariali dell’epoca ma “giustificati” dalla sua importanza sul parquet, al giorno d’oggi si registrano situazioni che suscitano reali dubbi sulle capacità gestionali dei dirigenti che se ne rendono protagonisti. Basti pensare agli stessi Minnesota Timberwolves di Garnett e ai loro 150 milioni circa in 5 anni offerti ad Andrew Wiggins, un giocatore sì di prospettiva ma non ai livelli delle massime superstar NBA, oppure ai Memphis Grizzlies e al quadriennale da quasi 100 milioni negoziato con un giocatore piuttosto modesto come Chandler Parsons, solo per citarne alcuni.

Casi come questi si verificano continuamente e anche questi aspetti “negativi” o discutibili fanno parte del grande gioco ad incastro rappresentato dalla galassia NBA, tra salari regolamentati, superstar di livello globale, diritti TV e molto altro. Per ammirare le gesta di James, Curry, Durant e compagni sul parquet, bisogna accettare anche i 120 milioni dati da Cleveland a un fisico fragile come Kevin Love o i 70 milioni dei New York Knicks ad un Joakim Noah a fine carriera. Scelte che si possono apprezzare, discutere o criticare, ma che fanno parte di quell’universo incomprensibile e forse per questo affascinante che è la NBA.

Simone Soranzo
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