Raptors-Warriors, le pagelle: Curry e Green contro gli infortuni, Toronto scrive la storia

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Toronto Raptors 

Kawhi Leonard, 9: un giorno racconteremo ai nostri nipoti le gesta leggendarie di questo giocatore. Kawhi trascina con 28 punti e 9.8 rimbalzi di media i Toronto Raptors al primo anello della loro storia. Osservato speciale della difesa di Golden State (viaggia a 10 tiri liberi tentati di media), nelle ultime due gare della serie è apparso stanco, ma non ha risparmiato lampi di enorme grandezza, come i 12 punti realizzati ad inizio quarto quarto in gara 5. Nelle prime due trasferte ad Oakland (+9.3 punti di Net Rating) prima chiude la partita con un secondo tempo devastante, poi tiene a galla i suoi nella difficile gara 4 con 36 punti, 12 rimbalzi e l’11/22 al tiro. Giocatore totale, MVP delle Finals indiscusso per la seconda volta in carriera e autore di una delle più incredibili imprese nella storia della Lega.

Kyle Lowry, 8: dal primo minuto di gara 6 è apparsa chiara a tutti la sua volontà di cancellare il tiro sbagliato allo scadere della partita precedente. Ecco allora 15 punti nel solo primo quarto, 26 in totale (+16 di Plus/Minus), a cui si aggiungono 9 assist e 6 rimbalzi. Cuore, grinta e carattere, doti che non sono mai mancate al playmaker dei Raptors. Nonostante un impatto iniziale sottotono, in queste Finals Lowry ha saputo restare dentro la serie riscattandosi con 23 punti (5/9 da tre) in gara 3. Anche quando fatica al tiro si mette al servizio della squadra (7 assist di media) e gira ottimamente il pallone. In difesa è un mastino: che sia Curry, Green o Cousins, giocatori a cui concede più di qualche centimetro e chilo, non si tira mai indietro.

Pascal Siakam, 7,5: altalenante, a volte poco efficace, ma alla fine sempre decisivo. Apre la serie con una prova leggendaria da 32 punti, chiudendo 14 su 17 al tiro e segnando 11 canestri CONSECUTIVI. Green gli mette il guinzaglio nel resto della serie e fatica moltissimo al tiro, nello specifico dall’arco (0/12 da gara 2 a gara 5), fallendo anche diversi tentativi aperti in gara 5 nel momento di maggiore bisogno. Trova comunque la via del canestro, termina con il 50% su quasi 20 punti di media e chiude in bellezza con una doppia doppia da 26 e 10 rimbalzi in 46 minuti di gioco.

Marc Gasol, 7: primo centro di sempre a non soffrire il gioco e i ritmi dei Golden State Warriors. In gara 1 mette in campo una prova monumentale tanto in attacco (20 punti e 7 rimbalzi, 6/10 al tiro), quanto in difesa, annullando i pick and roll giocati da Curry. In difesa dimostra ancora una volta il suo brillante QI con giocate molto importanti. Sfodera altre due buone prove da 17 punti in gara 3 e 5, dove tiene a galla i suoi nei primi incredibili minuti del trio Curry-Thompson-Durant. Chiude tirando 0 su 5 nell’atto finale, ma conquista un titolo da protagonista (il miglior offensive rating per 100 possessi tra i giocatori di Toronto) che premia una carriera di alto livello.


Danny Green, 6
: giocatore molto prezioso nelle rotazioni di Nick Nurse. Tira con il 50% dall’arco nelle prime tre sfide della serie, con l’incredibile exploit di gara 3 da 18 punti, generati dalla bellezza di 6 triple. Purtroppo termina la serie realizzando appena 7 punti nelle ultime partite e realizzando appena tre canestri (su 15 tentativi). Molto efficace in difesa, preziosissimo per mantenere alto il livello di intensità sugli esterni, anche se il suo minutaggio crolla in gara 6 (appena 18 minuti).

