Preview NBA 2015-16, Minnesota Timberwolves: Wiggins e Towns per un futuro migliore

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Minnesota Timberwolves

Quindicesimi ad Ovest nel 2014/2015 (16-66)

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Roster:

PM: Ricky Rubio, Tyus Jones, Andre Miller
G: Kevin Martin, Zach LaVine, Lorenzo Brown
AP: Andrew Wiggins, Shabazz Muhammad, Tayshaun Prince, Damjan Rudez
AG: Kevin Garnett, Nemanja Bjelica, Adreian Payne,
C: Karl-Anthony Towns, Nikola Pekovic, Gorgui Dieng

La stella: Andrew Wiggins

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Andrew Wiggins con la maglia dei Minnesota Timberwolves alla sua prima stagione da professionista.

Non ci sono dubbi che sia lui il giocatore chiave dei Timberwolves: alla sua prima stagione in nba ha fatto registrare la bellezza di 16.9 punti e 4.6 rimbalzi di media su 82 partite. Ha meritatamente vinto a fine anno il premio di Rookie of the Year, forse anche grazie ai tanti infortuni che hanno colpito i suoi principali concorrenti, ma ha dimostrato un grandissimo carattere all’esordio nelle Lega ed è stato il secondo miglior realizzatore della sua squadra (primo Kevin Martin con 20 punti di media, ma in sole 39 partite). Stiamo parlando di un giocatore solido, con qualche carenza difensiva, ma un eccellente repertorio offensivo e che ha già dimostrato di avere il carisma di franchise-player. Naturalmente sono ancora tante le cose da migliore, a partire dalle percentuali al tiro da tre punti e continuando con la necessità di ampliare la visione di gioco, ma non ci sono dubbi che la squadra di Minneapolis ha trovato la sua stella.

L’arma in più: Ricky Rubio

Ricky-Rubio-feels-the-weight-of-the-world-and-some-sleeves-on-his-shoulders.-Jordan-Johnson-NBAE-Getty-ImagesUna sola stagione senza infortuni (2013/2014), solamente 22 partite disputate l’anno passato e il 31,4% da tre punti in carriera: questo è l’identikit di Ricky Rubio, l’attuale playmaker titolare di Minnesota. Se ci fermassimo a quanto appena letto di sicuro sarebbe meglio chiudere l’articolo, ma bisogna anche dire che in quattro stagioni ha chiuso addirittura tre volte sopra gli 8 assist di media (7.3 nel 2012/2013). Di sicuro non è il prototipo del nuovo playmaker atletico, versatile e tuttofare, ma non si può discutere il talento del ragazzo spagnolo che ha fatto innamorare tanti tifosi quando militava tra le fila del Barcelona. Se sano potrebbe essere messa in evidenza la sua principale qualità: il playmaking. In una squadra giovane, talentuosa e che corre come dovrebbero essere i Timberwolves, lo stile di gioco di Rubio potrebbe amalgamarsi perfettamente e quindi far girare al meglio i suoi compagni di squadra.

L’allenatore: Flip Saunders

Forse il punto interrogativo più grande arriva proprio dall’allenatore: come saprete a Flip Saunders è stato diagnosticato un Linfoma di Hodgkin, una forma di cancro, che però non lo terrà lontano dal suo doppio incarico di allenatore e dirigente. Si potrebbe definire “eroica” una decisione del genere, ma allo stesso tempo il rischio è quello di non riuscire (giustamente) a dedicarsi a tempo pieno al progetto che è partito l’anno scorso. Un allenatore di cui non si discute il curriculum, che però ha sempre predicato uno stile old-school con i due lunghi in campo, a differenza della nuova tendenza a giocare con quattro esterni. Solo il tempo ci dirà se Saunders è l’uomo giusto per rilanciare Wiggins & Co. e sarà fondamentale il ruolo degli assistenti.

Il mercato: due veterani e l’incognita serba

Flip Saunders non ha voluto stravolgere il roster della sua squadra, dimostrando di credere nel progetto di rifondazione cominciato nella passata stagione. Dopo il tanto discusso rinnovo (biennale da 16.5 milioni di dollari) di Kevin Garnett, sono arrivati due veterani NBA come Andre Miller e Tayshaun Prince: il primo è arrivato alla veneranda età di 39 anni e avrà il compito di seguire passo passo Ricky Rubio, insegnandoli magari qualche trucco del mestiere. Stessa cosa si può dire per il secondo, che negli ultimi anni ha visto diminuire drasticamente (e giustamente) il suo minutaggio: gli verrà sicuramente chiesto di dare il buon esempio in spogliatoio e di portare una determinata etica lavorativa, in modo da essere un modello per più giovani.

Nemanja Bjelica, Fenerbahce Ulker
Nemanja Bjelica, Fenerbahce Ulker

Scelto al secondo giro al draft del 2010 dai Washington Wizards e scambiato immediatamente ai T’Wolves, è approdato oltreoceano anche Nemanja Bjelica: ala di 209 centimetri classe 1988 che, dopo il titolo di MVP dell’Eurolega dell’anno scorso, ha deciso di cominciare una “seconda” carriera nella NBA, ma bisognerà vedere come si inserisce nelle rotazioni. Molto probabilmente giocherà come 4 tattico e potrebbe subito integrarsi in un roster giovane e versatile come quello di Minnesota. L’unica partenza degna di nota riguarda la separazione consensuale del contratto tra la squadra di Minneapolis e Anthony Bennett, prima scelta assoluto nel 2013, arrivato la scorsa estate per riscattarsi dopo le prestazioni deludenti a Cleveland.

Le aspettative: tante sconfitte per crescere e imparare

Non ci sono in fondo molte aspettative su questi Timberwolves, considerando la giovane età dei pezzi pregiati di questo roster: sicuramente ancora un giro in lottery gli toccherà anche per quest’anno, ma il loro obiettivo principale deve essere quello di far giocare più minuti possibili a Wiggins e Towns così da impostare le basi per i prossimi anni e continuare un percorso di crescita individuale. Sicuramente perdere non piace a nessuno, ma sarà utile per costruire un gruppo compatto e chissà che, vista la versatilità e la giovane età di questo roster, i Timberwolves non si trasformino in una squadra perdente si, ma pur sempre divertente e bella da vedere.

Giovanni Aiello

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