ESCLUSIVA BU: Intervista a Simone Pianigiani, CT della Nazionale

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BasketUniverso ha intervistato quest’oggi, in esclusiva, il coach della Nazionale italiana Simone Pianigiani, impegnato al centro sportivo “Giulio Onesti”  dell’Acqua Acetosa di Roma per il terzo mini-raduno consecutivo, dopo quelli di Gennaio e Febbraio, con la Nazionale sperimentale. Ultimo appuntamento prima della ” settimana azzurra” che si terrà nei giorni appena precedenti l’ All Star Game del nostro campionato, in programma il 13 aprile al PalaRossini di Ancona. Appena terminato l’ultimo allenamento del ritiro intorno alle ore 15:30, l’allenatore 6 volte campione d’Italia sulla panchina di Siena si è presentato con la massima disponibilità ai nostri microfoni. Ecco l’intervista completa:

“Soddisfatto di questo mini-raduno appena conclusosi e, globalmente, anche di quelli svolti precedentemente nei mesi di Gennaio e Febbraio ?

“Assolutamente sì, proprio per lo scopo, perché volevamo allargare il nucleo e far sì che dentro questi giocatori maturasse l’idea di appartenere ad un club Italia. Giocatori che rappresentano per margini di miglioramento e fasce di età il futuro della pallacanestro italiana e che quindi, giustamente, abbiano l’opportunità di conoscersi, giocare assieme ed essere oggetto di valutazione fisica e medica. Siamo molto contenti perché c’è stata partecipazione emotiva ed attenzione e non era scontato visto che siamo in un momento in cui ci sono la stagione agonistica e l’impegno con i club, per cui possiamo dire che hanno capito lo spirito dell’iniziativa. Siamo soddisfatti di aver intrapreso questo percorso in cui ci sono state attenzione e qualità, perciò vorremmo riprenderlo il prossimo anno già da ottobre con cadenza mensile per dare l’opportunità ai giocatori che non fanno le coppe di avere ulteriori spazi. Per quanto riguarda questo specifico raduno, è stato particolarmente importante perché abbiamo potuto avere giocatori che sono stati impegnati nelle coppe come quelli di Sassari, Cantù e Siena; dovevano esserci anche due giocatori di Reggio Emilia, ma hanno avuto l’ impegno di Eurochallenge con 4 partite da giocare in una settimana. Ora ci sarà questo raduno prima dell’All Star Game, solo per i giocatori di serie A visto che la Gold gioca e lì avremo la possibilità di andare più in profondità visto che sarà di una settimana.”

Rivedremo già ad aprile Daniel Hackett con questa maglia ?

A proposito della settimana azzurra, lì ci sarà la possibilità di vedere impegnati giocatori come Hackett, Alessandro Gentile, Melli, Aradori, oppure sarà questo il gruppo di giocatori sul quale si insisterà ?

Lì bisognerà innanzitutto rispettare il fatto che Milano sarà impegnata nell’ultima partita delle Top 16 di Eurolega, perciò, dopo quest’impegno, vedremo come sarà la situazione e decideremo. Al raduno saranno convocati tutti i giocatori disponibili in quella settimana, quindi ci sarà anche modo di vedere i giocatori impegnati quest’estate all’Europeo sempre, ovviamente, se saranno a disposizione.

In questo gruppo ci sono giocatori che hanno minutaggi molto diversi tra loro: quelli che giocano in Legadue hanno ovviamente molto più spazio e un ruolo di maggior spessore nelle loro squadre, mentre altri, come Abass, Tessitori e Moraschini giocano molto di meno ma in squadre dove c’è maggior pressione e si lotta per obiettivi più importanti. Qual è il consiglio che si sente di dare a questi ragazzi ? Dove, secondo lei, si matura più esperienza ?

Non c’è una formula precisa sotto questo punto di vista, altrimenti tutti opterebbero per quella. I percorsi di tutti sono gioco-forza  diversi e vari e ognuno ha sia i suoi vantaggi che svantaggi. Da una parte è importante lottare per traguardi di un certo rilievo, stare a contatto con  i migliori  giocatori stranieri che arrivano nel nostro campionato, respirare l’aria delle partite europee anche se solo per pochi minuti, dall’altra è importante avere un ruolo di personalità nella squadra e stare molti minuti in campo. Di certo loro devono avere l’obiettivo di diventare giocatori di stampo europeo: lavorare sul proprio fisico e sulla propria tecnica aldilà di dove si gioca e saper essere incisivi nei momenti in cui sono chiamati in causa. I percorsi per crescere non sono mai univoci ma io devo dire di aver trovato qui giocatori con grandi margini di miglioramento, consapevoli di ciò e che lavorano per sistemare i loro difetti. Stanno avendo il giusto approccio e questa è la miglior notizia per la pallacanestro italiana: avere una generazione di giocatori che lavora per diventare forte a livelli europei. Quello che hanno mostrato i giocatori della Nazionale negli ultimi due anni, ossia l’aver guadagnato e giocato un Europeo a ottimi livelli, nonostante la poca esperienza internazionale, è stato un esempio positivo per tutti. Questi ragazzi che sono qui ora quindi, capiscono come sia importante farsi trovare sempre pronti e che da loro dipende sempre molto.

