Quando l’inaspettato diventa realtà – Eric “Sleepy” Floyd

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A volte sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.

La citazione che compare per tre volte nel film “The Imitation Game”, sintetizza alla perfezione la storia che sto per raccontarvi. Se vi chiedessimo chi sia il giocatore che detiene il record per maggior punti segnati in un quarto, e in un tempo, durante una partita di Playoffs NBA, bene, probabilmente sbagliereste tutti.
Jordan? Bird? Magic? Kobe? Shaq? No nessuno di questi nomi altisonanti, bensì Eric, detto “Sleepy”, Floyd.

Eric Augustus Floyd nasce il 6 marzo del 1960 a Gastonia nel North Carolina ed è proprio qui, durante una partita di baseball all’età di 10 anni, che riceve il soprannome “Sleepy” quando uno spettatore urlò all’allenatore di cambiarlo perché stava “dormendo” in campo.
Eric decide poi di dedicarsi alla pallacanestro e si iscrive a Georgetown, divenendone il leader principale a partire dal primo anno. Chiuderà la carriera universitaria con il record di punti nella storia dell’Università (2304), venendo nominato All-American nelle ultime due stagioni.

Viene così selezionato dai New Jersey Nets alla posizione numero 13 nel Draft del 1982 ma non lascia un segno particolare, tanto che viene scambiato assieme a Mickey Johnson ai Golden State Warriors per Micheal Ray Richardson, futura stella della Virtus Bologna alla fine degli anni ’80. Nella baia, Floyd inizia a segnare con regolarità a partire dalla stagione successiva, per poi toccare il picco nel 1985 con una media di 19.5 punti a partita

I Warriors non sono una grandissima squadra ma nel 1987 tornano ai Playoffs sotto la guida di Mullin e Floyd, che chiude la stagione a 18.8 punti e 10.3 assist di media, cifre che gli consentono di diventare per la prima, e unica volta, un All Star. Ai Playoffs, superano in cinque gare Utah, guadagnandosi il diritto di sfidare Magic ed i Lakers dello “Showtime”. Le prime tre partite volano via lisce per i Lakers che si preparano allo sweep in quel di Oakland, ma un piccoletto di 1.90 non è particolarmente d’accordo.

Primo tempo sonnecchiante in cui i Lakers danno la sensazione di poter chiudere la gara a loro piacimento. La ripresa prosegue sulla stessa falsa riga, con Magic e compagni che sono avanti 98-83 nonostante il nostro Floyd sia già a quota 17 punti. Sleepy sbaglia il primo tiro del quarto periodo, non ne sbaglierà altri. Il punteggio è di 102-93, Floyd ha segnato 10 punti in faccia a Cooper e Green come se fosse la cosa più facile del mondo. Timeout Riley, niente, Sleepy è “in the zone” ed arriva a quota 33 punti. Ha realizzato 16 punti in 4 minuti senza neanche un tiro da sotto. I Lakers non sanno dove voltarsi, 35, 37 e 39. I Warriors prendono la testa della sfida ma Floyd è stanco, dopo uno sfondamento va in panchina per un breve riposo? Neanche per sogno, 41 e 43 in faccia a Cooper e Scott. La folla è senza parole, ma la scarica non è finita. Botta e risposta contro Jabbar e sul tabellino di Floyd si legge 51 (29 nel quarto periodo), con ancora 2 minuti da giocare. Floyd non tira più ma distribuisce un paio di assist in contropiede. Avrebbe potuto toccare i 60, ecco perchè lo chiamavano “Sleepy”. I Warriors vincono 129-121 ma capitoleranno in gara-5 contro i futuri campioni NBA.

Ricapitolando: 34 punti negli ultimi 11 minuti, 12/12 dal campo nel quarto periodo (record), 29 in quarto nei Playoffs (record), 39 nel secondo tempo (record). Totale di 51 punti, 10 assist e 4 rubate.

Dopo il ritiro dalla NBA, Floyd diventa imprenditore aprendo un ristorante, ma dal marzo del 2015 diventa presidente della JobsyWosby. Sleepy inizia così a viaggiare per gli Stati Uniti tenendo seminari ai giovani ragazzi per insegnargli ad avere una propria integrità morale, all’etica del lavoro ed ad essere sempre pronti a cogliere ogni occasione nella vita di tutti i giorni.

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Non male per un giocatore che ha mantenuto una media di 13 punti per tutta la sua carriera NBA. Una di quelle prestazioni isolate che non possono non lasciare un sorriso, specialmente se realizzate da un giocatore poco appariscente, ma che ha sempre dato il massimo in ogni istante della sua vita e che ora sappiamo stia donando il suo tempo affinché altri ragazzi possano crescere e diventare delle persone migliori come lui. Grazie Eric, detto “Sleepy” Floyd.

Lorenzo Simonazzi

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