Italiani d’America: Messina è nella leggenda, in campo invece…

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Dopo due settimane, torna “Italiani d’America”, la rubrica che vi tiene sempre aggiornati sulle gesta dei nostri giocatori presenti oltreoceano. Peccato che di gesta, in questo primo mese di stagione, se ne siano viste molte poche. I motivi per consolarci però ci sono e provengono dalla panchina; no, non si tratta della panchina ormai puntualmente scaldata da Datome o, da dove un po’ più spesso si alzano Belinelli e Gallinari. E’ la panchina dove siede saldamente Ettore Messina, da quest’estate membro dello staff tecnico dei San Antonio Spurs e protagonista, il giorno 27 novembre, di un evento assolutamente storico per il basket e nostrano. E’ infatti diventato il primo coach europeo a guidare una franchigia Nba. Mai era successo. Un motivo di orgoglio non da poco per i nostri colori e per la nostra tradizione cestistica. Messina è stato per due abbondanti decenni ai vertici della pallacanestro continentale e questa partita da head coach nella miglior lega del mondo è stato un premio più che meritato per un uomo che ha fatto dell’etica del lavoro e del successo due dei suoi capisaldi. Un segnale importante, inoltre, lanciato da un Nba sempre più globale, disposta a vedere frantumarsi uno dei suoi ultimi tabù. La speranza, ora, è quella che un singolo episodio possa in futuro trasformarsi in un’abitudine; Popovich è subito tornato al comando dopo essersi ristabilito dal suo piccolo problema di salute e il nostro Messina, come è giusto che sia, è tornato ad esserne il fidato assistente. Perché non sperare però che dimostrando le sue competenze nel corso della stagione, Pop non lasci in futuro a lui il timone della sua creatura? Perché non sperare che l’ex allenatore di Treviso e Bologna possa essere altrimenti scelto in futuro da un’altra franchigia, desiderosa di una grande scommessa, possibilmente vincente?Nel frattempo, l’aver vinto la sua partita lo ha indubbiamente aiutato. Una vittoria frutto dei consueti big three e dell’Mvp delle ultime Finals, tutti disposti e messi a servizio dell’ “insolito” coach, più prodigo di parole verso la stampa e i cronisti rispetto al suo mentore. Ci sono delle belle basi per poter avere ambizione. Le vie del Signore e del basket sono infinite, intanto rendiamo il giusto tributo ad un uomo che ha costantemente portato in alto il nome del nostro paese e del nostro sport nella maniera migliore possibile. Entrando nella storia.

Ettore Messina, sempre più un totem del nostro basket.
Ettore Messina, sempre più un totem del nostro basket.

Se in panchina le cose procedono benissimo, in parquet si osservano delle difficoltà non da poco. I nostri giocatori, per motivi diversi, continuano a non emergere. Rimanendo in Texas, ci concentriamo ovviamente su Belinelli, tornato a giocare dopo il problema all’inguine che lo ha bloccato per due settimane. Un ritorno senza squilli di tromba o fanfare: 5 punti contro Minnesota, 0 contro Brooklyn e 6 contro Indiana nel Messina Day. Il giusto minutaggio e i giusti tiri presi. Il tempo di rimettersi in forma ed anche lui tornerà a brillare di luce propria come ha fatto la scorsa stagione. Nel frattempo San Antonio ha ripreso un ruolino di marcia niente male.

Chi stava finalmente ri-brillando era Danilo Gallinari, in vena di grandi prestazioni con i suoi Denver Nuggets, capaci di riprendersi e di risalire dagli abissi della Western Conference. Dopo aver toccato il fondo nelle sfide vinte contro New York e Cleveland con poco più di 20 minuti giocati assieme e solo due punti, il Gallo ha tirato fuori dal cilindro tre ottimi prestazioni contro Pelicans, Lakers e Bulls. Rispettivamente ha segnato nelle tre partite 15, 10 e 17 punti, mettendo a segno contro i giallo-viola una tripla decisiva nell’overtime. Un Gallinari che continua a tirare frequentemente da 3 (tranne che nell’ultimo match), a partire dalla panchina (dichiarando di non saperne il motivo), ma che finalmente rimpolpa le sue stats, fin qui molto esigue. L’inciampo è però avvenuto prontamente nella sfida contro i Phoenix Suns che ha messo fine alla striscia positiva di Denver. Con soli 9 minuti di gioco sul parquet, Gallinari ha dato forfait per aver sentito un piccolo dolore al ginocchio operato. Nonostante la tensione e le prime impressioni pessimistiche, sembra che si sia trattato di uno stop meramente precauzionale per cercare di non forzare troppo la situazione. Il rischio di una ricaduta o di un nuovo infortunio sembrano dunque scongiurati. Speriamo sia davvero così perché finire nella spirale dei continui problemi fisici in stile Rose non gioverebbe sicuramente al ritorno del Gallo ai suoi livelli standard. Attendiamo buone novelle, magari già dalla prossima partita.

In ultimo, le consuete note dolenti, meglio note con i nomi di Andrea Bargnani e Gigi Datome. I due sono ancora dei fantasmi in questa Nba e il campo sta rimanendo sempre più un miraggio.

Il primo, a proposito di spirali da infortuni, è incappato in un nuovo problema fisico a poche ore da quello che doveva essere il suo ritorno in campo, contro i 76ers sabato 22 novembre. Philadelphia sarebbe stato forse l’avversario ideale per iniziare a ritrovare il giusto ritmo partita e una buona dose di autostima ma, nell’allenamento che doveva risultare decisivo, è arrivata puntuale la nuova tegola. Stiramento al polpaccio. Problema dunque completamente estraneo a quello precedente che aveva colpito il bicipite femorale. E ora una nuova agonia, nuove terapie, nuove parole di circostanza, nuovo countdown e nuova data da fissare sul calendario. Quale però? Speriamo che a volte i proverbi sbaglino, perché se il buongiorno si vede dal mattino, nemmeno questa rischia di essere la sua stagione.

Gigi Datome, invece, fra piccoli infortuni vari e scelte tecniche inossidabili, rimane sempre più lontano dalla minima possibilità di potersi mettere in mostra. Rimane l’affetto e la stima dei suoi calorosi fan che ieri, nel giorno del suo compleanno, gli hanno di nuovo dimostrato quanto è ancora nei nostri cuori il Jesus nostrano. Arriverà la risurrezione.

 

 

Bernardo Cianfrocca

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