Road to MVP: un uomo solo al comando ma gli inseguitori non mancano

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Ci eravamo lasciati il mese scorso con tanti nomi, tra conferme e volti nuovi, a battagliare per la conquista del titolo di MVP che si preannuncia combattuta fino all’ultimo, anche se dopo tre mesi dall’inizio della Regular Season c’è chi si staglia su tutti gli altri, forte del solito dominio fisico, del miglior record della Lega e di numeri da capogiro: Giannis Antetokounmpo.

Il Greek Freak è considerato da tutti gli addetti i lavori il favorito per centrare il back-to-back e anche la nostra Redazione è d’accordo all’unanimità. Le differenti vedute arrivano quando si tratta di stabilire gli altri quattro componenti della Top-5, tanto che la distanza tra la posizione numero 2 e la numero 4 è quasi inesistente, non essendoci poi un parametro unico (migliore attaccante, migliore su due lati del campo, migliore a far rendere i compagni, il più decisivo per il record della propria squadra…) per definire con precisione chi tra questi sia il più “valuable” a rivaleggiare con il greco.

Ma prima di arrivare alla Top-5 come sempre vediamo chi si piazza appena dietro: una menzione particolare la merita Anthony Davis che se non fosse per la presenza dell’altro componente della meravigliosa coppia dei Lakers e per qualche gara saltata in questo mese sarebbe più che dentro i primi 5 (tra tutte le statistiche pazzesche come le percentuali dal campo e ai liberi per uno con il suo gioco segnaliamo le 4.1 stocks, somma di recuperi e stoppate), poi Jimmy Butler che sta trascinando insieme ad Adebayo gli Heat ai vertici della Eastern Conference (poche triple ma tantissimo di tutto il resto con sempre meno palle perse, considerando la notevole mole di gioco di cui si fa carico), Brandon Ingram (purtroppo il record dei Pelicans non va a suo vantaggio ma l’ex Duke sta giocando una stagione incredibile avendo ampliato a 360° il suo gioco, a volte acerbo quando vestiva la canotta dei Lakers), Nikola Jokic (in netta crescita rispetto al più blando inizio di stagione e la classifica attuale dei Nuggets deve tanto alle prestazioni del serbo, tra cui anche una partita da 47, massimo in carriera) e infine, dando credito alla stagione di Utah e alla difesa, Rudy Gobert (terzo in tutta la Lega per percentuale concesso al ferro, -5 punti su 100 possessi con il francese in campo per gli avversari dei Jazz che hanno cavalcato una serie di 10 vittorie di fila tra dicembre e gennaio). Infine citiamo Trae Young (per cui si può fare lo stesso discorso di Ingram), Damian Lillard (appena esploso nel MLK day con 61 punti) e le ottime stagioni finora giocate da Chris Paul e Domantas Sabonis, protagonisti principali dei record positivi di Oklahoma City e Indiana.

TOP 5 

Honorable Mentions: Anthony Davis, Jimmy Butler, Brandon Ingram, Nikola Jokic, Rudy Gobert.

5# KAWHI LEONARD

(season stats: 26.9 punti, 7.3 rimbalzi, 5.1 assist, 2.0 recuperi, 88.6% ai liberi)

Vale fare nell’ultimo mese 30 di media con il 50% dal campo, il 92.5% ai liberi, 2.5 recuperi e quell’espressione che fa sembrare tutto ciò la cosa più facile del mondo?! Per Kawhi Leonard rientriamo nella categoria “normalità”, viene da 5 trentelli consecutivi (43 contro Cleveland con 1 sola palla persa) e che a margine si occupi anche del miglior attaccante degli avversari neanche dobbiamo dirvelo. I Clippers ora sono secondi a Ovest e su sette partite sembrano gli unici attrezzati a poter mettere i bastoni tra le ruote ai cugini angeleni proprio per la presenza dell’ex Spurs e Raptors (se lo spogliatoio regge e la con Paul George i due arrivano a maggio al 100% del potenziale), appena nominato giocatore della settimana.

4# JAMES HARDEN

(season stats: 36.9 punti, 6.3 rimbalzi, 7.4 assist, 1.6 recuperi, 4.8 triple, 85.9% ai liberi)

Come può il miglior attaccante della Lega e clamorosamente primo per punti segnati (in media per sedersi al tavolo con il solo Wilt Chamberlain) essere “solo” quarto? Il suo posizionamento in classifica è stata la questione più difficile da dipanare anche per la Redazione, la quale in maggioranza ha deciso di penalizzare l’andamento negativo recente di Houston (5-8 dal Christmas Day) e le percentuali del Barba (33% dal campo nelle ultime due settimane). Resta comunque il giocatore più immarcabile dell’NBA e il vero artefice delle speranze Playoffs dei Rockets.

3# LUKA DONCIC

(season stats: 28.9 punti, 9.7 rimbalzi, 9.0 assist, 1.1 recuperi, 3.0 triple, 46.7% dal campo)

Anche il giovanissimo talento sloveno, reduce da un infortunio alla caviglia, è in leggero calo in termini di efficienza al tiro. Ma Dallas continua imperterrita la sua marcia verso la conquista del fattore campo nel primo turno dei Playoffs e, in contumacia Porzingis, tutto o quasi è sulle spalle del ventenne ex Real Madrid, che è sempre nei pressi di una tripla doppia di media su base stagionale. Sorprendente come riesca a fare tutto in maniera così naturale e con il sorriso stampato sul viso, come se fosse un veterano con la carta d’identità che però all’anno di nascita segna inesorabilmente 1999.

2# LEBRON JAMES

(season stats LBJ: 25.2 punti, 7.6 rimbalzi, 11.0 assist, 1.3 recuperi, 49.1% dal campo)

Se per Doncic è importante il discorso sull’età, lo è anche nel senso opposto per The Chosen One. A 35 anni LeBron sta giocando una pallacanestro di un livello elitario, tanto che i colleghi continuano a definirlo come il più forte tuttora sul parquet. Gli 11 assist di media, primato stagionale in NBA e massimo in carriera (solo in un occasione ha superato i 9), sono solo la punta dell’iceberg di un giocatore che, dopo la deludente stagione passata, è tornato a divertirsi e a far divertire i tifosi dei Lakers, saldamente al vertice della Western Conference. A Ovest per arrivare alle Finals bisognerà passare sul cadavere di uno dei più grandi atleti di sempre.

1# GIANNIS ANTETOKOUNMPO

(season stats: 30.0 punti, 12.9 rimbalzi, 5.6 assist, 1.1 recuperi, 1.0 stoppate, 55.4% dal campo)

I Milwaukee Bucks sono protagonisti della miglior prima metà di stagione della loro storia e in media per chiudere la stagione regolare con oltre 70 vittorie. Non dovete andare tanto più in là del fenomeno greco per trovare il motivo. Strapotere fisico e atletico individuale messo al servizio della propria squadra, ha anche trovato il modo di ampliare il suo gioco segnando una tripla di media in più rispetto all’anno scorso. Le gare in cui segna più di 30 punti e cattura più di 15 rimbalzi non si contano più. Una macchina da guerra inarrestabile.

Michele Manzini

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