Nell’immaginario collettivo rappresenta la leggerezza applicata alla pallacanestro eppure anche Stephen Curry soffre di ansia.
I movimenti che fa in campo, la facilità con cui realizza tiri apparentemente impossibili e anche le sue espressioni: tutti elementi che ci portano a collegare Curry a un approccio molto scanzonato al basket. Eppure anche il fenomeno dei Golden State Warriors soffre di ansia. Non si tratta di un problema di salute mentale, di cui sempre più spasso si parla in ambito sportivo. Bensì di quella positiva fibrillazione che spesso porta a giocare ancora meglio, come ha spiegato lo stesso Curry a ESPN.
Prima di ogni partita soffro d’ansia. Gran parte di questa pressione deriva dalle grandi aspettative che riverso su me stesso. Si tratta di quella sana insicurezza che ti porta a sentire di dover dimostrare il tuo valore ogni volta che scendi in campo. Credo che sia positivo, è ciò che mi fa andare ancora avanti alla mia età.
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