Ora che il suo cammino con gli Houston Rockets sembra destinato ad arrivare alla sua fine, stanno venendo a galla alcuni importanti aspetti dell’esperienza di James Harden con la franchigia texana. In un lungo articolo per ESPN, Tim MacMahon ha raccontato come i Rockets abbiano, nel corso degli anni, non solo fatto del giocatore il proprio fulcro in campo, ma anche fuori. Tutte le decisioni più importanti del front office in questi anni sarebbero arrivate infatti per volontà e pressioni dello stesso Harden.
Queste includerebbero, secondo MacMahon, il licenziamento di Kevin McHale e i divorzi dalle “altre” stelle, prima Dwight Howard e poi Chris Paul. Nel caso di quest’ultimo, sarebbe stato proprio il malcontento di Harden nel cedere la gestione dei possessi all’attuale point guard dei Suns, con la quale Houston era arrivata a una partita dalle Finals, a convincere la dirigenza a scambiarlo per Russell Westbrook. Un anno dopo, però, i problemi sono rimasti gli stessi e la visione Harden-centrica dell’organizzazione avrebbe alla fine convinto Russ a chiedere il trasferimento. E ora che i Rockets sembrano aver cambiato rotta, assumendo Stephen Silas come coach proprio andando contro alla sua volontà, Harden ne è rimasto fortemente scontento ed ha chiesto a sua volta di andarsene.
“Sappiamo chi è sempre stato il capo di questa franchigia” – ha dichiarato un assistant coach dei Rockets rimasto anonimo – “Faceva parte del contratto quando arrivavi a Houston. I giocatori, gli allenatori, il GM, il proprietario: tutti sapevano. Non incolpo James, incolpo la franchigia. Non è colpa di Harden. Lui ha fatto quello che loro gli hanno sempre permesso di fare”.
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