Michael Jordan è a mani basse il giocatore più iconico della storia dei Chicago Bulls, con i quali ha giocato praticamente tutta la carriera. L’unica altra squadra per la quale MJ è sceso in campo sono stati gli Washington Wizards, a fine carriera dopo il secondo ritiro. Alla lista avrebbe potuto aggiungersi una terza franchigia: i New York Knicks, come raccontato da Anthony Olivieri di ESPN.
Il retroscena, svelato solo di recente, risale all’estate 1996, quando il contratto di Jordan con i Bulls scadde. Il numero 23 sarebbe rimasto altre 2 stagioni a Chicago, vincendo 2 titoli, ma quell’estate fu oggetto di un lungo corteggiamento da parte dei Knicks. Alla trade deadline del 1996, New York liberò circa 10 milioni di salary cap proprio per tentare l’assalto a Jordan. A fine stagione la franchigia della Grande Mela licenziò Don Nelson e promosse a head coach Jeff Van Gundy per dare un altro segnale. Chicago, avendo i bird rights sul contratto di MJ, avrebbe comunque potuto fare un’offerta economica superiore sforando il salary cap. Pertanto i Knicks lavorarono per trovare accordi “esterni” per Michael Jordan, vale a dire contratti di sponsorizzazione che avrebbero accresciuto il guadagno del giocatore a New York. Uno in particolare, con la ITT Corporation, avrebbe pagato Jordan 15 milioni di dollari, ma avrebbe anche infranto le regole NBA.
Secondo quanto raccontato, Michael Jordan stesso avrebbe avuto interesse a giocare per i Knicks. Alla fine però prevalse il portafoglio, e la stella dei Bulls accettò un rinnovo annuale da parte di Chicago per oltre 30 milioni di dollari, una cifra irraggiungibile per New York.
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