Il caso Sinner e le similitudini con Moraschini: “Due pesi e due misure”

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Nelle ultime ore ha tenuto banco un caso che collega Jannik Sinner al mondo del doping.

In primavera il tennista italiano è stato trovato positivo al Clostebol, con quantità infinitesimali della sostanza all’interno del suo corpo. L’altoatesino però non ha subito squalifiche dimostrando che la contaminazione sarebbe avvenuta per via accidentale. Il suo fisioterapista Giacomo Naldi (ex Virtus Bologna) si era ferito a un dito ed era stato medicato con una pomata cicatrizzante che contiene la sostanza. Dopodiché avrebbe trattato Sinner senza guanti, contaminando il tennista. A dimostrazione di questa tesi la ricevuta di acquisto del farmaco e anche una foto dello stesso Naldi con un dito fasciato proprio durante Indian Wells, il torneo in cui è stata riscontrata la positività.

Alla fine a Sinner per responsabilità oggettiva sono stati tolti premi e punti acquisiti nel torneo ma nessun altro provvedimento. Una decisione di buon senso che però appare profondamente diversa da come casi simili sono stati trattati nel passato nel mondo del basket.

Nel 2019 Christian Burns (all’epoca a Milano) viene trovato positivo a maggio. La comunicazione arriva a giugno, il giocatore viene fermato e poi assolto a luglio, dopo aver dimostrato l’accidentalità dell’assunzione, visto che aveva usato la pomata per medicare una figlia.

Disagio ancora più grande per Riccardo Moraschini, fermato a ottobre 2021, dopo aver usato la pomata incriminata per una ferita della compagna. Viene interrogato per fornire spiegazioni solo a fine anno e condannato, fa appello e i giudici riconoscono l’assenza di dolo nella sua condotta. Il ricorso, però, era stato presentato a una sezione sbagliata (probabilmente su indicazione dello stesso Tribunale Nazionale Antidoping) e perciò l’azzurro salta tutto il resto della stagione.

I tre casi, dunque, appaiono del tutto simili, così come lo sono le quantità di sostanza riscontrati. A cambiare è il metodo: il protocollo della federazione internazionale di tennis prevede che i giocatori vengano fermati dopo a seguito di sentenza definitiva, quello del basket (ma anche del calcio e di molti altri sport) applica la sospensione preventiva immediatamente dopo il riscontro della positività.

Un sistema che appare fallace. Lo ha fatto notare lo stesso Moraschini, commentando su X la ricostruzione della vicenda operata da Real Olimpia Milano.

La mia storia e quella di Sinner sono identiche ma evidentemente gestite in modo del tutto diverso. Questa è l’obiettività del sistema antidoping.

Dopo una domanda specifica di un utente, Moraschini ha specificato che il problema sta alla base.

Non si può squalificare per una quantità riconducibile a contaminazione, senza contare che il clostebol non altera le prestazioni sportive. Il regolamento però deve essere uguale in tutti i casi, non può essere interpretato in modo diverso in base a chi è chiamato a giudicare.

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