Marco Spissu Mondiale

Italia – Rep. Dominicana, il commento: KAT e Feliz mettono a nudo i nostri limiti

Home Nazionali World Cup 2023

Ora sì che c’è da preoccuparsi. L’Italbasket si riscopre improvvisamente fragile e vede, probabilmente per la prima volta nelle gestioni Sacchetti – Pozzecco, i fantasmi.

Entusiasmo vs Frenesia

Contro la Repubblica Dominicana gli Azzurri si ritrovano a dover affrontare una situazione inedita dal punto di vista psicologico: quella di un avversario che va in fiducia e gioca sulle ali dell’entusiasmo, a mente sgombra, cosa che ha praticamente sempre caratterizzato questa versione della nostra Nazionale. L’unico precedente, forse, è la gara del Preolimpico di Belgrado contro Porto Rico ma lì l’avversario era davvero poca cosa e soprattutto non c’era ancora stata la partitona con la Serbia, quella che ha sbloccato a livello mentale il gruppo.

pozzecco de pol
Credits: FIBA

Contro la Repubblica Dominicana, invece, le carte in tavola cambiano. Gli Azzurri partono favoriti, prendono subito in mano una partita che sembrava in discesa e non riescono a reagire quando il pallino del gioco passa (anzi, viene lasciato con nostra colpevole complicità) agli avversari. Ecco che subentra il nervosismo con una gestione eccessivamente tarantolata dalla panchina. Il Poz ci aveva promesso un approccio più zen, è stato tutto il contrario. E le continue scariche di adrenalina sono tanto preziose quando parti da underdog, quanto dannose in situazioni in cui dovresti mantenere la calma.

I contatti e le scelte difensive

Contro l’Angola avevamo lodato l’Italia per essere riuscita a imporre il suo piano partita nonostante il gioco fisico degli avversari, con la Dominicana ci confermiamo incapaci di tenere botta ai ripetuti contatti cercati dalla controparte ma di fronte ci ritroviamo una squadra che ha molto più talento e organizzazione. Non parliamo di un avversario imbattibile, va detto chiaramente che ci sono molti più demeriti nostri che meriti avversari. Le “mani quadrate” della compagine africana ci hanno fatto salvare la faccia, la Repubblica Dominicana tira con il 41% dall’arco e sfrutta alla grande una difesa per larghi tratti troppo soft e con alcune scelte difficilmente comprensibili. Avevamo criticato i cambi sistematici sul pick and roll visti con l’Angola, stavolta a gridare vendetta sono gli aiuti sul lato forte che portano regolarmente a incassare triple aperte dai caraibici.

Italia - Repubblica Dominicana
Credits: FIBA

Poca energia

L’Italia, una volta perso il controllo del match, fatica a trovare un quintetto efficace sui due lati del campo. Quando bisogna rinunciare a Spissu a causa di qualche pasticcio in attacco e diversi passaggi a vuoto in difesa, arriva Pajola che mette una toppa dietro ma rende troppo farraginose le azioni d’attacco. Per larghi tratti ci è mancata energia sui due lati del campo, proprio perché non abbiamo trovato quell’entusiasmo che spesso ci ha consentito di andare oltre i nostri limiti, messi a nudo da una squadra ordinata e capace di esaltarsi come la Repubblica Dominicana. E allora perché non sfruttare chi quella energia ce l’ha nelle gambe (Procida) o nella testa (Spagnolo)? Perché non concedere qualche minuto a Diouf, visto che il conto dei punti da seconda opportunità recita 16-2 in favore della squadra di Garcia?

Il blocco mentale

Se tiriamo con il 24% da tre punti non siamo una squadra che può fare strada, lo sapevamo. La costruzione dei tiri resta buona, se non entrano vuol dire che il problema è di testa, di fiducia, di entusiasmo. Fontecchio, Polonara e Datome combinano per un disastroso 1/16 ma tirano spesso con spazio, prendono conclusioni che sono ampiamente nel loro bagaglio. Non ha senso colpevolizzarli, dovremmo forse accettare che non siamo ancora pronti a reggere la pressione di partire con i favori del pronostico e con tante aspettative sulle spalle.

Andres Feliz (Credits: FIBA)

Troppa zona, troppo poca pressione, siamo Melli-dipedenti

La Repubblica Dominicana ha diversi giocatori molto bravi a creare con la palla in mano come Feliz, Liz e Montero ma nel finale ha dimostrato anche di soffrire la nostra pressione. Giusto utilizzare la zona per rallentare il flusso del loro attacco ma a certi livelli quest’arma non può essere messa in campo in modo continuativo. Alzare un po’ (e un bel po’ prima) l’intensità della difesa sarebbe stato preferibile, magari alternando uomo e zona. Il primo fallo del quarto periodo commesso dopo quasi 7 minuti grida vendetta in tal senso. Probabilmente però questa è l’altra faccia della medaglia di una nazionale che si basa così tanto sul ball movement e per larghi tratti fa divertire: non siamo una squadra che ha nella sua faretra la capacità di sporcare la partita. Le triple incredibili della Repubblica Dominicana nascono dai tanti “corpo a corpo” vinti nel primo tempo, è questo che ha spostato l’inerzia dalla parte degli avversari. Ed è per questo, probabilmente, che l’Italia rende di più contro squadre sulla carta superiori. Infine abbiamo dimostrato di essere Melli – dipedenti. Non ce ne vogliano Ricci e Polonara, il loro lavoro individuale su KAT è stato encomiabile, ma il futuro capitano dell’Italbasket ha doti di lettura a livello difensivo con pochi eguali al mondo. La sua capacità di dirigere la difesa, quasi fosse uno stopper del calcio, è imprescindibile per gli Azzurri, in virtù anche della caratteristiche dei compagni. Se Melli ha problemi di falli, andiamo incredibilmente in sofferenza, come succederebbe a qualsiasi sistema che può contare sull’ex Bamberg.

Ora sotto con le Filippine, ci aspetterà una partita simile a quella di oggi. I padroni di casa non hanno la stazza dei dominicani e meno talento anche nei singoli però in quanto a entusiasmo non sono secondi a nessuno. Dal lato nostro passa tutto dall’aspetto mentale: bisogna scacciare i fantasmi, ritrovare certezze ed essere meno timorosi quando si tratta di usare il proprio corpo. Compiti difficili ma non impossibili.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.