Drew Crawford

Esclusiva BU, Drew Crawford: “Cremona miglior anno della mia carriera! E su Messina e Milano…”

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Drew Crawford è stato uno dei giocatori americani protagonisti degli ultimi anni del nostro campionato di Serie A con le maglie di Cremona, Milano, Brescia e Trento: è proprio a Cremona, nella stagione 2018-19, dove ha trovato i maggiori successi, vincendo la storica edizione della Coppa Italia ed il titolo di MVP della regular season, chiusa a 17.8 punti e 4.4 rimbalzi di media, portando la società di Aldo Vanoli in alto come mai nella propria storia.

Abbiamo raggiunto Drew Crawford per un’intervista esclusiva, ed il giocatore attualmente in forza all’Hapoel Holon in Israele ha ripercorso con noi le varie fasi della sua carriera italiana.

Drew CrawfordProbabilmente la tua miglior stagione è stata quella con la Vanoli Cremona, dove hai vinto il premio di MVP della Serie A, la Coppa Italia e l’MVP della Coppa Italia. Che stagione è stata quella? Sei d’accordo con noi nel dire che è stato il tuo miglior anno?
Il mio anno a Cremona è stato davvero speciale, un’annata che ricordo sempre con piacere, non soltanto per le vittorie ottenute sul campo e per l’aver vinto il titolo di MVP, che è ovviamente fantastico, ma avevo dei compagni di squadra formidabili e Travis Diener è stato il miglior capitano che abbia mai avuto. Ero circondato da persone speciali, giocare per Meo è stato incredibile e l’ambiente era divertente, è stata un’esperienza indimenticabile. Sono sicuro che tutti quelli che hanno fatto parte di quella squadra lo ricordino con piacere; senza dubbio è stato il miglior anno della mia carriera, Cremona ha e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, così come tutti i miei ex compagni di squadra di quella stagione indimenticabile.
Quell’anno c’erano Travis Diener e Meo Sacchetti a Cremona. Quanto sono stati importanti questi due per te, a livello cestistico e soprattutto umano?
Prima di tutto stiamo parlando di due persone fantastiche, si preoccupavano di me come persona prima che del giocatore: abbiamo tanti ricordi insieme, bevevamo del buon vino quando Meo o Travis invitavano tutta la squadra nelle loro case. In campo, Travis conosceva il gioco come nessun altro, non aveva paura quando la palla scottava, sapeva sempre cosa fare con la palla in mano e Meo ci dava sempre fiducia, ci dava la possibilità di fare ciò che sapevamo fare meglio in campo. La cosa simpatica è che si bilanciavano anche come carattere: Meo è una persona calma e rilassata mentre Travis era quello che ci dava la carica giusta quando ne avevamo bisogno.
Dopo quella stagione sei tornato 3 volte in Italia. Partiamo dalla prima, quella a Milano. Com’è stato giocare l’EuroLega e pensi che, se la stagione non si fosse interrotta, saresti riuscito ad affermarti in quel roster?

Una delle migliori chiamate che abbia mai ricevuto fu quella da Milano, che mi chiedeva di andare a giocare per loro nel mezzo di quella stagione: è stata un’esperienza grandiosa, con persone speciali. Ho giocato le mie prime partite di EuroLega ed ero molto contento, quando la stagione si è interrotta per il Covid è stato frustrante, perché ero in un momento di forma positivo e probabilmente senza questa situazione avrei avuto maggiori possibilità di rimanere a Milano e mi sarebbe piaciuto tornare.

Com’è lavorare con Ettore Messina? Alcuni lo reputano il miglior coach europeo di sempre. Qual è il tuo parere?
Messina ha una mente cestistica eccezionale, conosce il gioco in modo approfondito e mi ha insegnato tante cose. Fin dal primo giorno è stato duro con me, come lo è con tutti, chiede molto, ti urla addosso, ma l’ho sempre rispettato per la figura che è e per il successo che ha avuto: lo fa sempre con rispetto e per insegnarti qualcosa, lo ammiro molto.
Dopo hai firmato per Brescia e Trento in Italia però in entrambe le stagioni non hai ripetuto le statistiche di Cremona. Come mai? Il livello del campionato è cresciuto oppure è una questione di affiatamento di squadra?
Non ho avuto le stesse statistiche, ma so che ogni situazione con le squadre è diversa: a Brescia e Trento avevamo stili di gioco diversi da Cremona, dove eravamo più liberi e tiravamo presto e in velocità, mentre nelle altre due squadre giocavamo più a metà campo. A Cremona c’erano spesso contropiedi, transizioni e tiravamo molto di più, quindi per forza di cose ho avuto statistiche migliori, anche perché è lo stile di gioco che mi si addice di più.
Ultima domanda. Pensi che ti rivedremo presto in Italia, magari già in questa stagione?
Non so con certezza se tornerò in Italia a giocare, ma sono sicuramente aperto a questa possibilità: amo l’Italia, amo la gente, amo la pallacanestro italiana, amo naturalmente anche il cibo e la cultura. Se non tornerò in Italia come professionista, ci tornerò sicuramente per visitare il Paese e le persone a cui voglio bene. L’Italia rimarrà sempre un posto speciale per me e soprattutto mia moglie la pensa come me! Mi dice spesso che le piacerebbe tornare in Italia, non so se e quando succederà, ma di certo lo prenderò in considerazione se mi verrà fatta una proposta.
La redazione di BasketUniverso ringrazia Drew Crawford per la disponibilità e gli augura il meglio per il suo futuro dentro e fuori dal campo.
Francesco Manelli

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