Biella andrà ancora a ritmo di Jazz, ma con un Bowers in più nel motore

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Tiro sbagliato, rimbalzo in attacco di Mike Hall, apertura per Ferguson, tripla a segno e tutti in piedi al Forum. Questa azione i tifosi di Pallacanestro Biella si sono abituati a vederla spesso nelle ultime due stagioni, ed è proprio sul duo made in Usa che i rossoblu hanno costruito molte delle proprie fortune recenti. Ma all’ombra del Mucrone qualcosa è cambiato: l’addio non senza amaro in bocca di Hall, l’ingaggio di Tim Bowers e la conferma di Jazz Ferguson delineano una struttura per la squadra di Carrea completamente diversa, in cui non sarà più lo strapotere a rimbalzo il comune denominatore delle vittorie. Durante il media day organizzato da Pallacanestro Biella abbiamo avuto modo di intervistare la coppia di americani; queste le loro parole.

Tim Bowers ai tempi di Ferentino

Tim  Bowers

Perché hai scelto Biella? Cosa conosci della squadra?

La prossima sarà la mia ottava stagione in Italia, e avevo avuto modo di venire a Biella già diverse volte nelle mie stagioni a Venezia, Torino e Ferentino. In tutte le occasioni avevo avuto modo di toccare con mano l’organizzazione della società, la bellezza del palazzetto, e soprattutto la passione e il calore dei fans; ho sempre pensato che sia un gran bel posto per giocare a basket. Nel caso in cui avessi deciso di rimanere in Italia, Biella era una delle 2/3 squadre che speravo mi chiamassero, e quando è arrivata la proposta non ho potuto far altro che accettare con molta felicità. La squadra allestita mi piace molto, c’è un buon equilibrio tra giocatori esperti e giovani con voglia di fare bene, solo che spesso gli stessi giovani conoscono un solo modo di giocare, sempre veloci e a testa bassa verso il canestro. Sarà compito di noi giocatori con maggiore esperienza aiutarli a capire che a volte è necessario ragionare e giocare in modo più calmo, e io sono pronto a mettermi a disposizione, è una cosa che amo fare.

Cosa pensi che coach Carrea si aspetti da te, e quale sarà il tuo ruolo in campo?

Essendo uno dei giocatori più esperti del gruppo, il coach si aspetta da me che io possa giocare un ruolo da leader sia all’interno dello spogliatoio, che in campo. Dovrò sicuramente essere in grado di trasmettere ai miei compagni conoscenze e attitudini, ma d’altro canto sono anche pronto a imparare cose nuove. Dal punto di vista tecnico, Carrea mi chiede di giocare il mio tipo di gioco, facendo un po’ di tutto in campo, che è quello che sono in grado di fare. Non mi sono mai interessate le statistiche, in base al tipo di partita cerco di fare ciò che è necessario: prendere rimbalzi, aiutare i compagni, segnare. Sempre con un unico obiettivo: vincere.

Cosa pensi sul campionato di A2? Quali credi siano le principali differenze tra est e ovest, visto che negli ultimi due anni hai giocato in entrambi i gironi?

In questi anni di A2 (Torino, Ferentino e Jesi le sue squadre, ndr) il fattore comune è sempre stato la presenza di giovani spesso inesperti, e questo costringe gli stranieri in squadra ad avere molto il pallone in mano e a prendersi quasi tutte le responsabilità, e ciò rende le cose più difficili per noi americani. Il girone est è molto molto duro, ci sono squadre molto attrezzate e piazze molto importanti. Questa formula con una sola promozione è molto penalizzante, soprattutto per formazioni che disputano una buona regular season, come successo a Biella l’anno scorso. Allo stesso tempo però è molto sfidante per le squadre che puntano alla promozione in serie A.

 

Ferguson cerca la carica dalla curva Barlera

Jazzmarr Ferguson

All’inizio della scorsa stagione, durante la nostra intervista, dichiarasti che durante l’estate avevi lavorato molto sulla forza e sulla resistenza. Ti sei presentato al raduno di nuovo in ottima forma, su quali aspetti ti sei concentrato questa estate?

Durante questi mesi mi sono concentrato su esplosività e rapidità, ho svolto un tipo di lavoro più dinamico. Ho lavorato molto affinché il mio corpo sia preparato per essere in forma durante tutta la stagione, la mia condizione deve durare a lungo.

Quale potrà essere il tuo ruolo quest’anno? Carrea ha dichiarato che sarai tu il playmaker, ma con Bowers e Uglietti in campo pensi che ci sarà un’equa distribuzione della regia?

Il mio ruolo di partenza sarà sicuramente quello di playmaker, d’altronde è un ruolo che già ricoprivo l’anno scorso durante i finali di partita e quindi ci sono abituato; ho parlato col coach di questa nuova collocazione e penso che lui si senta sicuro affidando a me la regia. Il mio lavoro sarà focalizzato sul far giocare al meglio i miei compagni, sull’esercitare un ruolo da leader, e migliorare la chimica di squadra. Con Bowers e Uglietti dovremo riuscirei a essere intercambiabili tra di noi, capendo in ogni momento della partita chi potrà essere più utile alla squadra nel portare palla.

Riccardo Picco

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