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Trinity Rodman su papà Dennis: “Non è un padre, se non per il sangue”

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“Non è un padre, o meglio magari lo è per questioni di sangue, ma nient’altro che questo”. Con queste parole Trinity Rodman, figlia di Dennis Rodman e calciatrice professionista delle Washington Spirit (nonché medaglia d’oro a Parigi 2024 con Team USA), ha parlato del suo non-rapporto con il padre durante l’ultima puntata del podcast “Call Her Daddy”, di cui è stata ospite.

Trinity ha raccontato il difficilissimo e ormai inesistente rapporto con l’ex leggenda dei Chicago Bulls, una delle personalità più controverse della storia dello sport. “Penso che sia un essere umano estremamente egoista. Ogni cosa che fa, la fa per sé stesso. Ha vissuto tanta m***a, ma allo stesso tempo adora i riflettori, adora le telecamere, adora portare i suoi figli sul palco solo per farli vedere” ha detto la ragazza.

“Provo così tanto rancore verso di lui, perché dovrei essere gentile con una persona che è tanto egoista? Noi lo abbiamo protetto, mentre lui non ci ha mai protetti, ha sempre reso le cose peggiori perché ha iniziato a portarci sotto i riflettori fin da piccoli. La rabbia che ho non sono mai riuscita a lasciarla andare” ha proseguito Trinity nel corso del podcast.

Durante la cerimonia d’ingresso nella Hall of Fame, Rodman disse che l’unico rimpianto della sua vita è non essere stato un buon padre. “Se gli credo? Sì, gli credo quando dice che vorrebbe combattere i suoi demoni. Alzo lo sguardo perché è così quando senti una cosa talmente tante volte e alla fine niente cambia. La parte più frustrante è pensare al suo successo e a quanto fosse ricco, ma era circondato da persone tossiche che gli rubavano i soldi e si approfittavano di lui. Abbiamo provato ad essere noi le brave persone intorno a lui [lei e il fratello DJ, ndr]”.

Trinity ha anche raccontato di un episodio relativamente recente: quando nel 2021 doveva giocare una partita di Playoff con le Spirit. Dopo non averlo visto né sentito per mesi, Dennis Rodman si presentò allo stadio per assistere al match. Per via delle forti emozioni, all’intervallo l’allenatore le chiese se volesse essere sostituita, ma Rodman continuò a giocare: “Alla fine della gara ero così arrabbiata, mi aveva tolto anche quel momento felice. Mi aveva mandato in confusione di nuovo. Ma ero anche felice, perché mio papà era venuto a vedermi. Dopo la partita siamo andati fuori con amici e parenti, abbiamo parlato un po’. Mi ha detto che era a Washington, che voleva vedermi più spesso. Dopo che ci siamo salutati non l’ho più visto né sentito per 3 anni”.

Francesco Manzi

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