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Phoenix Suns vs. Milwaukee Bucks: le pagelle della serie

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Phoenix Suns

Chris Paul, 8: in pochi, pochissimi, facevano il tifo contro Paul. Una serie giocata dando il tutto per tutto nonostante qualche piccolo infortunio: ha provato a trascinare la squadra al titolo sapendo bene che poteva trattarsi di un’unica e irripetibile occasione per la sua carriera. Lascia i playoff facendo registrare quasi 22 punti e 8 assist di media in 6 partite, con percentuali al tiro strepitose (sempre sopra il 50% dal campo fatta eccezione per gara 4).

Devin Booker, 8: è stato indiscutibilmente protagonista in queste Finals, ad eccezione di una pessima gara 3 e di una prova in gara 6 decisamente discutibile (19 punti tirando 0/7 dall’arco). Infrange record su record alla sua prima esperienze ai playoff realizzando almeno 40 punti in due partite consecutive. Chiude a quasi 30 di media, con percentuali al tiro rivedibili si, ma dimostrando che a questo livello non sfigura affatto.

DeAndre Ayton, 7: sicuramente nel complesso una prova positiva, però nelle due sconfitte rimediate in gara 4 e 6 è mancato: non è riuscito ad avere un impatto degno di nota nella metà campo offensiva e questo ha condizionato le chance di vittoria dei Suns. Per Ayton due ventelli nella serie e un’incredibile gara 1 chiusa con 22 punti e 19 rimbalzi. Alla fine per lui sono 14.7 punti e 12 rimbalzi di media. In difesa era l’unico in grado di contenere fisicamente Giannis: quando il greco però ha iniziato ad attaccarlo partendo dal perimetro, non è più riuscito a trovare una soluzione.

Mikail Bridges, 7: giocatore molto positivo. Questa è forse la miglior caratteristica di Bridges: è un giocatore in grado di dare sempre un contributo positivo alla squadra. Nelle prime due partite è riuscito ad avere anche un impatto offensivo, soprattutto in gara 2 con 27 punti. Nel prosieguo della serie il suo rendimento in attacco è calato, ma ha continuato a tenere alte le percentuali al tiro (appena una volta sotto il 50% nella 4 sconfitte). Difensivamente è sempre stato il giocatore dei Suns in grado di catturare l’attenzione dello spettatore.

Jae Crowder, 7: se si esclude la pessima prova all’esordio (1 punto, 0/8 al tiro) la serie di Crowder è stata decisamente positiva. Sempre in doppia cifra per punti, registra anche due doppie doppie da 11+10 rimbalzi in gara 3 e 15+13 in gara 6. Alla prima partita giocata in Wisconsin prova a dare il suo contributo per portarsi sul 3-0 con 18 punti (6/7 dall’arco). Difensivamente è sempre molto presente sugli aiuti.

Cameron Payne, 5.5: apre e chiude la serie con 10 punti e un impatto di assoluto livello. In mezzo ci sono prestazioni insufficienti, sottotono. Non riesce a dare il contributo che nelle serie precedenti aveva fatto la differenza, non solo in termini di punti: sono mancate proprio le energie e l’imprevedibilità.

Cameron Johnson, 6: non fallisce quasi mai l’approccio alla partita. Riesce ad andare tre volte sopra la doppia cifra per punti; dall’arco è una sentenza fatta eccezione per gara 3 (1/5 ma 14 punti a referto, il massimo nella serie) e gara 6. È mancato forse a livello di continuità, ma è appena al suo secondo anno nella Lega.

Torrey Craig, Frank Kaminsky s.v.

Coach Monty Williams, 5.5: sulla carta i Bucks erano più forti, ma il vantaggio maturato dai Suns dopo le prime due partite non può che andare a sfavore nella valutazione finale su Williams. Certo è che la squadra è riuscita tatticamente a mettere in difficoltà i Bucks e fino quando ha potuto è riuscita sempre a punire gli avversari.

