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Il peggior Slam Dunk Contest di sempre?

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Chi è stato sveglio ieri notte, come il sottoscritto, per assistere all’All Star Saturday, probabilmente è alla fine andato a letto verso le 5 di mattina con l’amaro in bocca. Da quando l’All Star Game della domenica ha perso un po’ di appeal, sono infatti le competizioni del sabato a riscuotere maggior successo. Non è stato il caso dell’edizione di quest’anno a Cleveland, dove la gara più interessante è stata forse lo Skills Challenge, rinnovato con un nuovo e intrigante format, che ha visto vincere il Team Cavs, terzetto formato da Darius Garland, Evan Mobley e Jarrett Allen. Il 3-point Contest è stato godibile, ma ha pesato l’assenza di grandi nomi come quelli degli Splash Brothers o di Damian Lillard.

Non è di questo che però ci dobbiamo occupare. Siamo infatti qui per parlare della gara di schiacciate, quella che dovrebbe essere la ciliegina sulla torta dell’All Star Saturday, l’evento più atteso. I partecipanti quest’anno erano giocatori di secondo piano, ma tutti grandi atleti. C’era Cole Anthony, atletica point guard di Orlando. C’era Obi Toppin, che quest’anno ha realizzato addirittura due schiacciate facendosi passare la palla sotto una gamba in partita. C’era Jalen Green, rookie che ha dimostrato una verticalità fuori dal comune. E c’era poi Juan Toscano-Anderson, autore di una delle schiacciate più spettacolari di questa stagione, su JaVale McGee. Insomma, i nomi non erano esattamente conosciutissimi da chi la NBA la segue solo distrattamente, ma d’altronde chi conosceva Aaron Gordon o Zach LaVine quando diedero vita, nel 2016, a quello che forse è stato il miglior Slam Dunk Contest di sempre.

E proprio la gara del 2016 ci permette di citare il primo e forse unico, irrisolvibile, problema dello Slam Dunk Contest. Ormai abbiamo visto tutto. Cosa ci può essere di più spettacolare di un giocatore che schiaccia scavalcando la propria mascotte, facendosi passare la palla sotto entrambe le gambe? Cosa ci può essere di più esaltante di un giocatore che schiaccia facendo il mulinello e staccando dalla linea del tiro libero? Nulla, appunto. Ma di certo questo non giustifica l’obbrobrio visto ieri sera.

Vogliamo quindi farci del male. Anzi, voglio trascinare nel baratro che ho vissuto ieri notte anche chi, alle 4 di notte, era tra le braccia di Morfeo. Scelta saggia, senza dubbio. Ma non si scappa allo Slam Dunk Contest 2022 e ai suoi 5 momenti più imbarazzanti.

 

Cole Anthony e le Timberland

Che non fosse destinata ad essere una gara che sarebbe entrata nella storia lo dovevamo capire dalla prima schiacciata in assoluto. Lo Slam Dunk Contest infatti si apre con Cole Anthony che chiama in campo suo padre, l’ex giocatore Greg Anthony. L’uomo ha uno zaino, dal quale tira fuori un paio di scarponcini Timberland. Nel frattempo Anthony si toglie la felpa e sotto indossa proprio la maglia #50 del padre, quella dei New York Knicks. Capiamo dunque che il giocatore dei Magic vuole fare un tributo alla città di New York, della quale gli scarponcini sono proprio un simbolo.

Passa qualche minuto, e Cole Anthony si sta ancora allacciando le Timberland. Il pubblico si raffredda, dopo aver accolto con grande eccitazione l’idea iniziale. Voglio dire… Almeno porta delle Timberland con le stringhe che siano già infilate negli appositi buchi. Invece no. La schiacciata è anche carina, ma la lunga attesa e il fatto che comunque Anthony prima di realizzarla faccia numerosi tentativi, alla fine il tutto dura oltre 5′, contribuiscono al suo punteggio totale di 40 (non ci sarà nemmeno un 50 in tutta la serata).

 

I 9 tentativi di Jalen Green

Jalen Green era forse il partecipante più atteso, dall’alto di uno che era considerato uno dei migliori rookie di quest’anno, sicuramente il più atletico, e invece sta tirando col 39% scarso dal campo di media. Il bello (in questo caso il brutto) è che durante lo Slam Dunk Contest ha “tirato” con percentuali ancora minori. La prima delle due schiacciate nelle quali si è esibito ha avuto bisogno di 9 tentativi prima di essere realizzata (11.1%).

Un’agonia infinita durante la quale sia il pubblico che i giudici hanno completamente perso interesse. L’iniziale schiacciata pensata da Green sarebbe stata sicuramente molto spettacolare, peccato che sia rimasta una proiezione del nostro cervello e lui sia stato costretto a cambiarla in corsa per evitare di uscire a “mani vuote”.

Al suo ingresso in campo, Green aveva indossato una collana d’oro con uno schermo in cui si vedeva lui schiacciare. Da quanto detto dai telecronisti si è capito poi essere un NFT (se vi state chiedendo perché lo abbia fatto, non siete gli unici) che ha poi donato a Isiah Thomas, membro della giuria. Vista com’è andata l’esibizione, è da considerarsi una truffa se il suo valore dovesse superare i 5 dollari.

 

Juan Toscano-Anderson “alla Vince Carter”

Di tributi a Vince Carter, negli anni, ne abbiamo visti tanti. Donovan Mitchell nel 2018 ci vinse uno Slam Dunk Contest, replicando il mulinello in 360 della leggenda dei Raptors. Juan Toscano-Anderson ha deciso di fare qualcosa di simile, che già di per sé non sarebbe stato particolarmente spettacolare. Delle schiacciate che Carter realizzò nella storica edizione del 2000, quella col gomito dentro il ferro è forse la schiacciata più facilmente replicabile dagli atleti di oggi, visto che questo aspetto del gioco, l’atletismo, si è sviluppato molto negli ultimi anni. Come se non bastasse, il giocatore degli Warriors decide di sfoderarla in finale contro Obi Toppin come prima schiacciata.

Risultato: Toscano-Anderson non salta abbastanza in alto, supera il ferro di qualche centimetro oltre il polso e non riesce ad appendersi col gomito. È una normalissima schiacciata a una mano.

 

Il mancato tributo a Jason Richardson

Se il buongiorno si vede dal mattino, Toscano-Anderson avrebbe dovuto capire che non era serata adatta ai tributi. Nel round precedente, aveva già fallito l’imitazione di Vince Carter. Il messicano però non si è dato per vinto, forte della sua appartenenza ai Golden State Warriors ha indossato la maglia di Jason Richardson, vincitore della competizione nel 2002 e nel 2003.

Se prima aveva schiacciato fallendo il tributo, ma almeno aveva schiacciato, stavolta Toscano-Anderson non riesce nemmeno in questo. Ci prova più volte, la palla non entra mai. Alla fine riceve tutti 6 dalla giuria (il voto minimo) e conclude con 30. Toppin, che si esibiva dopo di lui, avrebbe potuto anche segnare con un layup e avrebbe vinto lo stesso.

 

L’infortunio di Anthony

Speriamo ovviamente non sia nulla di grave, ma durante il suo secondo turno nel primo round Cole Anthony si è fatto male al pollice. In occasione del primo tentativo di realizzare una schiacciata che, guarda caso, non sarebbe mai entrata nemmeno le volte successive, ha sbattuto il dito contro il ferro, provando vistosamente dolore per la restante parte dell’esibizione.

Francesco Manzi

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