Steve Nash ha fatto la storia della NBA negli anni Duemila. Con i Phoenix Suns di Mike D’Antoni si è imposto come uno dei giocatori cestisticamente più intelligenti della lega. E tutti si aspettavano grandi cose da lui in panchina.
In realtà però le sue due stagioni da head coach dei Brooklyn Nets non sono state indimenticabili. E sembra proprio che il canadese non abbia intenzione di intraprendere questa carriera.
L’esperienza da allenatore è stata molto bella per me e la mia famiglia. In realtà però non volevo iniziare questa carriera, l’opportunità di Brooklyn arrivò un po’ per caso e volevo aiutare il loro progetto. In questo momento la priorità è la famiglia, voglio essere presente per i miei figli, credo che allenerò solamente loro in futuro. Mi sono guadagnato la possibilità di scegliere serenamente cosa fare.
Nash ha fatto capire anche quali sono gli aspetti che l’hanno fatto desistere dall’idea di allenare.
Non credo che fare il coach sia il mio futuro, devi avere a che fare con tante personalità diverse come giocatori, dirigenti e agenti. Devi gestire tante cose ma hai molto meno tempo di quanto credessi. Nel lavoro dell’allenatore la comunicazione è fondamentale, devi essere chiaro con gli atleti per trasmettere loro sicurezza. Ero a mio agio perché penso di avere doti di leadership ma è molto diverso rispetto a quando sei in campo, specialmente per quanto riguarda il tempo che hai a disposizione. Io non ero molto a contatto con la squadra, parlavo con i giocatori al completo cinque minuti prima della gara, all’intervallo e subito dopo il match. Così cercavo di avere molti colloqui individuali per costruire una cultura e un ambiente in cui ognuno potesse dare il meglio.
- Virtus Bologna, la rabbia degli ultras contro la società - 27 Marzo 2025
- Dame Sarr, career high in EuroLega nella vittoria del Barca sull’Olimpia Milano - 27 Marzo 2025
- La Germani Brescia blinda coach Peppe Poeta - 24 Marzo 2025