 

Milwaukee Bucks

Giannis Antetokounmpo, 9: c’è poco da dire. Gli si può imputare il fatto che alle volte sia un giocatore limitabile e meccanico in attacco, ma non si può dire che in queste finali non abbia trovato il modo di rendersi immarcabile. La prestazione da 50 punti in gara 6 è solo la ciliegina sulla torta di una serie che lo ha visto chiudere altre due volte sopra quota 40 punti. Anche nelle due sconfitte contro Phoenix è stato l’unico in grado di trovare una certa continuità: ha trascinato la squadra con l’esempio (35 punti e 13 rimbalzi di media, solo gara 5 chiusa senza la doppia doppia) prima ancora che con le parole. Il 17 su 19 ai liberi nell’ultima partita è un calcio nei denti a tutti gli haters che lo hanno deriso in questi playoff.

Khris Middleton, 8.5: si è parlato molto di Middleton in questi playoff. Nella squadra di Giannis è riuscito a prendersi la scena dominando i momenti “clutch” delle Finals, dove ha realizzato 18 punti con il 75% al tiro (il secondo ha segnato appena 4 punti). Ha ritoccato il massimo di punti realizzati in questi playoff con i 40 di gara 4. Senza dubbio è stato il punto di riferimento dei Bucks nei momenti decisivi e ha ripagato la fiducia di squadra e compagni non solo come realizzatore, (5 assist e 6 rimbalzi di media).

Jrue Holiday, 8: ha faticato molto in questa serie a trovare una certa continuità realizzativa, decidendo così di rendersi indispensabile nella metà campo difensiva, dove si è reso protagonista di giocate decisive. Alla prima partita al Fiserv Forum ha registrato una prova da 21 punti con 5 canestri da tre punti (8/14 al tiro). In gara 4 e 6 ha abbassato drasticamente le percentuali al tiro (4/20 e 4/19), ma ha realizzato una prestazione da 27 punti e 13 assist nella vittoria di gara 5, decidendo la partita con la palla rubata a Booker. Sfiora la doppia doppia di media (16.7 punti e 9.3 assist) a cui aggiunge anche 6 rimbalzi di media.

Brook Lopez, 6: Con la scelta difensiva di cambiare su ogni blocco viene coinvolto sempre nei giochi avversari e coach Bud è costretto a ridurgli drasticamente il minutaggio. In attacco funziona a corrente alternata: chiude con 11.5 punti di media, tirando sempre sopra il 40%. Per assurdo incide di più a rimbalzo (5.3 di media) che dall’arco (5/21), ma la sua presenza in campo costringe comunque la difesa dei Suns ad aprirsi.

PJ Tucker, 6: solido e costante, come sempre. Realizza per tre volte 7 punti nella prima metà della serie, tirando poco e facendosi trovare pronto. Il rendimento offensivo cala, aumentano i falli e segna appena 3 punti complessivi nelle ultime tre partite. In difesa però è insormontabile: gode nel mettersi in gioco e nel sistema dei Bucks è perfetto.

Pat Connaughton, 6.5: sono 30 minuti di media per lui alle Finals. È evidente: potendo scegliere Budenholzer lo avrebbe impiegato di meno, ma mancano le alternative. Per lui due ottime partite da 14 punti in gara 2 e 5 e una doppia doppia sfiorata in gara 4 con 11 punti e 9 rimbalzi. In gara 6 tira 0/4 dall’arco, ma per tutta la serie ha tenuto una media superiore al 40%. Dove ha potuto ha provato sempre a metterci del suo.

Bobby Portis, 6: nella serie ci sono due ottime prove di Portis dopo che nelle prime due partite gioca appena 19 minuti totali. In gara 3 realizza 11 punti e cattura 8 rimbalzi. Lo tradiscono brutte percentuali al tiro, ma nella partita più importante, l’ultima, ha un impatto notevole, con 16 punti (10 all’intervallo) in uscita dalla panchina.

Jeff Teague, Bryn Forbes s.v.

Coach Mike Budenholzer, 7: tante le critiche addossate nei suoi confronti in questi anni. Budenholzer non è diventato magicamente un genio della tattica, ma è riuscito a prendersi qualche piccola rivincita. La difesa di Milwaukee, dopo aver perso le prime due partite, è tornata a essere una macchina perfetta quando anche Bud si è arreso a tenere fuori Lopez. Inoltre è stato in grado di mettere a proprio agio nelle soluzioni offensive giocatori atipici come Middleton e Holiday.

Giovanni Aiello

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