Intervistato da La Nuova Sardegna Rick Fois, responsabile del “player developement” dei Phoenix Suns, ha detto la sua riguardo la situazione COVID-19 negli Stati Uniti:
«In questa zona degli USA (lo stato dell’Arizona ndr) si registrano ancora pochi casi di contagi ma alcune delle grandi città sono in piena emergenza. Le restrizioni qui non sono troppe – continua l’olbiese – da qualche giorno hanno iniziato a chiudere ristoranti e bar, ma diciamo che non c’è ancora senso di urgenza».
La decisione di rimanere a casa è stata presa seriamente da staff e giocatori dopo lo stop improvviso del 12 marzo. Fois ha provato a spiegare il punto di vista degli addetti ai lavori:
«L’episodio di Gobert ha provocato molto clamore e non ha fatto altro che accorciare i tempi. Chi vive nel mondo della NBA da un certo punto di vista rappresenta una cerchia abbastanza ristretta, si interagisce parecchio e il rischio di contagio è decisamente alto: inizialmente venivano fatti i test ai giocatori prima degli allenamenti, poi sono aumentati i casi di positività tra giocatori e componenti degli staff. E’ normale, per persone che girano l’America e vanno a toccare anche i luoghi “caldi” del contagio».
Molto difficile capire come andrà a finire la stagione. Sicuramente sarà un anno difficilmente dimenticabile per Rick Fois.
«La percezione – conclude il tecnico – è differente da squadra a squadra, da città a città. […] E’ chiaro che si tende a sottovalutare la situazione sino a che non ti ritrovi con il problema dietro casa. Noi abbiamo bravi ragazzi, che si informano, ma non hanno l’esatta percezione di quanto stia accadendo. Io, che parlo costantemente con i miei genitori in Sardegna e con i miei amici, capisco la gravità della situazione. Una settimana prima della chiusura, quando in Italia l’epidemia era già scoppiata, c’è stato un meeting con gli allenatori e chiacchierando con alcuni di loro era chiaro che non avessero idea di quanto stava avvenendo».
Fonte: La Nuova Sardegna
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