Fred VanVleet, 7,5: da undrafted a campione nba, un percorso da incredibile. Sempre sul pezzo, in uscita dalla panchina riesce a dare una scossa ai quintetti di Nurse: ha un ottimo impatto in gara 1 (15 punti) e in gara 2, dove segna 17 punti. Termina la serie con il 40% dall’arco, registra record di triple in una Finale NBA (16) per un giocatore in uscita dalla panchina. Realizza canestri difficili ed allo stesso tempo pesantissimi, come in gara 6 dove chiude con 22 punti, di cui 12 nel solo terzo quarto. Si dimostra un vero lottare, difendendo in maniera più che discreta Curry e dimostrandosi un fattore determinante in questa serie.


Serge Ibaka, 7
: non si vedeva giocare Ibaka a questi livelli da un po’ di tempo. Decisivo nei secondi tempi delle partite, dopo che nelle prime due ha fatto molta fatica ad entrare in ritmo. In gara 3 è strabiliante: realizza 20 punti (9/12 al tiro) in appena 22 minuti e trascina alla vittoria i Raptors insieme a Kawhi anche nella gara successiva, grazie ad un ottimo terzo quarto. La sua presenza a rimbalzo è determinante con l’andare della serie e la stanchezza degli avversari viene punita dal suo stile di gioco: troppa energia e troppo atletismo per poterlo contrastare.

Powell, McCaw: s.v.

Coach Nick Nurse, 8: ha avuto l’enorme pregio di non perdere mai la fiducia nei suoi ragazzi, trasmettendo una solidità mentale e di gioco palpabile anche nell’atteggiamento della squadra, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. I Raptors vincono senza mai esitare gara 3, così come recuperano lo svantaggio di gara 4 dopo un avvio lento. Annullare Curry nei momenti più importanti, con metodi filo-europei (come la box and one), concedendo spazio e sfidando al tiro i vari Livingston, Iguodala e Green, vincendo di fatto ogni singola scommessa. Gestisce benissimo le rotazioni dei lunghi, alternando Gasol e Ibaka a seconda delle necessità. Possiamo rimproverargli di avere svolto appena il compitino (sul serio?) contro degli avversari decimati o contestare la chiamata di quel “maledetto” timeout in gara 5, ma sfidiamo chiunque a toglierli il merito di questa grande impresa.

 

Golden State Warriors

Stephen Curry, 8,5: una prestazione offensiva che non lascia spazio a nessuna critica possibile. E’ arrivato stanco e provato in gara 6, dove non ha di certo brillato (3/11 dall’arco): stanco dopo una prestazione eroica in gara 3 da 47 punti, con 6 triple a referto e un più che discreto 45% al tiro, dopo essere rimasto l’unica valida opzione per gli Warriors. Come suo solito realizza canestri incredibili per tutta la serie e ci mette lo zampino nella rimonta di gara 5 con un canestro importantissimo. Chiude con oltre 30 punti di media, 6 assist, 5 rimbalzi e la consapevolezza di non potersi rimproverare quasi niente, nonostante l’ottima difesa preparata ad hoc dai Raptors e le solite difficoltà nella propria metà campo.

Klay Thompson, 8,5: un giocatore invidiabile per determinazione e professionalità. L’infortunio in gara 2 lo costringe a saltare la partita successiva, ma al suo ritorno segna 28 punti, tirando con il 60% sia da due che da tre punti. Le percentuali al tiro. Thompson ha fatto registrare delle cifre paurose: i 26 punti di media sono il risultato del 55% al tiro con cui ha chiuso queste cinque partite, che diventa il 70% quando si parla di True Shooting (24 canestri su 41 tentativi dall’arco, quasi il 60%). E’ stato inoltre impareggiabile in difesa su Kawhi, costringendolo a canestri ad altissimo coefficiente di difficoltà nelle ultime partite della serie. Mvp in gara 5 e 6 con due canestri decisivi nella prima e una prova da 30 punti in tre quarti prima della rottura del crociato, epilogo sfortunato di una serie di primissimo livello.


