Walter De Raffaele

Walter De Raffaele, esclusiva BU: “Ho parlato con alcune squadre! Non ci sarebbe stata Venezia senza Bramos”

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Walter De Raffaele è stato esonerato pochi mesi fa dall Reyer Venezia e al momento è senza contratto. L’ex tecnico dei veneti è stato intercettato dai nostri microfoni e con lui abbiamo parlato del suo periodo di “vacanza forzato”, naturalmente della sua esperienza a Venezia, sia quella recente che ha portato all’esonero sia dei suoi trionfi, e del ritiro di Michael Bramos, oltre che del suo futuro e delle squadre che l’hanno cercato quest’estate.

Come sta trascorrendo quest’estate da free agent, la prima dopo tantissime sempre indaffarato a costruire la miglior Venezia possibile?

“Fa un po’ strano: da una parte mi manca l’adrenalina che ti arriva a inizio estate, dall’altra cerco di fare un po’ di aggiornamento per quanto possibile e godermi la famiglia. Diciamo che è un’estate un po’ diversa dal solito“.

Ormai sono diversi mesi che non ha una squadra. Cos’ha fatto in questo periodo di “vacanza”?De Raffaele venezia

Ho continuato a guardare partite di EuroCup, EuroLega, campionato italiano, giocatori, sono andato a vedere modi di allenare diversi, sia in Italia sia all’estero. Ho provato da una parte a riappropriarmi di momenti che non avevo potuto vivere in questi anni e dall’altra ne ho approfittato per fare aggiornamento e vedere più giocatori. Sono stato anche all’estero a Lubiana e in Francia, sono stato da Ettore Messina e ho visto tante partite a Bologna“.

Lei ha sempre e solo giocato e allenato in Italia. Le interesserebbe un’avventura straniera, magari in un top team di EuroCup o una squadra di EuroLega?

“Assolutamente sì. Si tratta di un’esperienza che vorrei fare e che si sarebbe potuta concretizzare. Sono stato in contatto con Lubiana per tanto tempo, con Bursaspor a fine mercato e c’è stata anche una chiamata da Wroclaw in EuroCup però non si è concretizzato nulla. Naturalmente l’Italia resta una priorità però sono comunque aperto a fare un’esperienza all’estero”.

In primavera si era parlato di un suo possibile approdo alla Virtus Bologna ma poi Scariolo è rimasto e non se n’è fatto nulla. Erano vere queste voci oppure erano solo delle supposizioni giornalistiche, chiamiamole così?

“Mi tenevano in considerazione come tenevano in considerazione qualche altro coach. Ho ricevuto anche un attestato di stima da parte di chi doveva decidere. Non mi sono messo a tavolino a parlare però c’è stato sicuramente un interesse, una stima, da parte della Virtus“.

Facciamo un piccolo passo indietro. L’estate scorsa avevate costruito una Venezia fortissima, con Spissu e Granger sugli esterni e Willis e Watt sotto canestro, oltre che Parks in ala. Cosa non è andato? È d’accordo con noi che avevate tutte le carte in regola per vincere l’EuroCup?

“Naturalmente uno cerca di costruire la miglior squadre possibile ma poi è il campo che deve dare questa risposta. La stagione non è andata nel modo giusto per una serie di motivi. Molti giocatori sono arrivati tardi, a preparazione già iniziata, cosa che ci non ha permesso di trovare la giusta chimica, anche a causa di tantissime sconfitte tra 1 e 3 punti che avrebbero cambiato il mood, oltre al fatto che non c’è stata l’accettazione dei ruoli da parte di chi già c’era e di chi si è inserito in un gruppo consolidato. Questo purtroppo lo apprendi e lo capisci solo quando i giocatori ce li hai in squadra. Senza dimenticare gli errori che ho commesso io perché naturalmente bisogna mettere anche quelli nel mix. C’è da dire che in maniera oggettiva la stagione non è finita in maniera tanto diversa rispetto al momento del mio esonero, i risultati sono stati più o meno in linea con quelli che avevamo ottenuto fin quando ero alla guida della Reyer. Purtroppo la fusione del gruppo storico con quello del gruppo nuovo non è andata come ci aspettavamo e sappiamo com’è finita la stagione“.

Ma pensa che in qualche modo sarebbe riuscito ad aggiustarla se le avessero data la possibilità?

