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Harden per Simmons, alla fine hanno vinto tutti?

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A quasi 48 ore da una delle trade più chiacchierate degli ultimi anni è ora di dare un’interpretazione allo scambio che ha coinvolto James Harden e Ben Simmons. Brooklyn Nets e Philadelphia 76ers si sono ritrovate in una situazione tanto simile quanto diversa. Entrambe sono rimaste soggiogate a due giocatori.

È importante però chiarire subito una cosa. Il valore di un giocatore non è dettato solamente dalle qualità dello stesso, dalle cifre realizzate in regular season o dalle prestazioni individuali. Il valore di un giocatore molto spesso è determinato dal tipo di mercato di cui gode. Per questo motivo di frequente sono da definirsi superficiali considerazioni come “perché lo hanno scambiato per così poco?”, oppure “non potevano ottenere di più da questo giocatore?”.

 

I problemi di Philadelphia

Nella regular season 2021-22 Ben Simmons non ha giocato neanche un minuto. Ufficialmente si è parlato di problemi legati alla salute mentale, argomento sul quale non è dato scherzare ovviamente. La narrazione di questa stagione però racconta di come lo stesso Simmons abbia rifiutato qualsiasi tipo di sostegno proposto da Philadelphia. Questo non ha fatto che gettare ombre sulla credibilità della situazione.

A fatica la franchigia è riuscita tenere segreta la rottura tra Simmons e lo spogliatoio dei 76ers. La squadra ha dovuto fare a meno di lui per questo inizio di stagione e il giocatore si è impuntato contro la franchigia, pretendendo di essere ceduto. Philadelphia, conscia della situazione, ha deciso di non forzare la mano durante la offseason e sondare il mercato nel corso dei mesi. Con questa mossa i 76ers hanno deciso di giocarsi le proprie carte. Servirà una cavalcata ai playoff degna di nota per convincere Harden a firmare un rinnovo del suo contratto e non rimanere con un pugno di mosche la prossima estate (ha una Player Option sull’anno prossimo).

Phialdelphia adesso si candida ad essere una delle migliori franchigie della Eastern Conference. Quest’anno il livello medio-alto delle squadre si è definitivamente alzato, ma dopo questa mossa non sono tanti i team che possono vantare un quintetto come quello 76ers. Gli starters sono ben assortiti e difensivamente, con Green, Thybulle e Harris, sono in grado di assorbire la presenza di Harden (difensore comunque molto sottovalutato, almeno quando ha voglia). Certo è che l’addio di Drummond e Curry riduce a 8 giocatori la rotazione playoff della squadra di Doc Rivers e al primo mal di pancia il futuro della squadra potrebbe essere messo a dura prova. Per questo potrebbe venire in soccorso il mercato dei buyout che si aprirà da qui alla fine della stagione regolare.

Molto passerà anche dal fit caratteriale tra Embiid e Harden. Il recente passato del Barba ha rivelato come l’ex Rockets e Nets non disponga di una personalità incline a legarsi ai compagni di squadra.

 

I problemi di Brooklyn

Brooklyn, a differenza di Philadelphia, ha visto una delle sue stelle chiedere la trade da un momento all’altro (anche se non esplicitamente). Sean Marks, con pochissimo tempo a disposizione, ha sondato il terreno per capire cosa offrisse il mercato. Il general manager dei Nets partiva da una posizione di vantaggio rispetto a Morey, presidente dei Sixers e fan numero 1 di Harden: questo è il motivo per cui Philadelphia si è vista costretta a cedere anche due prime scelte e Seth Curry per arrivare all’ex Rockets. In casa Nets infatti erano pronti ad accettare il mal di pancia di James Harden perché convinti che il finale di stagione avrebbe risollevato il morale di tutti. Philadelphia, dal canto suo, viveva questa situazione di stress da troppo tempo e aveva la necessità di cambiare qualcosa per aumentare le chance di costruire un percorso vincente ai playoff.

Tutto questo nonostante il fatto che sia Durant sia Irving abbiano fatto intendere come siano ben contenti di come si siano evolute le cose.

Per come si è evoluta tutta la vicenda, l’impressione è che i Nets abbiano vinto la trade. Seth Curry è un giocatore che farebbe comodo a qualsiasi franchigia NBA, mentre le due prime scelte sono ottimi asset per la prossima finestra di mercato.

Anche per i Nets l’inserimento di Simmons porta a credere che il fit sia decisamente vincente, sulla carta. L’ex 76ers può consentire a Steve Nash di giocare con un quintetto small e occupare il pitturato senza togliere spazio a nessuno, lasciando il perimetro invece a KD, Irving e due tiratori eccellenti come Curry e Harris (infortunato, ma a cui va aggiunto anche Patty Mills). La dimensione difensiva di Simmons, inoltre, potrebbe garantire un quintetto più leggero in quanto a centimetri, ma allo stesso tempo sostenibile in termini di solidità.

Certo è che la stabilità dei Nets, dal punto di vista mentale e di chimica di squadra, è in bilico. Per la situazione Simmons e per l’incertezza legata a Kyrie Irving, un altro che non lascia dormire notti serene a Nash.

Giovanni Aiello

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