I Dallas Mavericks hanno deciso di smettere di suonare l’inno nazionale prima delle partite

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Sicuramente qualche mese fa, quando ancora Donald Trump era presidente degli USA, la notizia avrebbe causato reazioni più rumorose, ma è destinata comunque a far discutere visto il contesto, il Texas, uno degli Stati americani maggiormente conservatori: i Dallas Mavericks hanno ufficialmente deciso di smettere di suonare l’inno nazionale americano prima delle proprie partite casalinghe.

La franchigia non ha suonato l’inno in nessuna delle 13 partite, tra preseason e stagione regolare, finora disputate all’American Airlines Center. Paradossalmente ce ne si è accorti solo ora, dopo ormai oltre un mese di stagione NBA, alla prima gara casalinga in cui Dallas ha ospitato i tifosi, sebbene a capienza ridotta: a riportarlo è stato The Athletic. La decisione arriva dal proprietario dei Mavs, Mark Cuban, che aveva promesso un provvedimento del genere qualche mese fa in seguito agli ennesimi atti di brutalità della polizia sui cittadini afroamericani. In quell’occasione, Cuban aveva già risposto a possibili critiche: “Se non vi sta bene, lamentatevi col vostro capo e chiedetegli perché non si suoni l’inno nazionale ogni giorno prima che iniziate a lavorare”. Sebbene in diverse Leghe sportive americane, tra cui ovviamente anche la NBA, i giocatori avessero spesso deciso di inginocchiarsi durante l’inno come protesta simbolica, nessuna squadra aveva mai “tagliato” l’inno stesso dal pre-partita. I Mavericks sono i primi a farlo nella storia dello sport americano: nel regolamento NBA oltretutto ci sono delle norme relative all’inno, alcune ad esempio obbligherebbero i giocatori a rimanere in piedi durante quest’ultimo, che però la Lega si è rifiutata di far rispettare negli ultimi mesi per non entrare in conflitto con la protesta degli atleti.

Francesco Manzi

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