“Ci vorrebbe la sfera di cristallo per rispondere a questa domanda. Quello che posso dire è che delle volte non bisogna fare innesti ma bisogna togliere. E poi la mia storia da allenatore parla da sola: ho un modo di allenare che porta i frutti nel lungo periodo. Ma ripeto: a volte i risultati migliori si ottengono togliendo, non aggiungendo“.

Michael Bramos ha dato l’addio al basket. Che pensiero gli vuole dedicare? Un giorno lo avrà nel sul staff tecnico se deciderà di fare il coach?

“Parto dall’ultima: sicuramente non allenerà per come lo conosco io. Ne abbiamo parlato tante volte ma è sempre stato contrario. Nel caso però la risposta sarebbe sì“.

“Michael, insieme ai 3-4 giocatori storici di quel gruppo, è l’emblema del campione. Non ci sarebbe stata Venezia senza Michael Bramos. Lui è proprio uno di quei leader silenziosi che ti migliorano, ti fanno crescere e ti danno la percezione di cosa voglia dire essere un campione in campo e fuori. Penso sia una grande perdita, umanamente e cestisticamente, perché credo che avrebbe potuto fare un altro paio di anni di buona qualità ma è sempre molto deciso e sereno nelle decisione che prende”.

Ci racconti del suo rapporto con il patron Brugnaro. Sappiamo della sua esuberanza, lei come lo descriverebbe e come si comportava con lei?

“Un rapporto di grande affetto e stima, al di là di quello che è successo, perché con Federico Casarin abbiamo scritto pagine indimenticabili per la città di Venezia. La sua presenza non era quotidiana per i suoi impegni lavorativi e politici ma, quando c’era, lo sentivi. Ci dava sempre grande spinta e grande voglia di ottenere risultati. Lui è una decision maker che ti spinge a dare il massimo con molta veemenza ed esuberanza”.

Casarin, Procida, Spagnolo, Bortolani. Uno lo ha allenato, gli altri 3 ci ha giocato contro. Chi di questi ragazzi diventerà il “nuovo Fontecchio”, ovvero uno che arriverà in NBA meritandosela sul campo?

Per talento puro mi verrebbe da dire sicuramente Spagnolo. Per talento fisico direi Procida. Onestamente quest’anno Spagnolo ha impressionato a Trento e Procida lo stesso in EuroLega e in Bundesliga. Casarin è ancora molto giovane che deve crescere e dimostrare , mentre Bortolani è uno specialista con un clamoroso senso del canestro. Procida ha i mezzi fisici, uniti a un’ottima tecnica, per arrivarci, Spagnolo invece ha grandissima tecnica ma ha anche le stigmate del leader”.

Hai un rimpianto per queste 13 stagioni a Venezia?

“Non ho grandi rimpianti, se non in alcune stagioni, soprattutto nella penultima, di non aver capito che alcuni giocatori avevano finito il proprio ciclo, e poi nell’ultima mi sarei dovuto accorgere prima di quello che non andava all’interno dello spogliatoio perché la componente squadra è sempre stata un elemento trainante. Poi sulla vittorie e sconfitte potrei dirne a migliaia ma per il resto sono molto sereno, credo di aver dato tutto me stesso e anche di più a Venezia. Posso dire con soddisfazione che molto di quello che i tifosi vedono a palazzo alzando la testa è merito in parte anche mio”.

Le piacerebbe allenare la Nazionale? Accetterebbe anche una chiamata da una Nazionale estera?

“Assolutamente sì. L’Italia è l’Italia ma non direi di no a prescindere a una chiamata di una Federazione straniera. Il lavoro di una Nazionale si valuta nel tempo, come i ragazzi crescono all’interno di un gruppo. Certamente sarebbe un modo di allenare diverso rispetto a una squadra di club, però mi piacerebbe tantissimo. In quel caso magari non si valuta la qualità del gioco di una squadra ma altri aspetti più relazionali, emotivi, di scelte sul breve termine, che comunque fanno la differenza in manifestazioni che durano un mese”.

Coach Walter De Raffaele, la vedremo su qualche panchina prima dell’inizio della stagione oppure è tutto “finito” per il momento?

“No, a meno di eccezioni dell’ultimo momento”.

Ringraziamo coach Walter De Raffaele per la disponibilità e gli facciamo un gruppo in bocca al lupo, sperando di poterlo vedere presto di nuovo su una panchina ad allenare!

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