Sud Sudan

Non dite che è solo basket per il Sud Sudan

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Il Sud Sudan stava tirando nella O2 Arena, che ha registrato il tutto esaurito, quando USA Basketball è entrata in campo. Tutti si sono alzati in piedi, urlando a squarciagola. È comprensibile. Leggende assolute del gioco, come LeBron James, Steph Curry e Kevin Durant, erano a pochi metri dai tifosi che sognavano una notte del genere.

Come riporta Tim Reynolds dell’Associated Press, tuttavia, il 9 luglio 2011 LeBron James, Kevin Durant, Steph Curry e Jrue Holiday avevano già totalizzato 29.994 punti NBA.

Non è una data storica a caso: è il giorno in cui il Sud Sudan è diventato ufficialmente uno Stato indipendente. Tredici anni dopo, perdendo per un solo punto in un’estenuante prova di forza contro USA Basketball sulla strada per i Giochi Olimpici, hanno messo il mondo sull’attenti.

Il capolavoro di Luol Deng

Una delle nazioni più giovani e più povere del mondo avrebbe potuto solo sognare di apparire in una competizione continentale, per non parlare della scena mondiale. Ma la scalata del Sud Sudan verso il successo internazionale racconta una storia diversa: il loro primo FIBA AfroBasket a Kigali, in Ruanda, nel 2021; la loro prima FIBA Basketball World Cup a Manila, nelle Filippine, nel 2023; e i loro primi Giochi Olimpici a Parigi, in Francia, nel 2024. È pazzesco leggerlo. Immaginate di esserne testimoni.

Luol Deng, l’eroe dell’incredibile successo cestistico del suo Paese, è stato costretto a lasciare l’Africa per inseguire i suoi sogni professionali. Ha espresso tutte le sue emozioni all’Araneta Coliseum di Quezon City dopo la più grande vittoria della storia contro l’Angola.

Quasi dieci mesi dopo, il Sud Sudan si sta preparando per i Giochi Olimpici di Parigi come unico rappresentante dell’Africa, avendo messo insieme una squadra composta da rifugiati.

Come se non bastasse, prima di affrontarli nel Gruppo C delle Olimpiadi tra dieci giorni, conducevano di ben 16 punti contro USA Basketball. Comprensibilmente, hanno perso il filo nel terzo quarto, ma hanno lottato fino alla fine, con LeBron James che ha chiuso la partita con un tiro in penetrazione.

Analizzare il quasi miracolo del Sud Sudan alla O2 Arena può essere difficile, soprattutto se si considerano le diverse prospettive. Da un lato, nessuno se lo aspettava; dall’altro, le Bright Stars sono state capaci di un tale spettacolo grazie alle opportunità trovate all’estero.

La voglia di stupire tutto e tutti

Nella rosa di 12 uomini che ha quasi sconvolto la squadra di Steve Kerr, c’è anche Carlik Jones, il sensazionale playmaker che ha trascinato il Sud Sudan durante la Coppa del Mondo di basket FIBA. Contro Jrue Holiday e Steph Curry, ha registrato la prima tripla-doppia di sempre contro Team USA, con 15 punti, 11 rimbalzi e 11 assist. A Parigi punta a fare di più.

Poi ci sono il capitano Kuany Kuany, l’ala Marial Shayok, l’ala versatile Nuni Omot e JT Thor, che ha tirato dall’angolo il canestro da tre punti quasi decisivo. Ogni giocatore ha la sua storia.

Tutti i ragazzi hanno reso la comunità sudanese a Londra – e in tutto il mondo – più felice che mai. Che si vinca o si perda, non importa quando tutto ciò che circonda il programma del Sud Sudan è più grande del basket.

L’allenatore Royal Ivey era felice come tutti quando le Bright Stars si sono qualificate per i Giochi Olimpici. È stato il più bel giorno sportivo della sua vita e il più bel giorno nella vita di un intero Paese. Undici milioni di persone possono ora unirsi sotto la stessa bandiera e gli stessi colori, come le Stelle Luminose.

Fonte: fiba.basketball

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