Riguardo l’Europeo, il discorso sulla wild-card è ormai vecchio chiuso, ma non le dà comunque una punta di fastidio il fatto che squadre come Grecia, Turchia e Finlandia contro cui l’Italia ha giocato e vinto anche abbastanza nettamente giochino una manifestazione di così grande prestigio di cui purtroppo l’Italia non farà parte ?

Certo, ma sappiamo d’altro canto che i criteri della Fiba erano altri e tenevano di poco conto quello relativo al campo. Noi però, a prescindere dalla competizione che giochiamo, abbiamo la necessità di doverci consolidare ad alti livelli, perché quest’estate siamo stati bravissimi a fare una sorta di blitz, a tornare fra le prime 8 d’Europa e a giocarcela con tutti. Basta pensare che anche nelle partite in cui abbiamo perso, fino ad un minuto dalla fine eravamo lì con la possibilità di vincere, specialmente con la Lituania. Non dobbiamo dimenticare che questi ragazzi hanno affrontato un Europeo come se fosse un salto in un mondo nuovo, senza trascorrere i tanti anni insieme che sarebbero sufficienti a creare un nucleo abbastanza solido. Per la prima volta si trovavano in un appuntamento di così grande risonanza, importanza ed esposizione mediatica mentre, ad esempio, i giocatori della Grecia si presentavano come già protagonisti e vincitori dell’Eurolega ed erano abituati ad un contesto di palazzetti pieni, tifo caldo, fisicità e tipi di pallacanestro. Le cose ormai sono abbastanza cambiate: l’obiettivo non è più, andare in Nazionale come un qualcosa in più che si ha, in riconoscimento di uno status già acquisito a livello europeo ma, andare in Nazionale per acquisire quell’esperienza giusta, quella giusta caratura di giocatore a livello continentale che ti fa fare il salto di qualità e loro lo sanno. Ora, senza fasciarsi la testa sulle competizioni e senza interrogarsi su formule astruse e criteri discutibili, bisogna pensare ad essere competitivi in ogni estate contro chiunque e ad affrontare le cose con uno spirito e una faccia nuova come fatto molto bene quest’estate. Questo è il vero obiettivo.

Melli e Gentile, protagonisti sia della Nazionale all’Europeo, che di Milano in Eurolega

Per quanto riguarda i club invece, le squadre italiane stanno riuscendo a riportarsi ai vertici del basket continentale come sta facendo Reggio Emilia con l’Eurochallenge e Milano con l’Eurolega anche con un nucleo di giocatori italiani in rosa. Quanto questa cosa può aiutare sia il basket nazionale come movimento, che la Nazionale come squadra ?

Moltissimo. Abbiamo sempre detto che fare le coppe con regolarità è un valore aggiunto per il movimento e per tutti i giocatori italiani delle squadre che vi partecipano. E’ un’esperienza straordinaria e dimostra che il basket italiano è forte, anche se non in momento di congiuntura economica favorevole. Lo sforzo di chi fa le coppe deve essere premiato ed arrivare fino in fondo significa che nel club c’è un’ attenzione a 360 gradi su tutti quanti gli aspetti della società e della squadra. Molto importante era già stato il fatto, come avevo detto a settembre, che per la prima volta dopo molti anni 7 club erano riusciti ad iscriversi alle coppe. Inoltre squadre come Sassari, Cantù, Siena sono rimaste in corsa sino a febbraio, uscendo per un tiro, un punto, un dettaglio e ciò significa aver fatto una stagione con l’idea di fare la coppa nella maniera migliore, affrontarla come si deve ed esserci riusciti. Esserci riaperti così all’Europa è senza dubbio molto importante.

Ecco assieme Simone Pianigiani e Cesare Prandelli

Un’ultima domanda: il fatto che anche il tecnico della Nazionale di calcio, Cesare Prandelli, stia allestendo degli stage simili con i giovani come quello della settimana scorsa e che in caso di rinnovo del contratto avrà nella Federazione un ruolo simile a quello che ha lei, ossia di supervisore e coordinatore di tutte le Nazionali, lo prende come un riconoscimento di merito al suo lavoro e a quello della FIP? Le fa piacere essere stato motivo di spunto ?

Sì senza dubbio, perché noi allenatori delle varie Nazionali parliamo molto fra di noi, essendoci delle problematiche e delle esigenze comuni. Siamo così soliti scambiarci pareri, opinioni e spunti poiché è necessario stare insieme ed  avere un linguaggio tecnico comune. C’è bisogno di creare una generazione di giocatori internazionali ed è quindi necessario che loro siano spinti verso una crescita collettiva. E’ doveroso perciò, confrontarsi con delle eccellenze di altri sport ed altri settori per avere anche una maggiore qualità di staff in quello che facciamo visto che come numero e stazza fisica di giocatori non possiamo intervenire più di tanto. Noi della pallacanestro stiamo più indietro sotto questo punto di vista ma anche in altri sport in Italia c’è lo stesso problema. Quello che invece possiamo fare è allenare meglio questi giocatori, sapere come circondarli e crescerli, renderli di qualità internazionale perciò aprirsi ad altri sport e prendere spunti da loro mi sembra più che logico.

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Bernardo Cianfrocca

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