Lu [Dort] e Cason [Wallace] hanno fatto un ottimo lavoro. Credo che la vittoria sia più merito loro che dei miei 39 punti.
Se queste sono le parole che Shai Gilgeous-Alexander ha scelto per commentare la vittoria, a conti fatti abbastanza agevole, contro i Dallas Mavericks nel match valido per i quarti di finale della NBA Cup, i tifosi della franchigia dell’Oklahoma hanno un ulteriore motivo per continuare a dormire sonni tranquilli.
Infatti, i Thunder, grazie alla mai abbastanza elogiata gestione del GM Sam Presti, hanno impiegato soltanto tre stagioni per passare dal 30% di vittorie (22-50, stagione 2020/21) al 69% (57-25, stagione 2023/24) e, come vedremo, sembrano molto più numerosi gli indizi per credere che davanti a loro ci sia un futuro ricco di successi che non il contrario.
GIOVANI, CON SCELTE E FORTUNATI?
Soltanto il tempo potrà dirci se questa volta Oklahoma ce la farà a conquistare il primo anello della sua storia, ma nel frattempo la nostra analisi non può che partire da un fatto eccezionale: siamo davanti ad una franchigia che non solo può contare su un roster tanto giovane quanto talentuoso e su svariate scelte per i prossimi draft, ma anche sul fatto di trovarsi già nella posizione di contender.
Infatti, per trovare una situazione simile non basta riavvolgere il nastro della memoria ma bisogna consultare gli annali messi a disposizione dalla stessa lega: negli anni ’80 i Celtics del trio Bird-McHale-Parish ebbero la capacità di raggiungere per 5 volte in 7 anni le finali NBA e di aggiudicarsi l’anello in 3 di queste occasioni. Il testimone, in un certo senso, passò poi nelle mani dei Chicago Bulls allenati da Phil Jackson che tuttora sono l’unica franchigia a non aver mai perso un’edizione delle NBA Finals (6 titoli).
Senza tornare ancora più indietro ai tempi di Bill Russell o dei Minneapolis Lakers, qualche lettore più attento avrà pensato a due esempi più recenti come gli Spurs dei primi anni duemila e i Golden State Warriors della prima era con Harrison Barnes, Bogut e Iguodala a completare il quintetto insieme agli splash brothers e Green. E proprio negli scontri diretti con queste due franchigie, arrivati nella fase delle Conference Finals (2014;2016), i Thunder hanno visto più volte infrangersi i loro sogni di gloria.
Tuttavia, questo genere di confronto lascia il tempo che trova perché – ancora una volta – nell’ambito di una lotta per la conquista dell’anello, devono essere considerati anche fattori intangibili come l’esperienza maturata in post-season e la fortuna, intesa principalmente come possibilità di trovare accoppiamenti favorevoli e di rendere nel migliore dei modi nei momenti decisivi. A questi ultimi dettagli si è provato a porre rimedio, inutilmente, già durante la scorsa annata acquisendo le prestazioni di un veterano come Gordon Hayward ed è su questa stessa lunghezza d’onda che devono essere collocate le firme in offseason di Alex Caruso e Isaiah Hartenstein.
Dato che i giocatori in uscita dalla panchina presentano il miglior net rating dell’intera lega, almeno per il momento non si può esprimere nessuna forma di rimpianto verso la trade con cui Sam Presti ha deciso di sacrificare Josh Giddey per portare in Oklahoma la guardia laureatasi campione NBA con i Lakers nella bolla di Orlando.
Nonostante il playmaker australiano fosse stato già identificato da molti all’esterno della franchigia come l’anello debole, va riconosciuto a coach Daigneault il merito di aver saputo trasformare un gruppo così giovane in un organizzazione di fatto già vincente: i Thunder, alla fine della scorsa stagione, con un’età media inferiore ai 24 anni (!!) sono diventati sia la squadra più giovane a collocarsi al primo posto al termine della regular season NBA sia a vincere una serie playoff.
