Indagato il patron della Reyer Venezia, nonché sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro.
Le accuse a carico di Brugnaro e di alcuni membri della sua giunta parlano di corruzione. Si tratta di un filone d’indagine partito da un esposto del 2021 da parte di Claudio Vanin, consulente contabile che ha depositato in Procura migliaia di pagine di documenti, da cui sono partite le indagini della Guardia di Finanza e anche quelle della trasmissione televisiva Report di qualche mese fa.
Andiamo con ordine. Vanin viene incaricato da Ching Chiat Kwong, imprenditore di Singapore e Luis Lotti, suo rappresentante in Italia, di avviare le trattative per acquistare dei terreni nella zona de “I Pili”, di proprietà di Luigi Brugnaro. Vanin, però, ritenendo ci sia poca trasparenza da parte degli interlocutori, decide di farsi da parte. Secondo l’accusa Brugnaro avrebbe sfruttato il suo ruolo politico per aumentare la superfice edificabile nella zona e di conseguenza il valore del bene. La trattativa da diverse centinaia di milioni di euro poi è saltata e con essa anche l’investimento da 1,2 miliardi che l’imprenditore asiatico aveva programmato nell’area. Nell’indagine per corruzione rientra anche la vendita di Palazzo Papadopoli dal Comune di Venezia alla Fortune Oxley: la giunta lugunare avrebbe impropriamente praticato “uno sconto” di 4 milioni (vendendo l’immobile a 10 anziché 14 milioni), causando un danno alle casse pubbliche nel tentativo di trarne vantaggio a livello personale.
Brugnaro si è difeso immediatamente dalle accuse che riguardano una vicenda già nota e discussa negli ambienti politici veneti.
Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici. L’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata. Com’è noto, ed ho spiegato pubblicamente quella è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione.
L’oggetto vero e proprio dell’indagine, più che Brugnaro stesso, è il suo “blind trust”, creato quando venne eletto sindaco per gestire con trasparenza i suoi asset personali. Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha parlato di un avviso di garanzia emesso per “correttezza” nei confronti di Brugnaro: “Per trasparenza dell’attività della Procura abbiamo ritenuto che fosse messo a conoscenza che stiamo valutando questo. Non c’è niente di segreto – ha aggiunto, come riporta Il Fatto Quotidiano – per cui abbiamo ritenuto di poterlo fare, nonostante non sia stato attinto nemmeno da perquisizione”.
Il filone principale dell’inchiesta non riguardo Brugnaro ma l’assessore Renato Boraso, arrestato con l’accusa di aver messo in piedi un sistema corruttivo che gli ha consentito per diverso tempo di incassare tangenti in cambio di interventi sugli appalti pubblici in favore di quegli imprenditori disposti a pagarlo. Ci sono in totale une ventina di persone indagare fra politici, imprenditori, funzionari pubblici e dirigenti dell’azienda di trasporto pubblico lagunare, Avm/Actv. Due uomini sono in carcere (Boraso e l’imprenditore edile Fabrizio Ormenese), sette sono ai domiciliari mentre altri sei sono stati interdetti dai pubblici uffici per 12 mesi.
Nel frattempo a Venezia l’opposizione è sul piede di guerra e chiede le dimissioni di Brugnaro. Nel primo pomeriggio in programma un Consiglio Comunale, precedentemente programmato con altri temi all’ordine del giorno, che si preannuncia infuocato.