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La quiete dopo la tempesta in casa Virtus Bologna: ma cosa si cela dietro tanta burrasca?

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Ha dell’incredibile quanto accaduto in casa Virtus Bologna tra lunedì e martedì, ma ciò che ha prodotto una parte della stampa che gravita attorno al mondo bianconero è stato ancora più stupefacente.

Partiamo dai fatti: come noto, con uno scarno comunicato alle 20.23 di lunedì la Segafredo ha sollevato dall’incarico il coach Sasha Djordjevic e con lui il suo staff. Una scelta che ha stupito tutti, benché qualcuno si sia sbizzarrito in dietrologie basate esclusivamente sul “senno di poi”. Nessuno al mondo alle 20.00 dello stesso lunedì avrebbe messo i famosi “due cent” sull’esonero.

E invece, ecco materializzarsi l’imprevedibile, con una corsa ai “perché” più che al nome del sostituto che è sintomo di quanto fosse inaspettata la situazione. La cronaca degli eventi ha provato a ricostruirla Daniele Labanti sul Corriere di Bologna.

Proviamo ad analizzare allora i motivi di quanto accaduto: dal punto di vista tecnico, la quarta sconfitta consecutiva casalinga ha certamente lasciato strascichi, con un record negativo che non si verificava da 50 anni. Ma si sa, con i palazzi a porte chiuse, il fattore campo è svanito e i “2” in schedina sono molto più frequenti degli “1”, giustificando in parte quanto accaduto nelle ultime uscite dei bianconeri. Al di là dei singoli risultati finali, ha certamente lasciato il segno il modo in cui sono arrivate queste 4 sconfitte, molto simili e passate pressoché sempre ad inseguire gli avversari. Per giungere poi in totale confusione nel finale e cestinare le opportunità di rimettere le gare in carreggiata.

Oltre a questo, l’impatto emotivo di Djordjevic con l’espulsione maturata dopo appena 8 minuti di gioco è stato un errore del coach, conclamato e non appellabile per conseguenze (lasciare la squadra senza guida) e modi (urla incontenibili).

Però, e c’è un però, tutto quello evidenziato fin qui può rientrare in una giornata storta, con tanto nervosismo, rientrando dalla pausa per le nazionali e con la pressione addosso di dover inserire Belinelli.

Belinelli appunto, e qui si apre il vero capitolo centrale della questione.

Perché se è vero che la situazione tecnica e sportiva non lasciava presupporre una possibile rottura, ma solo un evento lungo il processo di crescita, qui si entra nel mondo personale e umorale.

Il mancato impiego di Belinelli ha generato più malumori che la sconfitta e l’espulsione in sé.

Non tanto all’interno della dirigenza, ma per quanto la dirigenza stessa avesse speso parole per il tanto decantato Beli-Day.

Il coach nelle sue conferenze era sempre stato cauto sul possibile impiego immediato di Belinelli e chi si occupa di pallacanestro sa che non è facile ri-adattarsi al basket europeo dopo anni di NBA, dopo una stagione unica come quella caratterizzata dal Covid-19, per di più a distanza di 4 mesi dall’ultimo impegno ufficiale (13 agosto con gli Spurs nella bolla di Orlando). Perciò tutte queste contingenze, unite ad un piccolo risentimento muscolare dello stesso giocatore nella mattinata di domenica, hanno portato alla non perfetta condizione fisica del 34enne di San Giovanni.

Ma la Virtus si era spesa con la stampa nazionale, chiedendo visibilità e ottenendo spazi che senza Belinelli non le sarebbero stati concessi. Proprio qui allora entriamo nel nocciolo del problema, con quotidiani che solitamente dedicano uno spazio non di primo piano alla palla a spicchi che improvvisamente si risentono di non essere stati informati prima, uscendo poi il giorno dopo con editoriali nei quali si attacca la gestione della squadra (poco o nulla considerata in precedenza) e scaricando il barile sulla “vilipesa” diretta Rai. Qui urge una precisazione, che sarebbe opportuno fare per chiunque scriva articoli pubblici, sia esso giornalista professionista o meno. Bastava controllare sul sito ufficiale della Legabasket per accorgersi che la news inerente la programmazione televisiva risale al 25 novembre, con data e orario delle partite già delineate, compresa la famosa Virtus-Sassari del 7 dicembre alle 16.00. Mentre l’annuncio di Belinelli a Bologna, anche quello tra lo stupore generale, è arrivato il giorno seguente. E stando alle ricostruzioni dei diretti interessati, la trattativa è stata lampo e durata meno di 24 ore, quindi a meno di veggenti negli addetti alla programmazione, la diretta Rai NON è stata fatta in funzione di Belinelli, ma era già in palinsesto.

Infine, l’ultimo “coup de theatre” si è avuto quando Tuttosport ha bollato Stefan Markovic come “inviso a molti compagni”. Notizia subito smentita e commentata come “bullshit” (termine che non necessita di traduzioni) dal connazionale Nemanja Nedovic. Ma sarà un caso che sia stato attaccato proprio Markovic? Probabilmente no, dato che il playmaker serbo è stato il primo e l’unico a criticare (pubblicamente) la decisione societaria nella serata di lunedì.

Ecco allora che, una volta posti di fronte al quadro completo, si può osservare come la dirigenza della Virtus non abbia digerito ciò che ha comportato extra-campo il rinvio dell’esordio di Belinelli, con molte testate nazionali che hanno messo in cattiva luce la società. Un danno d’immagine che esula dalla sconfitta di una partita o dall’esplosione di rabbia per un primo quarto nato male.

Ora, con l’ultimo ribaltone, la vicenda sembra essersi conclusa: il reintegro di Djorjdevic è realtà, dopo un martedì pomeriggio di voci raccolte dal solito Daniele Labanti e la narrazione dell’insider europeo Donatas Urbonas riguardo al levarsi di tutti i giocatori in favore del coach serbo. La squadra poi ha risposto compatta sia in campo, con la vittoria di Monaco, sia sui social, schierandosi a favore del coach.

Il passo indietro della società è notevole e pesante, dando manforte alla tesi che lunedì sia stata presa una decisione di pancia.

Il tanto decantato “progetto” ha subito un forte scossone, ma al momento pare salvo.

Di sicuro però resta l’amaro in bocca negli addetti ai lavori, oltre che nei tifosi, per l’eco che la vicenda ha avuto al di fuori della società, rischiando di mandare tutto a gambe all’aria.

Luca Marchesini

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