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Grazie Biella, la storia non si cancella

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Appena 3 anni fa Pallacanestro Biella festeggiava i suoi primi 25 anni con una 3 giorni che aveva coinvolto tutta la città, e aveva visto il ritorno all’ombra del Mucrone di alcuni dei protagonisti che avevano segnato la storia della società rossoblu.

È di un paio di giorni fa il comunicato in cui viene annunciata dai soci la volontà di non iscriversi al prossimo campionato di A2, con la conseguente vendita del titolo sportivo e ripartenza dal campionato di serie C.

La notizia era nell’aria da tempo, soprattutto per il silenzio che aveva avvolto le sorti della Pallacanestro Biella dopo la fine della fase a orologio che aveva visto la squadra di coach Zanchi conquistare una meritata, quanto miracolosa, salvezza diretta senza passare dai Playout. In realtà la presenza al Forum di Eros De March, rappresentante del gruppo Centro Edile, aveva fatto presagire una svolta per il futuro, col passaggio delle quote societarie a quest’ultimo e quindi prospettive di una compagine societaria per la prima volta non biellese. Poi, per motivi che non sono stati resi noti, l’affare non si è concluso e si è arrivati all’epilogo che nessuno si sarebbe augurato.

Biella è l’ennesima vittima di un sistema che negli anni ha visto società gloriose e storiche della pallacanestro italiana scomparire dai radar: Avellino e Caserta, per citare i casi più eclatanti.

Un sistema che evidentemente troppo spesso appare poco sostenibile in assenza di mecenati che si facciano carico di sostenere i costi di gestione delle società di basket (vedi Armani, Zanetti, ma anche Gavio, artefice dell’ascesa dal nulla di Tortona), e in cui la gestione societaria “allargata” non consente di far fronte alle incombenze richieste.

Per quanto riguarda il “caso Biella” i problemi vengono da lontano. Già dai primi anni 2000, quando a seguito della storica promozione in A i costi inevitabilmente aumentavano mentre l’apporto degli sponsor e dei soci non era sufficiente a coprirli. Sono stati molteplici gli appelli e le richieste di aiuto al “territorio” che si sono susseguiti negli anni, ma quasi sempre senza successo. Ogni estate l’iscrizione era in bilico e l’annuncio della partecipazione al campionato veniva accolto come una vittoria. In tutto questo l’apporto del pubblico si è sempre dimostrato fondamentale, non solo in termini di calore, ma anche e soprattutto in termini economici in quanto gli introiti da botteghino hanno spesso rappresentato una fonte di entrata decisiva.

La discesa in A2 della stagione 2013 non aveva intaccato la passione della gente biellese: nei primi anni di presenza nella seconda serie spesso venivano superati i 4.000 spettatori a partita, con medie ampiamente superiori a 3.000. Per una società per cui biglietti e abbonamenti rappresentano la prima fonte di entrata è facile capire come il Covid abbia influito in maniera devastante sulle casse, venendo a mancare introiti per diverse decine di migliaia di euro.

La storia non si cancella. Le 12 stagioni trascorse in serie A, con svariate partecipazioni alle Final Eight di Coppa Italia e ai Playoff, culminate con la semifinale scudetto contro Milano della stagione 2008/09 dopo la storica vittoria in gara-5 contro Roma nel turno precedente, resteranno nella memoria di tutti i tifosi biellesi che hanno vissuto sulla propria pelle queste emozioni. Come resteranno nella mente e nel cuore di chi scrive anche le prime partite di serie B2 al vecchio PalaPajetta, la cui capienza di 1.880 spettatori diventò presto insufficiente. Resterà la promozione in B1 con coach Federico Danna e i protagonisti Muzio, Minessi (vera bandiera rossoblu, unico a vestire la maglia di Biella dalla B2 alla A) e Robutti, primo capitano con DNA 100% biellese. Resterà la cavalcata trionfale del campionato di A2 col record di punti e con coach Marco Crespi a dimenarsi in panchina e Antonio Granger a fulminare la retina dall’arco. Resterà la memorabile partita di Coppa Italia, quando Biella arrivata dalla A2 fece tremare la Kinder Bologna dei record, obbligandola a un tempo supplementare. La prima vittoria in serie A contro la Snaidero Udine in un palazzetto che faceva presagire quello che sarebbe diventato: un fortino in cui i giocatori biellesi riuscivano a moltiplicare le forze riuscendo a sconfiggere squadre ampiamente più dotate e blasonate. Resteranno le salvezze miracolose, i “tutto esaurito” al Forum, un palazzetto che quando fu costruito sembrava proiettarci in un mondo che a Biella era fantascienza, troppo grande per noi. E invece in molti casi è sembrato addirittura troppo piccolo per contenere tutto l’entusiasmo della gente. Resteranno i giocatori: sarebbe ingeneroso citarne solo alcuni perché sono tantissimi quelli che meriterebbero di essere menzionati, però nomi come quelli di Matteo Soragna (capitano per anni e argento olimpico ad Atene 2004), oppure Thabo Sefolosha e Jonas Jerebko, che da Biella spiccarono il volo verso la carriera in NBA, o ancora Batiste e Gist che sono diventati protagonisti in Eurolega, non possono essere dimenticati. Chissà cosa penseranno Paolo Barlera e Gabriele Fioretti da lassù…

Gli articoli e le testimonianze sui social network di tutto il mondo del basket italiano sono eloquenti su quanto questa piccola società di questa piccola città di provincia abbia rappresentato per il basket italiano negli ultimi due decenni.

Con le lacrime agli occhi, ti diciamo “Grazie Biella!”.

Riccardo Picco

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