Ettore Messina, coach e president of basketball operations dell’EA7 Milano, ha rilasciato una lunghissima intervista a Umberto Zapelloni sulle pagine de Il Foglio dove ha trattato diversi argomenti, tra cui quello relativo a Kevin Pangos, e noi vi riportiamo qui uno stralcio. Vi invitiamo a leggere l’intervista integrare su Il Foglio.
PRESIDENTE-ALLENATORE
“Io sono sempre lo stesso Messina di Madrid o Mosca. Il mio lavoro non è cambiato anche se all’Olimpia ho pure l’incarico di presidente delle basketball operations. Le etichette non mi interessano, quello che conta è che sia io a scegliere i giocatori che poi devo allenare. Voi pensate che non fosse Peterson a scegliere i suoi giocatori? Che fosse un grande general manager come Cappellari? No, era Dan. E così funziona nelle altre squadre di Eurolega. Non va bene l’etichetta, presidente-allenatore? Non piace alla critica? La cosa importante è che le scelte tecniche, dopo attenta valutazione, competano a me. E non è vero che manca un confronto dialettico interno. Io non mi occupo certo di contratti, di stipendi, c’è Stavropoulos, il nostro general manager, che ha una grande esperienza internazionale…”.
MESSINA SU KEVIN PANGOS
“Alla base di quest’inizio di stagione al di sotto delle attese c’è un peccato originale. Non abbiamo il pilota adatto per la nostra auto. Pangos non è l’uomo che può far giocare questa squadra e io non ho ancora trovato i correttivi giusti provando a semplificare il gioco, facendolo passare di più da due lunghi come Melli e Voigtmann che sono dei buoni passatori. Con un gioco più semplice perderemmo meno palloni, cosa che ci è costata tante sconfitte. Ammetto di aver sbagliato io la scelta, forse dovevo capirlo quando in America è passato dall’essere il secondo play di Cleveland a finire fuori squadra. L’anno scorso con Napier abbiamo risolto la situazione a stagione in corso vincendo poi lo scudetto, ma quest’estate dopo averci detto che sarebbe rimasto ha alzato ancora le pretese. Eravamo già arrivati a offrirgli il triplo del suo ingaggio iniziale. Di più non potevamo fare e adesso lui continua mandare messaggi ai suoi amici dicendo che vorrebbe tornare. Il merito di Napier è stato quello di aver cambiato la personalità alla squadra”.
MIROTIC ALL’OLIMPIA
“L’arrivo di Mirotic ha cambiato un po’ gli equilibri e magari qualcuno inconsciamente ha cominciato a pensare tanto tocca a lui risolvere tutto. Lui stesso ha trovato una situazione più difficile di quella che credeva. È un grandissimo attaccante, ma in difesa va aiutato. E in qualche partita non è successo. Avete visto una squadra disunita in difesa al contrario di quello che è sempre successo con le mie squadre. Con il Maccabi abbiamo toccato il fondo, ma poi abbiamo rivisto qualche segnale. Non è che non difendiamo mai, in qualche occasione ci riusciamo, quindi è più un problema mentale che tecnico”.
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