Marcus Morris pensa che i giocatori NBA non sarebbero dovuti scendere in campo dopo i fatti di Washington

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A differenza di quanto avvenuto qualche mese fa nella “bolla” di Orlando, i giocatori NBA sono scesi regolarmente in campo la notte italiana tra mercoledì e giovedì nonostante quanto stesse ancora avvenendo a Washington con l’invasione del Campidoglio da parte dei sostenitori di Donald Trump.

Secondo Marcus Morris, ala dei Los Angeles Clippers, la scelta dei giocatori sarebbe stata sbagliata e non si sarebbe dovuto scendere in campo.

Penso che sia successo tutto così velocemente che alla fine abbiamo deciso tutti insieme di inginocchiarci durante l’inno. Ma la mia opinione personale è che non sia stato abbastanza. Penso che non avremmo dovuto giocare. Ma lo abbiamo fatto, ci siamo riuniti e abbiamo pensato che fosse appropriato inginocchiarci. Non giocare non è stato nemmeno discusso. Penso che i ragazzi fossero ormai già nello stato mentale di giocare. Se però fosse stata solo una mia decisione, non lo avrei fatto. Queste cose sono più importanti del basket. Il basket è secondario, forse terziario. Con ciò che sta accadendo in questa Nazione, per questione di rispetto, ritengo che non avremmo dovuto giocare. Essendo un afroamericano so per certo, francamente, che se fossero state persone di colore [ad assaltare il Campidoglio, ndr], sarebbe finita in tutt’altro modo. E questo è davvero pessimo. È pessima la condizione in cui viviamo qui. Tutto quello che possiamo fare è pregare e sperare che tutto vada a posto.

Quella contro gli Warriors di quella notte è stata anche la prima partita stagionale di Morris, fino a quel momento out per infortunio. Il veterano avrebbe certamente potuto decidere di non giocare, ma se fosse stato l’unico avrebbe sicuramente messo in una situazione spiacevole compagni ed avversari. Ha optato quindi per uniformarsi a quanto scelto dalla maggioranza dei suoi colleghi, manifestando il proprio disaccordo in seguito.

Francesco Manzi

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