MVP Ladder #1: Lebron ne segna 61 ma Durant rimane favorito, Griffin e Noah lottano per il podio

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Torniamo a parlare del premio di MVP, raramente negli ultimi anni conteso così da due giocatori. Kevin Durant continua a dar battaglia a Lebron James, per vedere come avevamo valutato la lotta per questo trofeo il mese scorso cliccate qui.

1) Kevin Durant: 31.8 punti, 7.7 rimbalzi, 5.5 assist, 1.4 rubate, 0.8 stoppate, 51% dal campo, 39% da tre, 87% ai liberi.

E’ cambiato poco rispetto a un mese fa: Kevin Durant è ancora il favorito nonostante Lebron James si sia pericolosamente riavvicinato e il finale sia meno scontato. La media punti è aumentata di 0.7, il che evidenzia come KD abbia spinto ulteriormente sull’acceleratore. Il rientro di Russell Westbrook, ormai avvenuto da oltre una settimana, potrebbe però creargli qualche problema: l’amico e compagno tende a prendersi un po’ troppe conclusioni (102 in più di KD nella scorsa stagione), segnando però meno. Se Westbrook riuscirà ad ambientarsi nel nuovo sistema Thunder che lascia grande spazio al #35, OKC potrà confermarsi come leader nella Western Conference e Durant come favorito per l’MVP. Se così non sarà, invece, i Thunder sono destinati a perdere qualche partita di troppo e le cifre di Durant a ridimensionarsi. Tutto passa dalle mani di RW, quindi, e il suo rientro ha per qualche partita fatto barcollare la macchina perfetta che erano diventati i Thunder. Al momento, però, Kevin Durant non sembra risentirne troppo e per questo rimane piuttosto saldamente al comando di questa nostra classifica.

lebron-james-61-12) Lebron James: 27.2 punti, 6.9 rimbalzi, 6.4 assist, 1.5 recuperi, 0.3 stoppate, 58% dal campo, 37% da tre, 74% ai liberi.

Lebron, se ci sei, batti un colpo. E lui l’ha battuto eccome, anzi, ha battuto 61 colpi contro gli Charlotte Bobcats, segnando il nuovo carreer high e record di franchigia per i Miami Heat. Sicuramente una delle prestazioni migliori della carriera di Lebron, soprattutto per come è arrivata: 22/33 dal campo e prime 8 triple a segno, lui che non è esattamente un tiratore dalla lunga distanza. I punti di media sono aumentati di uno rispetto ad un mese fa, senz’altro merito anche dei 61 punti segnati in una sola partita. Nelle ultime uscite, proprio quelle successive al record, James è un po’ calato e i Miami Heat non stanno per questo approfittando dei numerosi passi falsi improvvisi dei Pacers per compiere il sorpasso. Nonostante questo, però, Lebron si è notevolmente avvicinato a Durant nelle ultime settimane, dimostrando come la corsa per l’MVP non sia affatto chiusa. Probabilmente il #6 di Miami si è sentito un po’ mancare di rispetto sentendo le chiacchiere e l’opinione pubblica assegnare quasi già a Febbraio il trofeo all’amico e rivale dei Thunder e ha deciso di alzare l’asticella. Stiamo attenti, perchè mancano ancora diverse partite alla fine della stagione e Lebron è meno distante di quello che si potrebbe pensare.

3) Blake Griffin: 24.2 punti, 9.7 punti, 3.6 assist, 1.1 rubate, 0.6 stoppate, 53% dal campo, 29% da tre, 69% ai liberi.

E’ la principale New Entry della nostra classifica, non compariva lo scorso mese. Blake Griffin sta elevando il proprio gioco a un altro livello rispetto a quello che avevamo visto gli anni scorsi, i Clippers continuano a vincere e il #32 è anche stato nominato Giocatore del Mese dalla NBA per la Western Conference. Griffin in Febbraio ha mantenuto medie di oltre 30 punti e 10 rimbalzi, il che lo colloca inevitabilmente sul podio, scalzando invece Paul George. Molti diranno che Griffin sa soltanto schiacciare e sicuramente dovrà migliorare in difesa in vista dei Playoffs. L’MVP però si assegna per le prestazioni in stagione regolare e il giocatore dei Clips si sta confermando tra i big della Lega, con un ball handling che pochissimi lunghi oltre a lui possono vantare. Deve senza dubbio migliorare il gioco in post, tutto un altro discorso comunque rispetto ai suoi primi anni nella NBA, e forse avere un po’ più di carisma ma, affiancato a un genio come Chris Paul, sta vivendo la migliore stagione della propria carriera: mai così in alto con i punti e le percentuali ai liberi.

4) Paul George: 22.2 punti, 6.5 rimbalzi, 3.5 assist, 1.8 rubate, 0.3 stoppate, 43% dal campo, 37% da tre, 86% ai liberi.

Un mese fa era sul gradino più basso del podio, ad oggi sarebbe medaglia di legno per Paul George. L’ala degli Indiana Pacers sta probabilmente venendo influenzata dallo scarso rendimento della sua squadra nelle ultime uscite. A differenza di Griffin, George avrebbe l’arma in più rappresentata dal tiro dalla lunga distanza, ma evidentemente non la sta sfruttando appieno, tirando invece dal campo con appena il 43%, troppo poco. I Pacers hanno bisogno di un leader per darsi la scossa e George dovrebbe fare un passo avanti che ancora non ha fatto. Le prestazioni sono state troppo altalenanti, inaccettabili i 2 punti con 0/9 dal campo segnati contro i Bobcats o le partite da 12-13 punti che più volte ha giocato, perdendo anche quasi 3 palloni di media. George deve trovare continuità e così i Pacers, che dopo la trade deadline stanno facendo troppi regali ai Miami Heat, ormai in scia.

8b16c957fc70df9e345a551891eeb29c_5005) Joakim Noah: 12.0 punti, 11.3 rimbalzi, 4.8 assist, 1.1 rubate, 1.4 stoppate, 48% dal campo, 71% ai liberi.

A leggere le statistiche non si direbbe che Joakim Noah meriti di comparire in questa classifica, in realtà le cifre sono parecchio influenzate dall’avvio di stagione, mentre nell’ultimo mese il francese è sicuramente salito di giri. Tre triple-doppie in stagione lo proiettano tra i primi della classe in questa speciale classifica, sicuramente si sta dimostrano il centro con la maggiore capacità di servire in compagni nella NBA: nelle prime 5 uscite di Marzo, Noah sta mantenendo 8.0 assist di media, mentre nei primi due mesi del 2014 erano stati 5.8, ben 5 volte in doppia cifra con gli assist. E’ il primo centro dalla stagione 1993-94 (allora fu l’ammiraglio Robinson) a guidare la propria squadra in assist. I Chicago Bulls, soprattutto grazie a lui, sono quarti nella Eastern Conference, a sola mezza gara di distanza dai Toronto Raptors. Il quinto posto è stata una dura scelta, viste anche le candidature di giocatori come Kevin Love, Stephen Curry o LaMarcus Aldridge, ma ci è sembrato giusto premiare gli sforzi di Noah, che oltretutto dimostra sempre di dare tutto quello che ha in campo per contribuire alla vittoria.

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Francesco Manzi

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