Ed arriviamo così al nòcciolo della questione: come si evince dalla tabella di Spotrac, Oklahoma è stata in grado di aprirsi una finestra di tempo decisamente più ampia del solito per provare a mettere l’anello al dito dei suoi giocatori, i quali di fatto sono legati alla franchigia nel prossimo futuro. Ad eccezione di Caruso che sarà unrestricted free-agent (UFA) al termine di questa stagione, nei contratti di Hartenstein, Dort e Wallace è prevista una team option per la stagione 2026-27 (quando Holmgren e Jalen Williams saranno restricted free-agent) mentre Wiggins e Joe sono sotto contratto potenzialmente fino al 2028. A ciò va aggiunto che il contratto di Shai è garantito fino al 2027, anno in cui potrebbe diventare a sua volta UFA, e soprattutto un deposito di scelte ai prossimi Draft su cui può contare Sam Presti: stiamo parlando di 15 scelte al primo giro (di cui 5 nel 2025) e 17 al secondo giro entro il 2031.
Non bisogna attendersi chiamate di primo livello come le più recenti per Holmgren e Williams, ma certamente ci sarà la possibilità di pescare qualche altro giovane profilo degno di nota.
LA VERSATILITÀ, UN MANTRA
L’avvento di Mark Daigneault in Oklahoma risale all’agosto del 2014, quando Sam Presti decise di affidare la panchina di G-League dei Blue ad un 29enne laureato in pedagogia che non aveva neanche lontanamente avuto un’esperienza di pallacanestro giocata né a livello universitario né professionistico. Di fatto, l’ennesimo investimento a lungo termine o prospetto da coltivare che ha contraddistinto l’intera carriera del GM dei Thunder.
È la scelta giusta per le sue capacità di entrare in contatto con la squadra, insegnare il gioco e apportare i giusti cambiamenti a breve e lungo termine. [Sam Presti]
Dopo essere diventato nel 2016 il quarto head coach consecutivo dei Blue ad essere chiamato a svolgere il ruolo di assistente della prima squadra in NBA, al termine della stagione più lunga di sempre – quella 2019/20, causa Covid-19 – Daigneault viene scelto dalla dirigenza per succedere al capo-allenatore Billy Donovan e, dunque, diventare il secondo allenatore più giovane di sempre (il record spetta a Ryan Saunders).
Nonostante fosse poco più che uno sconosciuto agli occhi di molti degli addetti ai lavori, Daigneault ha saputo trovare subito la direzione giusta da seguire in un percorso che lo ha visto prima arrivare secondo nella corsa al premio di Coach of the year e poi vincerla. Se c’è una capacità che contraddistingue il gioco dei Thunder, quella non può che essere l’incredibile versatilità che permette di fare i giusti adattamenti a seconda dell’avversario che gli si pone davanti e che garantisce prestazioni di un certo livello a prescindere da eventuali assenze. La miglior dimostrazione di ciò la si è potuta ammirare quando, nel mese di novembre, Okc ha dovuto riadattare Jalen Williams in posizione “5” per sopperire alle assenze di Holmgren, Hartenstein e Jaylin Williams.
Tuttavia, la versatilità è garantita non solo dalla 12ª scelta al draft del 2022 ma da molti altri componenti del roster: basti pensare alla mobilità di Holmgren in entrambe le metà campo, all’intensità del lungo ex New York che sta registrando il massimo in carriera in diverse voci statistiche nonché ai più che semplici 3&D Caruso e Dort. Come logica conseguenza, Oklahoma è l’unica squadra ad aver collezionato più palle recuperate che turnover (292-283 in stagione; 36 punti da 19 turnover vsDallas), oltre ad essere prima per deflections a partita, defensive rating e net rating.
The 2024-25 Thunder:
— Leading NBA in DRTG
— Leading NBA in NETRTG
— Most stocks per game ever by a team
— Second best net rating of all-timeDoing it without their defensive anchor. pic.twitter.com/Tp9ACqn8pQ
— StatMuse (@statmuse) December 11, 2024
Sarà un caso che proprio in questi giorni sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio somministrato a 40 dirigenti che hanno “scelto” il front office di Oklahoma come il migliore della lega?
