Ettore Messina ha toccato temi molto interessanti in una intervista per A Better Basketball.
Il coach dell’Olimpia Milano, neo campione d’Italia per la terza volta consecutiva, ha parlato del basket moderno e di alcune modifiche regolamentari che introdurrebbe.
Messina, però, si è concentrato anche su temi come l’analisi dei dati, l’utilizzo dei social nello sport e il rapporto con i giocatori più giovani.
Riguardo la data analysis, Messina ha rivendicato la necessità di interpretare e la validità delle valutazioni umane.
Il giudizio dell’allenatore resta importantissimo, non ci si può basare asetticamente sui numeri. I dati non possono essere applicati allo stesso modo a tutti i giocatori e a tutte le situazioni. A San Antonio ogni giorno in ufficio trovavo un libricino con le statistiche dei prossimi avversari. A un certo punto ho detto che io non avevo bisogno delle medie realizzative, mi serviva ad esempio sapere contro chi venivano segnati i punti perché c’erano dei giocatori che facevano canestro molto più con le avversarie deboli che con le prime. Allora ho chiesto: datemi i numeri ottenuti contro le prime dieci squadre, fatemi capire quanto un giocatore segna nel primo o nell’ultimo quarto, chi gioca insieme a lui quando segna. Avere troppi dati può portarti a una situazione di paralisi.
Poi il tecnico siciliano ha parlato del suo utilizzo dei social, di come possono condizionare i giovani e della piaga degli haters.
Io utilizzo i social limitatamente: non sono più su Facebook da tempo, ho Instagram per uso prettamente personale, utilizzo Twitter per aspetti non troppo legati al basket. E i commenti cerco di non leggerli. Mi infastidisce chi, pensando di farmi piacere, mi fa i complimenti perché non reagisco a ciò che leggo. Le persone che ti apprezzano hanno meno tempo e voglia di scriverlo, se non in casi eccezionali. Mentre chi ti odia, insulta per trarre soddisfazione personale. Viviamo in un mondo in cui Liliana Segre viene insultata sui social, ciò rende l’idea di questo sottobosco in cui ognuno può scrivere anonimamente ciò che vuole, una porcata dal nostro sistema con cui bisogna convivere. Io cerco di restarne distante ma capisco che un ragazzo di 23-24 anni voglia sapere cosa la gente pensa di lui. Il consiglio è provare a isolarsi, sviluppare una forza interiore che ti dia la capacità di valutarti autonomamente in modo onesto e fidarti del giudizio di chi ti sta vicino. Purtroppo però molti media e organizzazioni si basano sui social, se pensate che già quando ero in Spagna il Barcellona e il Real avevano un team che analizzava il sentiment dei fan sul web. Ormai i social influenzano la politica, figuriamoci lo sport.
Infine Messina ha parlato di come sia cambiato il suo approccio con i giocatori, specialmente i più giovani.
Ora i giocatori hanno un tempo di attenzione ridotto rispetto al passato, bisogna dare loro feedback puntuali e precisi. Una volta si potevano fare sessioni video di un’ora e rivedersi tutta la partita, ora ci sono le clip. Popovich difendeva il principio del “less is more”, non metteva mai più di 15 clip in una sessione. Io non avrei mai pensato di inviare consigli via WhatsApp, si faceva riunione e basta. In ogni caso, a prescindere dalle modalità, l’importante è che la comunicazione sia onesta, critiche dure se necessario ma senza irrorare la pillola.