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Brittney Griner, il TERRIFICANTE racconto del carcere in Russia

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Brittney Griner è stata per nove mesi in carcere in Russia. Arrestata a Febbraio del 2022 con l’accusa di narcotraffico perché trovata in possesso di alcuni flaconi di olio di cannabis.

La sua è stata di fatto una detenzione a fini politici, una leva del governo russo per mettere pressione a quello statunitense. Griner è stata liberata a Dicembre del 2022 in uno scambio di prigionieri con un trafficante di armi che era detenuto negli Stati Uniti.

La giocatrice è tornata in campo con le Phoenix Mercury, fra pochi giorni inizierà un’altra stagione WNBA e farà uscire un libro, Coming Home, in cui racconta la sua esperienza. Ne ha anticipato qualche passaggio, raccontando dettagli da brividi riguardo questa terribile esperienza.

Nelle prime settimane ho pensato per davvero al suicidio ma ho desistito perché sapevo che non avrebbero restituito il corpo alla mia famiglia. Dopo i primi giorni in carcere a Mosca mi hanno trasferita, un viaggio di 8-9 ore chiusa in una sorta di gabbia. In cella eravamo in 20, avevamo un solo bagno per 50 persone, passavamo le giornate a cucire le divise per i soldati russi. Il mio materasso aveva una grande macchia di sangue, le lenzuola sono sottilissime perciò di fatto dormi sulla rete. Il letto era corto perciò le gambe andavano a finire in delle sbarre ma evitavo sempre di incastrarmi perché la notte qualcuno si arrampica e ti spezza le caviglie. Avevo a disposizione un rotolo di carta igienica al mese e un tubetto di dentifricio scaduto da 10 anni, lo usavo per togliere un po’ di muffa dalle pareti. Era pieno di ragni che facevano il nido nei miei capelli, per questo ho dovuto tagliarli. Lì dentro devi fare ciò che ti dicono per evitare conseguenze peggiori. Hanno preteso che firmassi una lettere in cui chiedevo scusa e ringraziavo il loro “grande leader”, era scritta in cirillico e non volevo firmarla ma volevo a tutti i costi tornare a casa, perciò mi sono piegata.

 

 

Foto: FIBA

Redazione BasketUniverso

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