Charles Thomas si sfoga: “Situazione dura, a Cantù non ho ancora ricevuto nulla di quanto promesso”

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Charles Thomas era stato uno dei due americani che si erano lamentati di presunti pagamenti in ritardo nelle scorse settimane da parte della Pallacanestro Cantù (l’altro era Randy Culpepper), nonostante i tentativi di rassicurazione da parte di Dmitry Gerasimenko via radio, però, la situazione non sembra molto cambiata. Il lungo si è sfogato durante il podcast di Eurohoops “Eurostep”, che potete ascoltare integralmente qui:

https://soundcloud.com/eurosteppodcast/cthomas

Thomas ha parlato delle proprie ambizioni, ma si è soffermato in particolare sulla situazione parecchio grigia di Cantù (dal minuto 11 in poi):

Le ultime settimane qui in Italia sono state molto dure per me. In questo momento vivo in un hotel da circa quattro settimane, la prossima sarà la quinta settimana senza un letto mio. Non ho nulla di mio, non c’è un livello di comfort sufficiente e arriva un punto in cui questo ti influenza. Vivo a 30 minuti dalla città, mi avevano detto che quando sarei arrivato mi avrebbero dato un appartamento, che quattro giorni dopo le visite mediche avrei ricevuto un rimborso per le spese mediche e per il visto, e che mi avrebbero consegnato una macchina. Di tutto questo, ora, non ho ancora ricevuto nulla.

Sono in albergo, il rimborso per le spese mediche è stato più basso di quanto sarebbe dovuto essere, e quello che mi fa pensare è che a loro non interessa. L’ho già detto: alla maggior parte di queste squadre non interessa di te, se non ti fai sentire non cambierà mai niente. E se poi decidi, in segno di protesta per tutto questo, di non presentarti finché le cose non cambieranno, vieni bollato come il cattivo ragazzo. Quello che crea problemi alla squadra, che non è un bravo compagno.

Ed è triste perché questo è ciò che sentono anche le altre squadre, non la vera situazione in cui ti sei trovato. Non so quanti lavori ho perso per questo motivo, per essermi lamentato non sui social ma con la squadra stessa. E alla fine i dirigenti dicevano alle altre squadre di non firmarmi, che avrei creato problemi, che sono una persona terribile, e poi volevano rinnovarmi il contratto l’anno dopo. Nessuno chiede mai a me che tipo di persona sono, vanno sempre dalla squadra precedente. Vogliono che tu stia zitto e giochi e basta, indipendentemente da ciò che ti danno, come se ti stessero facendo un favore a tenerti sotto contratto. Ma siete voi ad avermi offerto quel contratto, e se chiedi quel che è previsto nel contratto e non giochi finché non lo ottieni, ti tagliano dal roster senza pagarti. E per questo dò la colpa la FIBA, perché non fanno nulla per risolvere queste situazioni. Non è corretto nei confronti dei giocatori, delle loro famiglie e nemmeno dei tifosi.

Quest’estate, dopo che mi sono lamentato sui social, ho avuto degli incontri con i dirigenti di Cantù. Mi hanno detto che capivano, che era colpa loro ed avevo ragione, di concedergli due o tre giorni per pagarmi prima di arrabbiarmi. Ho aspettato due o tre settimane e ancora non mi hanno pagato. E ora mi chiedo cosa debba fare: devo stare qui? Chiedere di essere rilasciato? Trovarmi un nuovo lavoro? Mi taglieranno?

Francesco Manzi

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