Draymond Green, 7,5
: nessuno forse si ricorderà della quasi tripla doppia di media da 12.5 punti, quasi 11 rimbalzi e 9.3 assist. In attacco è stato più volte sfidato al tiro, dimostrando di dover ancora migliorare molto (5 su 19 da tre), ma mettendosi in mostra sempre quando la partita conta, come ad esempio nel finale di gara 6. E’ stato il faro della difesa di una squadra che partita dopo partita ha perso pezzi (e uomini) un po’ ovunque e la giocata nel finale di gara 5 ne è la prova. Nell’ultimo atto della serie ha fatto registrare l’ennesima tripla doppia da 11p+13a+19 rimbalzi, ma non si può ignorare il fatto che abbia perso 5 palloni di media in queste Finals.

Andre Iguodala, 7: giocatore fondamentale, rallentato anche lui dagli infortuni e da una salute fisica precaria. Nell’ultima partita sale in cattedra con una prova da 22 punti (9/15): riscatta così una serie in cui non è riuscito a contribuire nella misura necessaria considerate le pesanti assenze degli Warriors, ma era ingeneroso pretendere di più. Eroe in gara 2 con la tripla che regala la prima vittoria ai suoi, eccelle in difesa, specialità della casa, con giocate astute e di qualità (come sempre). Quando manca per Golden State, la differenza si nota, eccome.

Kevon Looney, 6,5: è la migliore risposta tra i centri per coach Kerr. L’infortunio lo limita nel minutaggio, ma eccetto gara 3, decide di scendere in campo lo stesso, non risparmiando smorfie di dolore ogni volta che viene inquadrato dalla telecamera. In gara 1 e 4 chiude rispettivamente con 9 e 10 punti, ma è chiaramente limitato dalla spalla. Non si tira mai indietro (in gara 6 gioca ben 27 minuti) e continua a prendere botte a destra e manca da Gasol e Ibaka, ma la sua presenza fisica in difesa offre maggiore protezione al ferro.

DeMarcus Cousins, 6: è chiaro a tutti che non abbiamo assistito alla migliore versione di Boogie. Il calvario di questa stagione lo ha portato a giocare le Finals NBA in una condizione fisica imbarazzante. La risposta che ottiene Kerr da lui dopo l’infortunio di KD è preziosissimo per gli Warriors, perché buttato nella mischia realizza 7 punti consecutivi (14 totali) e da una scossa importante alla partita. Realizza anche una doppia doppia in gara 2, ma è lento, poco reattivo: in attacco dimostra di fare un’enorme fatica (4 palle perse nei 15 minuti di gara 4 ad esempio), mentre in difesa è spesso un buco.


Shaun Livingston, 5
: non proprio la sua serie di playoff migliore. Non è più il giocatore di qualche anno fa, che in uscita dalla panchina dava una dimensione diversa all’attacco di Golden State con il suo gioco in post. Pochi minuti per lui principalmente perché in difesa non riesce a dare un contributo sufficiente (110 punti di Defensive rating). Chiude a quasi 6 punti di media, ma viene spesso sfidato e la sua presenza in campo permette alla difesa dei Raptors di chiudere l’area e raddoppiare sul perimetro sui giocatori più pericolosi.

Bogut, Cook, Bell, Jerebko: s.v.

Coach Kerr, 5,5: diciamo le cose come stanno: non gli è andata bene una cosa fosse una. La sorte è stata spietata con lui, costringendolo a ridisegnare le rotazioni partita dopo partita. Per fortuna capisce al volo quali giocatori togliere subito dalle Finali (vedi Bell), mentre con le spalle al muro vince la scommessa Cousins in gara 5. Non prova nemmeno niente di nuovo però: sono mancati gli aggiustamenti tattici, eccetto quelli riguardanti la marcatura di Kawhi, ruota il trio Thompson-Iguodala-Green, riuscendo a metterlo sempre più in difficoltà per quanto possibile.

Giovanni Aiello

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