Le grandi squadre sono quelle che continuano a credere nelle proprie idee e a non rinnegare la propria identità a prescindere dalle difficoltà. L’Italbasket, dopo cinque partite dei Mondiali, può fieramente mettersi questa ideale medaglia sul petto. Contro Angola e Repubblica Dominicana percentuali bassissime, contro le Filippine il minimo sindacale, con la Serbia un piede e mezzo fuori dalla competizione, contro Porco Rico di nuovo un canestro che sembrava stregato. Ma nonostante tutto la squadra di Pozzecco ha continuato con il suo mantra: movimento di palla continuo alla ricerca di un uomo libero che prende un tiro aperto con fiducia, a prescindere da quanti ne sono entrati nei minuti e giorni precedenti. E alla fine la coerenza, a patto che non diventi testardaggine, nella pallacanestro paga (quasi) sempre.
Le scelte difensive
Lo stesso discorso può essere fatto nella metà campo difensiva. Come fatto contro la Repubblica Dominicana, l’Italia anche contro Porto Rico ha scelto di flottare, con l’obiettivo primario di togliere la palla dalle mani del miglior giocatore avversario, in questo caso Waters. Non parliamo di un fenomeno globale ma comunque di un giocatore che ne aveva appena stampati 37 in faccia ai dominicani e che l’Italbasket ha tenuto a 13 con 5/14 al tiro e 7 palle perse. E i 9 assist, oltre a essere un merito del diretto interessato, spiegano quanto Pozzecco e il suo staff volessero fargli passare il pallone. L’altra formazione caraibica ci aveva punito con chiunque altro ma questo non ha indotto l’Italia a cambiare strategia. E stavolta il coraggio di restare se stessi ha portato risultati. Porto Rico aveva superato quota 100 punti in tre delle quattro partite precedenti, con la Serbia aveva sfiorato gli 80, noi li abbiamo lasciati a 57.
Oltre a questa scelta, ce ne sono state anche altre rivelatesi vincenti. Ottima la difesa sul pick and roll, specialmente nel secondo tempo, con show pressoché perfetti dei nostri lunghi, in primis Nicolò Melli, veramente monumentale, anche a rimbalzo. Sotto i tabelloni l’Italia ha dominato con dati da campionati giovanili provinciali, 48-29 il dato dei rimbalzi con addirittura 19 offensivi per gli Azzurri. Cifre “gonfiate” dalle cattive percentuali avversarie (causate comunque dalla nostra difesa) ma comunque straordinarie, frutto di un eccellente lavoro di squadra.
La gestione delle rotazioni
Grandissima anche la gestione della coppia Pajola – Tonut, i nostri inviati speciali su Waters. Per il play della Virtus qualche problema di falli, per la guardia di Milano una fasciatura al polso che racconta di condizioni fisiche non eccellenti: entrambi centellinati, entrambi pronti a essere decisivi quando contava. Poi il “quintettone”, con cinque giocatori pressoché della stessa altezza, ancora una volta arma vincente, rebus rimasto irrisolto per i portoricani. Spicca lo spirito di sacrificio di tanti elementi, come Ricci, Severini e Melli, autore di un clinic sui due lati del campo.
La mentalità di Simone Fontecchio
Ma in tal senso la sottolineature è per la mentalità di Simone Fontecchio, giocatore di umiltà straordinaria. Reduce da 30 punti con la Serbia, incappa in un’altra giornata difficile al tiro (come tutte, ad eccezione di quella proprio con i balcanici), prende qualche forzatura per mettersi in partita ma non manda mai fuori giri i compagni. Riceve attenzioni “particolari” dalla difesa portoricana, non guadagna neanche un libero, cosa che non gli succedeva dagli esordienti (qualche critica all’arbitraggio in questo caso è d’obbligo) ma piega le gambe in difesa come se fosse il dodicesimo uomo. Una superstar con una mentalità diametralmente opposta rispetto a quella di chi l’ha preceduto in questo ruolo dal 2005 in poi.
Nota stonata: le dichiarazioni
Restiamo con i piedi per terra, l’avversario non era trascendentale, ma ancora una volta è arrivata la reazione nel momento di maggiore difficoltà. Sinonimo di carattere, cosa che non tutte le squadre hanno. Una nota stonata c’è e arriva alla fine della partita. Il “nessuno avrebbe scommesso su questo risultato” proferito da Pozzecco e Melli non ci è piaciuto. Non nascondiamoci dietro un dito: visti i risultati delle ultime due estati e la qualità del gioco espresso in questi anni dall’Italbasket, considerando anche un sorteggio benevolo, i quarti erano l’obiettivo concreto di questa spedizione asiatica. Crearsi nemici al di fuori, combattere lo scetticismo altrui e caricarsi con la voglia di smentire tutti sono espedienti che funzionano quasi sempre nello sport per cementare il gruppo. Questo gruppo, però, è splendido di suo e probabilmente non ha bisogno di ulteriore collante. Quelle comunicative sono scelte come quelle tattiche, finora stanno pagando e ci auguriamo che gli Azzurri continuino ad avere ragione su tutta la linea. Accettiamo serenamente parole che non condividiamo di fronte a prestazioni del genere.
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