All’indomani dell’annuncio del ritiro dal basket giocato a causa delle condizioni fisiche, con i tanti infortuni e ricadute che lo hanno colpito negli ultimi 2 anni, Billy Baron ha parlato in esclusiva con il serbo Meridian Sport. Nell’intervista l’americano, che aveva giocato alla Stella Rossa prima di firmare con Milano, ha raccontato il suo calvario e la sua versione dei fatti. Baron racconta chiaramente degli errori fatti dai medici italiani e di come questo alla fine lo abbia spinto a rivolgersi a uno specialista di New York.
“L’infortunio non era così grave… Ho giocato, mi faceva un po’ male, ma riuscivo a tirare, forse ho giocato il miglior basket della mia carriera. Abbiamo vinto il titolo e il giorno dopo sono andato a farmi operare, sostanzialmente dovevano solo pulire il gomito e il recupero doveva durare 4-6 settimane. Volevo farlo per sentirmi meglio, perché avevo un contratto di due anni, ero un giocatore affermato. Sono andato dal medico che mi avevano consigliato, mi ha operato e non mi sono mai più sentito lo stesso. Sentivo fastidio alla mano, era doloroso, non riuscivo nemmeno a muoverla” ha raccontato Billy Baron.
Quindi un secondo controllo: “Sono tornato dallo stesso medico a settembre e la risonanza magnetica ha mostrato che alcuni problemi si era ripresentati. Era davvero confuso. Abbiamo programmato un’altra operazione, hanno fatto un’incisione ancora più grande e mi hanno rimosso 300 grammi dal braccio a ottobre. È stato doloroso, il piano era di tornare intorno a Natale, ma è successa di nuovo la stessa cosa. La mia mano non era migliorata. Ho giocato qualche partita, ma non riuscivo nemmeno a tirare. Mi dicevano che dovevo farlo, che faceva parte del processo… Dopo qualche tiro ero frustrato e dovevo riposare. Ho passato gennaio facendo trattamenti e non è migliorato affatto”.
E infine i pareri dei dottori prima in Germania e poi a New York: “Sono andato a Monaco con la mia famiglia e ho incontrato il medico del Bayern. Mi ha detto che era impossibile giocare con una mano in quelle condizioni. Ho dovuto subire un’altra operazione e cambiare il metodo di recupero, anche quello era sbagliato. Era febbraio, erano passati sette mesi e stavo peggiorando. Con tutto questo, ho pensato che fosse colpa del mio corpo, che fosse colpa mia. Non volevo andare a Monaco per l’operazione e recuperare lì, così ho deciso di tornare a casa. Ho trovato uno dei migliori dottori al mondo, che lavora con i New York Yankees. È stato in quel momento che ho preso tutto nelle mie mani, probabilmente avrei dovuto consultare uno specialista di baseball prima, a causa della natura dell’infortunio. Appena ha guardato la mia mano, ha iniziato a scuotere la testa e ha detto: ‘È un disastro. Che peccato’. Non poteva promettermi che la mia mano sarebbe stata meglio con la nuova operazione, ma ho deciso di operarmi a marzo e questa volta mi sono sentito molto meglio. Dopo due o tre settimane riuscivo a muovere il braccio, cosa che non riuscivo a fare normalmente dalla stagione precedente. Mi sentivo come un bambino, era così che mi sentivo. Fantastico. Stavo migliorando”.
Finalmente i miglioramenti e il ritorno in campo. Prima di un nuovo stop, stavolta non dovuto al gomito: “Pensavamo che la stagione fosse finita per me, ma il fisioterapista mi ha detto che sarei potuto tornare in campo a maggio. La riabilitazione che abbiamo fatto era diversa. Non piegavo il braccio, come prima, quando era estremamente doloroso. Il fisioterapista di New York mi ha spiegato che non si fa così. Abbiamo proceduto lentamente, con massaggi leggeri, movimenti delicati, e la mia mano stava migliorando. Sono tornato a Milano per provare a giocare nei playoff, ho fatto quattro allenamenti, mi sentivo bene, i tiri entravano e Ettore ha detto a tutti che avrei giocato. È stata una sensazione incredibile. Durante il riscaldamento della prima partita di playoff, ho sentito qualcosa al polpaccio. Si è scoperto che l’avevo strappato. Non potevo crederci. Ho deciso di giocare. Dovevo dimostrare che il mio gomito era migliorato. Ho segnato il primo tiro e poi è finita”.
Qualche settimana fa la firma in Cina, agli Shangai Sharks, e infine il ritiro senza giocare nemmeno una partita col nuovo club. “Dopodiché ho parlato con diversi club in Europa, ma non c’era nessuna offerta. Sono andato in Cina, ho preso qualche gomitata e ho capito che era stupido continuare così, che non avrebbe funzionato. Ho detto a mia moglie che non volevo più farmi questo, e così è finita” ha concluso Billy Baron.
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