GIOCARE CON SHAI È PIÙ FACILE
In una lega che ha visto crescere nell’ultimo decennio in maniera esponenziale il peso riconosciuto ai giocatori, è diventato ancora più importante per le franchigie dal mercato ristretto – come nel caso di Okc – saper scegliere il giusto leader per la propria squadra. I Thunder ne hanno avuto l’occasione nel luglio 2019 quando fu raggiunto l’accordo con i Los Angeles Clippers per la trade che ha portato SGA in Oklahoma in cambio del più noto – e ambito, al tempo – Paul George. A distanza di 5 anni, a maggior ragione se la guardia canadese non ha compiuto mai un passo falso dentro e fuori dal campo, è anche fin troppo facile definire i Thunder vincitori di quella mossa di mercato.
Lu for DPOY and Shai for MVP or we riot
— chet holmgren (@ChetHolmgren) December 11, 2024
Difatti, abbiamo parlato sì dell’incredibile versatilità che contraddistingue l’intero roster ma ci resta da evidenziare come quest’ultima sia anche una peculiarità di SGA, un 26enne entrato in una fase paurosamente ascendente della sua carriera. Siamo di fronte ad un caso più unico che raro: nello stesso corpo convivono un realizzatore fuori categoria – potrebbe chiudere per il terzo anno consecutivo oltre i 30 punti di media tirando con almeno il 50% dal campo – in ogni singola sfida sempre più vicino alla doppia cifra di assist che non alle simboliche 5 palle perse e un’anima difensiva tutt’altro che trascurabile.
Anche in questo caso, se il tutto sembra così facile è soltanto merito della sua applicazione sul campo che lo porta ad essere al tempo stesso 3° per percentuale di usage (31.7) e deflections a partita (3.5): non c’è traccia delle tipiche mancanze difensive delle superstar.
DIFETTI NE ABBIAMO?
Al termine della serie playoff dello scorso anno contro i Dallas Mavs, era stato proprio Shai a fornire un ulteriore indizio alla dirigenza su quale aspetto del gioco bisognava rinforzare la squadra: i rimbalzi.
Sembrava che ogni volta che stavamo per fare un contropiede loro ottenessero un rimbalzo offensivo.
A questo proposito, nonostante la firma di Hartenstein e il tabellino della sfida dell’altro giorno contro Dallas dica che li ha visti acciuffare ben 17 rimbalzi offensivi, c’è da dire che i Thunder, collocandosi a ridosso della media della lega per rimbalzi presi e al 4° posto tra le squadre che hanno concesso più rimbalzi offensivi alle avversarie, non hanno ancora risolto questo problema.
Volgendo un ulteriore sguardo alle statistiche, emerge un ulteriore aspetto in cui Oklahoma deve necessariamente migliorare in vista delle sfide punto a punto che inevitabilmente ci saranno da qui alla fine della stagione: è penultima per numero di tiri liberi tentati a partita (19.2) e quinta per quelli concessi agli avversari (25.2).
ED ORA?
Ad attendere la truppa di coach Daigneault, oltre all’imminente semifinale con gli Houston Rockets, c’è un calendario che prevede la disputa della maggior parte degli scontri con le altre contender tra le mura amiche del Paycom Center fino al rientro – previsto per il mese di febbraio – di Chet Holmgren.
Mentre su X c’è chi fa notare che lungo questo arco di tempo non sono previsti match in diretta nazionale negli USA, l’ultimo aspetto da prendere in considerazione è quello relativo alla trade deadline di febbraio. A proposito, pur essendo vero che ogni roster è migliorabile e che quello di Oklahoma potrebbe beneficiare di un ulteriore innesto d’esperienza, al giorno d’oggi è poco credibile che la dirigenza decida di sacrificare anche una sola parte dell’equilibrio che si è venuto a creare. Occasioni di mercato a parte, prendendo spunto dall’offseason 2024, il futuro dei Thunder è già delineato.
This Thunder team going over a month without a nationally televised game is a disgrace pic.twitter.com/YLHIOPIV0B
— 𝘿𝙐𝙁𝙁𝘼𝙇𝙊 (@Duffal0) December 11, 2024
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