I cinque protagonisti del Weekend: LaVine e Nowitzki come Carter, Curry e Westbrook (quasi) nella storia

Home NBA News

L’All Star Weekend 2015 è archiviato, possiamo finalmente concentrarci sulla trade deadline prima e sul rush finale successivamente. Nel complesso ci siamo divertiti, anche se l’All Star Game assomiglia sempre di più ad una pseudo partita, lo show che ci viene offerto rimane di alto livello, dentro e fuori dal campo. Pezzo forte di questa tre giorni è stato sicuramente il sabato, in cui Stephen Curry e Zach LaVine hanno scomodato alcuni personaggi storici dell’evento.

 1- Zach LaVine o Vince Carter 2.0?

Assoluto protagonista è stato il 19enne Zach LaVine, una specie di playmaker che in campo fatica ancora a trovare la sua dimensione vista appunto la giovane età e la mancanza di un vero e proprio ruolo. Di certo non ha faticato a stupire tutti nel sabato notte quando a suon di schiacciate ha scomodato Vince Carter e altri tra i migliori schiacciatori della storia, basti notare la reazione di Julius Erving, inventore della schiacciata spettacolare, ad un paio dei suoi numeri. Atleticamente è già oggi uno tra i migliori della lega, per il resto dobbiamo aspettare qualche altro anno, ma indipendentemente da ciò questo è stato il suo All Star Weekend, si è fatto conoscere, ha stupito, ci ha fatto divertire ed ha portato a casa la vittoria allo Slam Dunk Contest. Con lui, Wiggins (vincitore dell’MVP nella sfida tra i giovani americani e gli “stranieri”), Dieng e Rubio il futuro dei T’Wolves lascia ben sperare.

2- Meno 1 da Wilt Chamberlain

Ha giocato anche questa partita ad un livello di intensità superiore rispetto a compagni e avversari, ha tirato ogni volta che poteva (28 tiri), ha sbattuto la testa contro il tabellone, ha segnato da distanze non umane, ha sbagliato i più facili layup, ci ha regalato alcune giocate degne del suo nome, ha segnato 27 punti nel primo tempo, 41 alla fine (uno in meno di Wilt Chamberlain che detiene il record storico) ed, infine, ha alzato anche il trofeo di MVP. Il più classico dei “Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo“, un giocatore unico nel suo genere, senza precedenti e, probabilmente, senza successori. Del Westbrook “tecnico”, delle sue scelte, dei suoi comportamenti possiamo discuterne per ore, ma almeno oggi preferiamo parlare del suo personaggio. Un ragazzo che ha Kevin Durant in squadra, ma che non ha mai riconosciuto la sua superiorità, che non si tira mai indietro e non ha paura di fare nulla, indipendentemente dal fatto che sia la cosa giusta o sbagliata; un atleta e un agonista con pochissimi eguali nella lega, in poche parole uno che nell’All Star Game tira 28 volte in 24 minuti e non si preoccupa del fatto che anche gli altri son volati fino a NY per divertirsi un po’. Purtroppo non avrà successori degni del suo nome, ma abbiamo tanti anni ancora per godercelo.

3- Curry supera Kapono, o forse no?

Subito dopo LaVine e Westbrook è d’obbligo la presenza di Stephen Curry che con un round finale da 27 punti ha battuto Kyrie Irving e il compagno Klay Thompson in uno dei Three Point Shootout migliori della storia. 27 sarebbe record storico, ma dallo scorso anno è stato inserito un carrello bonus con cinque palloni dal doppio valore, senza considerare i 4 canestri di questo carrello, Stephen Curry avrebbe segnato “solo” 23 punti, due in meno di Jason Kapono che, anche se non ufficialmente, detiene ancora il record storico. Rimangono i 13 canestri di fila e la vittoria alla quarta partecipazione, anche se i successi che conteranno davvero per Steph e compagni saranno quelle che potrebbero arrivare da metà marzo in poi.

4- Nowitzki schiaccia, poi esulta alla Carter

L’ultima volta che abbiamo visto una partita dei Mavericks in cui Dirk Nowitzki schiaccia… non la ricordiamo. Nella gara delle stelle tra le schiacciate di Westbrook e LeBron probabilmente è stato l’alley-oop alzato da Stephen Curry e concluso dalla schiacciata del tedesco a sorprendere più di tutti. La sua esultanza alla Vince Carter e la reazione di Tim Duncan in panchina spiegano meglio di mille parole la singolarità dell’evento.

5- Playmaker o no, Patrick Beverley ha vinto

Altro momento davvero esilarante e passato in secondo piano è stata la vittoria di Patrick Beverley nello Skills Challenge. Andrebbe sottolineato innanzitutto che a vincerlo sia stato uno tra i playmaker con le caratteristiche meno adatte della lega, veloce si, ma non un tiratore impeccabile e non un passatore preciso, e si è visto. Nella competizione dei playmaker ha vinto una tra le guardie titolari che meno hanno a che fare con il ruolo vero e proprio di playmaker, ma la parte interessante è il modo in cui ha vinto. Per due volte quasi spacciato è stato “perdonato” dagli avversari, che nonostante fossero dei tiratori di livello superiore hanno sbagliato 2/3 tiri. Arrivato in ritardo, il grande Pat si è dimostrato freddissimo segnando in entrambi i casi al primo tentativo. Parlavamo di Westbrook e del suo personaggio, Beverley non è da meno ed infatti le tensioni tra i due in passato non sono mancate.

Luca Diamante

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.