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Steph Curry ricorda tre aneddoti bellissimi riguardo Kobe Bryant

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Stephen Curry è tornato a parlare del compianto Kobe Bryant, dopo aver raccontato il suo rapporto con LeBron James.

Durante la off-season i giocatori NBA si dedicano al riposo, all’allenamento individuale e anche alle loro attività imprenditoriali. Recentemente è uscito su Apple Tv il documentario intitolato Stephen Curry: Underrated e il fenomeno dei Golden State Warriors lo sta promuovendo.

Per farlo è stato ospite di Hot Ones, un format online in cui Sean Evans intervista personaggi famosi mentre gli fa mangiare alette di pollo condite con salse sempre più piccanti. Al di là del contesto abbastanza trash (e tipicamente americano) ci sono stai dei passaggi molto interessanti.

Fra questi, tre diversi aneddoti di Steph Curry riguardo il suo rapporto con Kobe Bryant. Li abbiamo selezionati per voi.

La prima investitura

Ho affrontato Kobe per la prima volta nella mia stagione da rookie, in casa nostra. Entro in campo, faccio una finta e segno usando il tabellone. Mentre torno in difesa noto che dice a un suo compagno “Ehi, questo è bravino”. La scenetta è stata anche catturata dalle telecamere. Per me è stato sensazionale vedere Kobe che approva il mio gioco la prima volta che mi vede giocare per davvero, una emozione incredibile.

Mamba Mentality

Una volta stavamo giocando una partita di pre-season e mi ha fatto vedere nel concreto che cosa era la Mamba Mentality. Mi ha marcato a tutto campo per l’intero primo quarto, mi seguiva ovunque, mi anticipava, ogni volta che mi giravo lo vedevo con la faccia cattiva, super concentrato. Mi resta incollato per quattro o cinque azioni, poi inizia a toccarmi, mi sbilancia, mi ha sfiancato. Ero stanchissimo, volevo solamente mettere un po’ di benzina nella gambe come in ogni partita di pre-season e invece lui era super aggressivo, mi pressava tantissimo ed era anche fisicamente superiore.

Baby Faced Assassin

Mi ha dato questo soprannome perché diceva che ho un istinto da killer dietro il sorriso che sfoggio mentre gioco. Pensava che la gioia che trasmetto quando sto in campo e questo sorriso ingannavano gli avversari, nascondendo il mio killer instinct e il mio spirito competitivo. Mi ha fatto molto piacere, avere l’approvazione di uno che non è molto propenso a fare complimenti è stato bellissimo.

 

Per chi volesse godersi Curry alle prese con piccantissime alette di pollo:

 

Redazione BasketUniverso

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